La nascita, la storia e le mitologie artefatte di una setta anticattolica (vera e propria religione gnostica), i suoi rapporti con la Chiesa. Confermata la condanna dell’ideologia naturalistica e del relativismo religioso propugnati dalla Massoneria, incompatibili con la fede cattolica, nonché il divieto della «doppia appartenenza».
di Rino Cammilleri
Lo scandalo della P2 sollevò, a suo tempo, il coperchio di un pentolone che l’italiano medio conosceva fino a quel momento solo per sentito dire. E per molti fu una sorpresa lo scoprire che si poteva essere tranquillamente iscritti alla Massoneria ed essere, nel contempo, di destra, di sinistra o di centro. Insomma, signori che il giorno prima si erano insultati nei talk-show e nelle tribune politiche televisive, la sera frequentavano fraternamente lo stesso club, agghindati con squadre, compassi e grembiulini di cuoio. Da quel momento di Massoneria si è parlato sempre più spesso (e non di rado a sproposito), fino al punto che la si trova ormai quasi tutti i giorni, per un verso o per un altro, sui giornali. L’italiano medio suddetto da tutto questo cumulo di informazioni accavallantisi, tra scissioni, scomuniche reciproche, interviste a Licio Gelli e a Gran Maestri vari, trasse — vedendo anche l‘altisonanza di alcuni nomi implicati — una conclusione: la Massoneria è un potente mezzo per far carriera. Infatti all’indomani dell’affaire P2 si registrò un vero e proprio boom di richieste di iscrizioni. Adesso la cosa si è un po’ affievolita, specialmente dopo le recenti inchieste che hanno mostrato massoni che erano anche fior di mafiosi. Né c’è da stupirsi, visto che non si può chiedere a ogni associazione di sostituirsi alla polizia per indagare preventivamente suite attività private (e quelle illecite lo sono per definizione) degli iscritti.
Ma la Costituzione non vieta le società segrete?, si chiederà qualcuno. Sì, ma non obbliga nemmeno alcuna associazione a rendere costantemente pubblici gli elenchi dei propri iscritti o a pubblicizzare sempre e comunque le proprie attività.
Un’associazione culturale, per esempio, ha tutto l’interesse a mettersi in vetrina per attirare pubblico. Non così però, che so, un Club dei Fumatori della Pipa che abbia come unico scopo quello di offrire ai suoi soci un posto tranquillo dove far nuvole in santa pace senza essere assillati dai salutisti. La Massoneria infatti tiene molto alla distinzione tra «società segreta» e «associazione riservata».
Nasce a Londra nel 1717
Ma c’è un’altra cosa che colpisce l’italiano medio, una cosa di cui sente sempre parlare ma che forse non gli è molto chiara: il rapporto tra Massoneria e Chiesa cattolica. I quotidiani titolano generalmente, come si dice nel gergo degli addetti ai lavori, «a effetto», e vi si leggono termini come «dialogo», «caute aperture», «doppia appartenenza». Che vuol dire tutto ciò? Esiste una situazione di conflitto che richiede «caute aperture» o «disponibilità al dialogo»? Perché, se così stanno le cose, la Chiesa ce l’ha con la Massoneria? O è la Massoneria che ce l’ha con la Chiesa? Si può essere cattolici e massoni così come si può essere cattolici e tifosi del Milan?
Per rispondere a tutte queste domande bisogna andare un po’ con ordine. E partire dal 24 giugno 1717, data di nascita della Massoneria moderna. Quel giorno le quattro principali Logge londinesi si riunirono per dar vita alla Gran Loggia d’Inghilterra, «madre» di tutte le cosiddette obbedienze massoniche. Il giorno scelto non era casuale. Corrisponde al solstizio d’estate ed è la festa di san Giovanni Battista. Neanche l’anno era casuale, visto che il «17» è un numero di grande importanza per la tradizione esoterica. Ci ritorneremo. Secondo Giordano Gamberini, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1961 al 1970, la Massoneria nacque «per rispondere a quelle esigenze di universalità che il mondo occidentale si era visto mortificare con lo spegnimento dell’idea imperiale e con la frantumazione della religione cristiana. Ossia per offrire un’etica universale in luogo di quella perdutasi poiché era stata fondata su una fede universale di cui era venuta a mancare l’unità».
In effetti l’antica Cristianità medioevale era ormai un ricordo. Era una civiltà strutturata sul diritto romano-giustinianeo e costruita attorno al diritto canonico, quale si era venuto evidenziando nei concili, su uno sfondo di diritto naturale. Una realtà «verticale» in cui Papa e Imperatore erano solo vicari dell’unico vero capo, re e sacerdote: Cristo. L’apice di questa «unità nella diversità» venne raggiunto nei secoli XII e XIII, dopodiché i Comuni (che erano vere e proprie città-Stato) e le monarchir nazionali cominciarono a rivendicare quella sovranità particolare di cui prima non godevano, essendo solo espressioni diverse e locali di una unità più vasta e onnicomprensiva. Il colpo finale all’edificio cristiano venne inferto dal luteranesimo, e ancor più dal calvinismo (fenomeno più «europeo»). La guerra dei Trent’Anni sancì il definitivo tramonto di quel sogno unitario che, in fondo, aveva retto per secoli e continuato, sacralizzandola, l’idea universale romana. Non potendosi più fondare l’unità sul fatto religioso, Ugo Grozio indicò il «diritto naturale» come collante universale. Solo che tale diritto non era più quello inteso dalla Scolastica, cioè un ordine cosmico voluto da Dio: non era più il diritto delle persone (termine che in senso cristiano implica non solo l’essere ma anche il dover essere), bensì quello degli individui. Nasceva il giusnaturalismo in cui la ragione (facoltà naturale dell’uomo) non era più la ratio di Dio, ma quell’entità astratta e assoluta che gli illuministi non tardarono poi a divinizzare creandovi attorno tutta una mitologia: da quella del «progresso» — inteso come antitesi alla tradizione; è buono tutto ciò che è nuovo — a quella del «buon selvaggio», l’uomo «vero» che non a caso sempre gli illuministi («coloro che illuminano») cercarono — vanamente — fuori dell’Europa e che le ideologie successive tentarono di costruire a tavolino. La Massoneria — uno dei motori, se non il principale, della Rivoluzione francese — fu, in questa ricerca di un ordine nuovo fondato sulla Ragione, in pole position.
Nel 1723 il pastore presbiteriano James Anderson stilò le Costituzioni massoniche (tutt’ora in vigore). Nel 1738, appena quindici anni dopo, partiva, la prima condanna pontificia: la lettera apostolica In eminenti di Clemente XII. Fu solo l’inizio, perché a tutt’oggi la Massoneria è la realtà che ha collezionato più censure da parte della Chiesa: ben 586. Da parte cattolica, della Massoneria si condanna il naturalismo (come abbiamo visto, cosa ben diversa dal concetto cristiano di «natura») e il relativismo religioso che sfuma ogni credenza in un vago deismo. Cioè al massone basta credere in un Grande Architetto dell’Universo del tutto indifferente alle sorti dell’uomo, lasciato affidato alle cure di alcuni «iniziati». Insomma, tutto questo fa della Massoneria un’altra religione — fondamentalmente gnostica — e aderirvi sarebbe per il cattolico come aderire all’Islam pretendendo di poter restare cattolico. Questo è il motivo per cui la Chiesa non può ammettere la «doppia appartenenza».
Il simbolismo massonico
Altra, e non secondaria, causa di avversione è il simbolismo massonico (i rituali, le iniziazioni, le squadre, i compassi e i grembiulini, tanto per intenderci; ma anche le spade, i cappucci neri, le piramidi, i pavimenti a scacchi e i soffitti stellati), che rimanda alle origini magico-esoteriche della «fratellanza». Nonché la segretezza (diventata in tempi più recenti «riservatezza»), necessaria ed essenziale a un gruppo per definizione elitario che si prefigge una filantropica instaurazione di un ordine nuovo. Tale simbolismo si vuole da alcuni di derivazione templare; in realtà si trattò soltanto di un tentativo iniziale di radicare la nuova realtà della Massoneria nella storia. I Templari sono stati abbondantemente studiati e gli storici non hanno dubbi: niente a che vedere con la Massoneria. I cavalieri dal bianco mantello erano un Ordine religioso e basta, che riceveva continue donazioni per le necessità della difesa dei Luoghi Santi. L’Ordine divenne effettivamente molto ricco e finì col far gola al sempre indebitato Filippo il Bello che, con un colpo di mano e un processo-farsa (era il tempo in cui il Papato era praticamente in balia, ad Avignone, del re francese), lo distrusse e ne incamerò i beni. Nessuno difese i Templari: si erano sempre rifiutati di prestare il braccio per le guerre particolari europee.
Il fatto è che fin dal XVII secolo molti nobili inglesi, attratti dall’occultismo (in gran voga nel ‘600), si erano iscritti alle corporazioni dei tagliatori di pietre (muratori e costruttori, masons in inglese e maçons in francese) credendo di trovarvi il segreto della Pietra filosofale, dell’elisir di lunga vita e della possibilità di fabbricare oro. Quei lavoratori i segreti il avevano davvero, ma erano quelli legati all’arte del taglio della pregiata pietra «franca» (da cui franc-maçons, free-masons e frammassoni). Costretti a spostarsi spesso per esigenze di lavoro, non potendo farsi riconoscere altrimenti dalle locali corporazioni, si qualificavano come esperti nel taglio di quella particolare pietra tramite segni segreti, gelosamente trasmessi di padre in figlio. I rituali e il simbolismo erano dovuti al fatto che nel Medioevo l’apprendista doveva ricevere dal suo maestro una preparazione completa, implicante non solo l’apprendimento del mestiere, ma anche la crescita umana e cristiana attraverso il lavoro. La pietra informe cui erano chiamati a dar forma era simbolo dell’attività continua del Creatore sul creato e sull’uomo, attività che l’apprendista doveva continuare e portare a compiutezza perfezionando nel contempo sé stesso. La nomenclatura e la simbologia furono trasferite pari pari nella nuova Massoneria che, significativamente, si chiamò «speculativa» (per distinguerla dalla vecchia, che era «operativa»). I muratori accoglievano volentieri i nobili nella Corporazione come protettori, e conferivano loro simbolicamente i gradi. Che erano tre: apprendista, compagno e maestro. Nella «speculativa» divennero trentatré e, in seguito a scissioni, il cosiddetto Rito Scozzese Antico e Accettato finì per contarne addirittura novantanove.
Rosacroce & Templari
Ma torniamo alla Massoneria degli inizi. Si può affermare senz’altro che gran parte dei non addetti ai lavori che chiedevano l’iscrizione alla Corporazione dei Muratori vi cercavano i famigerati Rosacroce (lo stesso Cartesio passò la vita a cercarli; in realtà l’autore dei manifesti rosacrociani che tanto scalpore fecero nel ‘600 pare fosse il pastore-occultista-utopista J.V. Andreae). Comunque, le false accuse mosse a suo tempo contro i Templari valsero a creare I’equivoco dei «segreti» lasciati dai Cavalieri in deposito alla Corporazione dei costruttori di cattedrali. È dal terzo dei manifesti dei leggendari Rosacroce che i massoni cavarono il mito di Hiram, il supposto costruttore del Tempio di Salomone, ucciso per invidia dai discepoli e sepolto sotto un’acacia. Sempre alla ricerca dei Rosacroce. i massoni «speculativi» si spostarono in Francia e in Germania, operando un mix tra le due correnti «calda» e «fredda» (razionale e occultistica) che seguirono in vario modo le vicende anche politiche dei secoli successivi. La Massoneria, si è detto, fornì la struttura portante della Rivoluzione francese (furono le armate napoleoniche a esportare la Massoneria nei vari Paesi), di quella americana e dei nazionalismi ottocenteschi. In Inghilterra e in America si fuse perfettamente con l’establishment, ma in Francia e in Italia assunse colorazioni decisamente (e, specialmente in Francia, sanguinosamente) anticlericali per via dell’opposizione netta che trovò da parte della Chiesa. La fase occultistica andò esaurendosi con l’ingresso nel secolo attuale, ma fino a tutto quello precedente era presente in contemporanea con l’altra, quella razionale (il naturalismo massonico, negando la sovranatura, diventa razionalismo in filosofia e liberalismo in politica), tant’è vero che attorno a massoni di prim’ordine come Voltaire, Franklin, Robespierre, Napoleone troviamo una folla di astrologi, maghi ed esoteristi. Cagliostro e il sedicente come di Saint-Germain erano illuministi a tutti gli effetti. Il filosofo positivista John Toland, fondatore del deismo e cofondatore della Massoneria nel 1717, nello stesso anno creava anche l’Antico Ordine dei Druidi. E Conan Doyle, creatore del razionalissimo Sherlock Holmes, era il maggior spiritista del suo tempo.
L’apice della lotta tra la Massoneria e la Chiesa si ha con l’enciclica Humanum genus di Leone XIII. Del resto non c’è da stupirsi: come nella Rivoluzione francese, anche tutti i protagonisti del Risorgimento italiano erano massoni, e la stessa breccia di Porta Pia venne effettuata proprio all’alba di un 20 settembre, tradizionale giorno d’inizio dei «lavori» massonici. E la Carboneria ottocentesca, braccio armato della Massoneria, moltiplicava gli attentati contro il trono e l’altare, non disdegnando il ricorso all’assassinio politico come a suo tempo in Germania avevano fatto i cosiddetti Illuminati di Baviera. L’enciclica condannava la Massoneria per il suo relativismo religioso e perché volta a «distruggere dalle fondamenta tutto l’ordine religioso e sociale nato dalle istituzioni cristiane e creare un nuovo ordine a suo arbitrio». La condanna viene ribadita dal Codice di Diritto Canonico promulgato da Benedetto XV nel 1917. Esso sancisce la scomunica per tutti «coloro i quali danno il proprio nome alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che complottano contro la Chiesa e contro i legittimi poteri civili» (can. 2335). Nelle Costituzioni sinodali del I Sinodo Romano indetto nel 1960 da Giovanni XXIII, all’articolo 247 il termine «setta» è confermato.
Dal Concilio Vaticano II in poi la questione non viene più ripresa. Il nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 esclude dalla comunione solo «chi dà il nome ad un’associazione che complotta contro la Chiesa». La cosa è interpretata da alcuni come un’abolizione tacita della scomunica per i massoni, ma immediatamente (26 novembre dello stesso anno) la Congregazione per la Dottrina della Fede (l’ex Sant’Uffizio) emana una Dichiarazione in cui si conferma che «rimane immutato il giudizio della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro princìpi sono sempre stati considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione ad esse rimane proibita». Il 23 febbraio 1985 l’Osservatore romano torna sull’argomento, confutando l’obiezione che la Massoneria non allontana nessuno dalla sua religione, ma anzi costituisce un momento di coesione per tutti coloro che credono in un Creatore dell’universo. Si tratta, secondo il quotidiano ufficioso della Santa Sede, di una «concezione simbolica relativistica» inaccettabile per i cattolici. Questi non possono vivere la loro relazione con Dio «in una duplice modalità, scindendola cioè in una forma umanitaria, sovraconfessionale, ed in una forma interna, cristiana». Infatti quel che fa problema è il metodo massonico, che finisce per indurre in chi lo pratica l’idea che non esistano verità assolute e non negoziabili.
La politica della mano tesa
Da parte massonica si cerca di attuare (anche se non tutti i «fratelli» sono su questo punto d’accordo) una politica della mano tesa nei confronti della gerarchia vaticana. Politica tutto sommato nuova, che ha preso vigore e insistenza soprattutto dopo il Concilio.
La Massoneria italiana aveva appoggiato inizialmente il fascismo, ma si spaccò proprio quando Mussolini decise di concludere i Patti Lateranensi con la Chiesa. Le due obbedienze italiane, quella giustinianea e quella scozzese, finirono poi fuorilegge e furono costrette a entrare «in sonno». La Costituzione repubblicana, frutto di un compromesso tra le due realtà uscite egemoni dalla caduta del fascismo e antimassoniche almeno per tradizione (i democristiani e i comunisti), vietò le associazioni segrete pur non nominando la Massoneria. Da quel momento, con alterne vicende, questa ha cercato di accreditarsi come associazione filantropica, priva di finalità politiche e soprattutto religiose. La Chiesa accettò il dialogo, ma lo tenne distinto dall’ipotesi di doppia appartenenza, tentazione — per i cattolici — tanto più forte quanto più la Massoneria insisteva — e insiste — sul suo non essere una religione.
La condanna rimane
Ed è proprio qui il punto: l’indifferentismo in materia di religione finisce col concludere che tutte le religioni sono uguali proprio perché inutili. Sotto il pontificato di Paolo VI furono avviate trattative per creare, in Inghilterra, spazio per un dialogo con il mondo massonico, colà ben radicato sia nella Corona sia nel clero anglicano. Ma con gli inglesi non ci fu nulla da fare. Nel 1974 la Chiesa creò una commissione ad hoc in Germania, con esperti delle due parti. Presieduta da Joseph Stimpfle, arcivescovo di Augusta, la commissione lavorò sei anni, ma furono gli stessi massoni ad ammettere che tra Massoneria e cattolicesimo non poteva esserci compatibilità. Per cui la situazione, in Italia come altrove, è (e tutto fa presumere che resterà) quella del 1983: chi si iscrive a una Loggia massonica è da ritenersi in stato di peccato grave e non può accedere ai sacramenti.
Ma la Costituzione non vieta le società segrete?, si chiederà qualcuno. Sì, ma non obbliga nemmeno alcuna associazione a rendere costantemente pubblici gli elenchi dei propri iscritti o a pubblicizzare sempre e comunque le proprie attività.
Un’associazione culturale, per esempio, ha tutto l’interesse a mettersi in vetrina per attirare pubblico. Non così però, che so, un Club dei Fumatori della Pipa che abbia come unico scopo quello di offrire ai suoi soci un posto tranquillo dove far nuvole in santa pace senza essere assillati dai salutisti. La Massoneria infatti tiene molto alla distinzione tra «società segreta» e «associazione riservata».
Nasce a Londra nel 1717
Ma c’è un’altra cosa che colpisce l’italiano medio, una cosa di cui sente sempre parlare ma che forse non gli è molto chiara: il rapporto tra Massoneria e Chiesa cattolica. I quotidiani titolano generalmente, come si dice nel gergo degli addetti ai lavori, «a effetto», e vi si leggono termini come «dialogo», «caute aperture», «doppia appartenenza». Che vuol dire tutto ciò? Esiste una situazione di conflitto che richiede «caute aperture» o «disponibilità al dialogo»? Perché, se così stanno le cose, la Chiesa ce l’ha con la Massoneria? O è la Massoneria che ce l’ha con la Chiesa? Si può essere cattolici e massoni così come si può essere cattolici e tifosi del Milan?
Per rispondere a tutte queste domande bisogna andare un po’ con ordine. E partire dal 24 giugno 1717, data di nascita della Massoneria moderna. Quel giorno le quattro principali Logge londinesi si riunirono per dar vita alla Gran Loggia d’Inghilterra, «madre» di tutte le cosiddette obbedienze massoniche. Il giorno scelto non era casuale. Corrisponde al solstizio d’estate ed è la festa di san Giovanni Battista. Neanche l’anno era casuale, visto che il «17» è un numero di grande importanza per la tradizione esoterica. Ci ritorneremo. Secondo Giordano Gamberini, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia dal 1961 al 1970, la Massoneria nacque «per rispondere a quelle esigenze di universalità che il mondo occidentale si era visto mortificare con lo spegnimento dell’idea imperiale e con la frantumazione della religione cristiana. Ossia per offrire un’etica universale in luogo di quella perdutasi poiché era stata fondata su una fede universale di cui era venuta a mancare l’unità».
In effetti l’antica Cristianità medioevale era ormai un ricordo. Era una civiltà strutturata sul diritto romano-giustinianeo e costruita attorno al diritto canonico, quale si era venuto evidenziando nei concili, su uno sfondo di diritto naturale. Una realtà «verticale» in cui Papa e Imperatore erano solo vicari dell’unico vero capo, re e sacerdote: Cristo. L’apice di questa «unità nella diversità» venne raggiunto nei secoli XII e XIII, dopodiché i Comuni (che erano vere e proprie città-Stato) e le monarchir nazionali cominciarono a rivendicare quella sovranità particolare di cui prima non godevano, essendo solo espressioni diverse e locali di una unità più vasta e onnicomprensiva. Il colpo finale all’edificio cristiano venne inferto dal luteranesimo, e ancor più dal calvinismo (fenomeno più «europeo»). La guerra dei Trent’Anni sancì il definitivo tramonto di quel sogno unitario che, in fondo, aveva retto per secoli e continuato, sacralizzandola, l’idea universale romana. Non potendosi più fondare l’unità sul fatto religioso, Ugo Grozio indicò il «diritto naturale» come collante universale. Solo che tale diritto non era più quello inteso dalla Scolastica, cioè un ordine cosmico voluto da Dio: non era più il diritto delle persone (termine che in senso cristiano implica non solo l’essere ma anche il dover essere), bensì quello degli individui. Nasceva il giusnaturalismo in cui la ragione (facoltà naturale dell’uomo) non era più la ratio di Dio, ma quell’entità astratta e assoluta che gli illuministi non tardarono poi a divinizzare creandovi attorno tutta una mitologia: da quella del «progresso» — inteso come antitesi alla tradizione; è buono tutto ciò che è nuovo — a quella del «buon selvaggio», l’uomo «vero» che non a caso sempre gli illuministi («coloro che illuminano») cercarono — vanamente — fuori dell’Europa e che le ideologie successive tentarono di costruire a tavolino. La Massoneria — uno dei motori, se non il principale, della Rivoluzione francese — fu, in questa ricerca di un ordine nuovo fondato sulla Ragione, in pole position.
Nel 1723 il pastore presbiteriano James Anderson stilò le Costituzioni massoniche (tutt’ora in vigore). Nel 1738, appena quindici anni dopo, partiva, la prima condanna pontificia: la lettera apostolica In eminenti di Clemente XII. Fu solo l’inizio, perché a tutt’oggi la Massoneria è la realtà che ha collezionato più censure da parte della Chiesa: ben 586. Da parte cattolica, della Massoneria si condanna il naturalismo (come abbiamo visto, cosa ben diversa dal concetto cristiano di «natura») e il relativismo religioso che sfuma ogni credenza in un vago deismo. Cioè al massone basta credere in un Grande Architetto dell’Universo del tutto indifferente alle sorti dell’uomo, lasciato affidato alle cure di alcuni «iniziati». Insomma, tutto questo fa della Massoneria un’altra religione — fondamentalmente gnostica — e aderirvi sarebbe per il cattolico come aderire all’Islam pretendendo di poter restare cattolico. Questo è il motivo per cui la Chiesa non può ammettere la «doppia appartenenza».
Il simbolismo massonico
Altra, e non secondaria, causa di avversione è il simbolismo massonico (i rituali, le iniziazioni, le squadre, i compassi e i grembiulini, tanto per intenderci; ma anche le spade, i cappucci neri, le piramidi, i pavimenti a scacchi e i soffitti stellati), che rimanda alle origini magico-esoteriche della «fratellanza». Nonché la segretezza (diventata in tempi più recenti «riservatezza»), necessaria ed essenziale a un gruppo per definizione elitario che si prefigge una filantropica instaurazione di un ordine nuovo. Tale simbolismo si vuole da alcuni di derivazione templare; in realtà si trattò soltanto di un tentativo iniziale di radicare la nuova realtà della Massoneria nella storia. I Templari sono stati abbondantemente studiati e gli storici non hanno dubbi: niente a che vedere con la Massoneria. I cavalieri dal bianco mantello erano un Ordine religioso e basta, che riceveva continue donazioni per le necessità della difesa dei Luoghi Santi. L’Ordine divenne effettivamente molto ricco e finì col far gola al sempre indebitato Filippo il Bello che, con un colpo di mano e un processo-farsa (era il tempo in cui il Papato era praticamente in balia, ad Avignone, del re francese), lo distrusse e ne incamerò i beni. Nessuno difese i Templari: si erano sempre rifiutati di prestare il braccio per le guerre particolari europee.
Il fatto è che fin dal XVII secolo molti nobili inglesi, attratti dall’occultismo (in gran voga nel ‘600), si erano iscritti alle corporazioni dei tagliatori di pietre (muratori e costruttori, masons in inglese e maçons in francese) credendo di trovarvi il segreto della Pietra filosofale, dell’elisir di lunga vita e della possibilità di fabbricare oro. Quei lavoratori i segreti il avevano davvero, ma erano quelli legati all’arte del taglio della pregiata pietra «franca» (da cui franc-maçons, free-masons e frammassoni). Costretti a spostarsi spesso per esigenze di lavoro, non potendo farsi riconoscere altrimenti dalle locali corporazioni, si qualificavano come esperti nel taglio di quella particolare pietra tramite segni segreti, gelosamente trasmessi di padre in figlio. I rituali e il simbolismo erano dovuti al fatto che nel Medioevo l’apprendista doveva ricevere dal suo maestro una preparazione completa, implicante non solo l’apprendimento del mestiere, ma anche la crescita umana e cristiana attraverso il lavoro. La pietra informe cui erano chiamati a dar forma era simbolo dell’attività continua del Creatore sul creato e sull’uomo, attività che l’apprendista doveva continuare e portare a compiutezza perfezionando nel contempo sé stesso. La nomenclatura e la simbologia furono trasferite pari pari nella nuova Massoneria che, significativamente, si chiamò «speculativa» (per distinguerla dalla vecchia, che era «operativa»). I muratori accoglievano volentieri i nobili nella Corporazione come protettori, e conferivano loro simbolicamente i gradi. Che erano tre: apprendista, compagno e maestro. Nella «speculativa» divennero trentatré e, in seguito a scissioni, il cosiddetto Rito Scozzese Antico e Accettato finì per contarne addirittura novantanove.
Rosacroce & Templari
Ma torniamo alla Massoneria degli inizi. Si può affermare senz’altro che gran parte dei non addetti ai lavori che chiedevano l’iscrizione alla Corporazione dei Muratori vi cercavano i famigerati Rosacroce (lo stesso Cartesio passò la vita a cercarli; in realtà l’autore dei manifesti rosacrociani che tanto scalpore fecero nel ‘600 pare fosse il pastore-occultista-utopista J.V. Andreae). Comunque, le false accuse mosse a suo tempo contro i Templari valsero a creare I’equivoco dei «segreti» lasciati dai Cavalieri in deposito alla Corporazione dei costruttori di cattedrali. È dal terzo dei manifesti dei leggendari Rosacroce che i massoni cavarono il mito di Hiram, il supposto costruttore del Tempio di Salomone, ucciso per invidia dai discepoli e sepolto sotto un’acacia. Sempre alla ricerca dei Rosacroce. i massoni «speculativi» si spostarono in Francia e in Germania, operando un mix tra le due correnti «calda» e «fredda» (razionale e occultistica) che seguirono in vario modo le vicende anche politiche dei secoli successivi. La Massoneria, si è detto, fornì la struttura portante della Rivoluzione francese (furono le armate napoleoniche a esportare la Massoneria nei vari Paesi), di quella americana e dei nazionalismi ottocenteschi. In Inghilterra e in America si fuse perfettamente con l’establishment, ma in Francia e in Italia assunse colorazioni decisamente (e, specialmente in Francia, sanguinosamente) anticlericali per via dell’opposizione netta che trovò da parte della Chiesa. La fase occultistica andò esaurendosi con l’ingresso nel secolo attuale, ma fino a tutto quello precedente era presente in contemporanea con l’altra, quella razionale (il naturalismo massonico, negando la sovranatura, diventa razionalismo in filosofia e liberalismo in politica), tant’è vero che attorno a massoni di prim’ordine come Voltaire, Franklin, Robespierre, Napoleone troviamo una folla di astrologi, maghi ed esoteristi. Cagliostro e il sedicente come di Saint-Germain erano illuministi a tutti gli effetti. Il filosofo positivista John Toland, fondatore del deismo e cofondatore della Massoneria nel 1717, nello stesso anno creava anche l’Antico Ordine dei Druidi. E Conan Doyle, creatore del razionalissimo Sherlock Holmes, era il maggior spiritista del suo tempo.
L’apice della lotta tra la Massoneria e la Chiesa si ha con l’enciclica Humanum genus di Leone XIII. Del resto non c’è da stupirsi: come nella Rivoluzione francese, anche tutti i protagonisti del Risorgimento italiano erano massoni, e la stessa breccia di Porta Pia venne effettuata proprio all’alba di un 20 settembre, tradizionale giorno d’inizio dei «lavori» massonici. E la Carboneria ottocentesca, braccio armato della Massoneria, moltiplicava gli attentati contro il trono e l’altare, non disdegnando il ricorso all’assassinio politico come a suo tempo in Germania avevano fatto i cosiddetti Illuminati di Baviera. L’enciclica condannava la Massoneria per il suo relativismo religioso e perché volta a «distruggere dalle fondamenta tutto l’ordine religioso e sociale nato dalle istituzioni cristiane e creare un nuovo ordine a suo arbitrio». La condanna viene ribadita dal Codice di Diritto Canonico promulgato da Benedetto XV nel 1917. Esso sancisce la scomunica per tutti «coloro i quali danno il proprio nome alla setta massonica o ad altre associazioni dello stesso genere, che complottano contro la Chiesa e contro i legittimi poteri civili» (can. 2335). Nelle Costituzioni sinodali del I Sinodo Romano indetto nel 1960 da Giovanni XXIII, all’articolo 247 il termine «setta» è confermato.
Dal Concilio Vaticano II in poi la questione non viene più ripresa. Il nuovo Codice di Diritto Canonico del 1983 esclude dalla comunione solo «chi dà il nome ad un’associazione che complotta contro la Chiesa». La cosa è interpretata da alcuni come un’abolizione tacita della scomunica per i massoni, ma immediatamente (26 novembre dello stesso anno) la Congregazione per la Dottrina della Fede (l’ex Sant’Uffizio) emana una Dichiarazione in cui si conferma che «rimane immutato il giudizio della Chiesa nei riguardi delle associazioni massoniche, poiché i loro princìpi sono sempre stati considerati inconciliabili con la dottrina della Chiesa e perciò l’iscrizione ad esse rimane proibita». Il 23 febbraio 1985 l’Osservatore romano torna sull’argomento, confutando l’obiezione che la Massoneria non allontana nessuno dalla sua religione, ma anzi costituisce un momento di coesione per tutti coloro che credono in un Creatore dell’universo. Si tratta, secondo il quotidiano ufficioso della Santa Sede, di una «concezione simbolica relativistica» inaccettabile per i cattolici. Questi non possono vivere la loro relazione con Dio «in una duplice modalità, scindendola cioè in una forma umanitaria, sovraconfessionale, ed in una forma interna, cristiana». Infatti quel che fa problema è il metodo massonico, che finisce per indurre in chi lo pratica l’idea che non esistano verità assolute e non negoziabili.
La politica della mano tesa
Da parte massonica si cerca di attuare (anche se non tutti i «fratelli» sono su questo punto d’accordo) una politica della mano tesa nei confronti della gerarchia vaticana. Politica tutto sommato nuova, che ha preso vigore e insistenza soprattutto dopo il Concilio.
La Massoneria italiana aveva appoggiato inizialmente il fascismo, ma si spaccò proprio quando Mussolini decise di concludere i Patti Lateranensi con la Chiesa. Le due obbedienze italiane, quella giustinianea e quella scozzese, finirono poi fuorilegge e furono costrette a entrare «in sonno». La Costituzione repubblicana, frutto di un compromesso tra le due realtà uscite egemoni dalla caduta del fascismo e antimassoniche almeno per tradizione (i democristiani e i comunisti), vietò le associazioni segrete pur non nominando la Massoneria. Da quel momento, con alterne vicende, questa ha cercato di accreditarsi come associazione filantropica, priva di finalità politiche e soprattutto religiose. La Chiesa accettò il dialogo, ma lo tenne distinto dall’ipotesi di doppia appartenenza, tentazione — per i cattolici — tanto più forte quanto più la Massoneria insisteva — e insiste — sul suo non essere una religione.
La condanna rimane
Ed è proprio qui il punto: l’indifferentismo in materia di religione finisce col concludere che tutte le religioni sono uguali proprio perché inutili. Sotto il pontificato di Paolo VI furono avviate trattative per creare, in Inghilterra, spazio per un dialogo con il mondo massonico, colà ben radicato sia nella Corona sia nel clero anglicano. Ma con gli inglesi non ci fu nulla da fare. Nel 1974 la Chiesa creò una commissione ad hoc in Germania, con esperti delle due parti. Presieduta da Joseph Stimpfle, arcivescovo di Augusta, la commissione lavorò sei anni, ma furono gli stessi massoni ad ammettere che tra Massoneria e cattolicesimo non poteva esserci compatibilità. Per cui la situazione, in Italia come altrove, è (e tutto fa presumere che resterà) quella del 1983: chi si iscrive a una Loggia massonica è da ritenersi in stato di peccato grave e non può accedere ai sacramenti.
«Studi Cattolici» del febbraio 1994
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