di Giuliano Ferrara
"Come hai fatto a votare quello stronzo?", domandò la supercolumnist Maureen Dowd a suo fratello dopo la trionfale rielezione di W. nel 2004. "Non voglio che mia figlia a quattordici anni riceva come prima informazione sul corpo e sull’amore una lezione esemplare: vestire di preservativo una banana. Ok?". La Dowd, intercettata e colpita nel suo celebre snobismo liberal, raccontò il tutto sul New York Times, e noi informammo i lettori del Foglio. Che oggi devono sapere quanto segue, senza nessuno spirito bigotto. Si discute molto della vita privata spericolata e festaiola del capo del governo, e con spirito giusto di allarme, magari con qualche pruriginosa venatura censoria, ma è considerata notizia locale ogni cosa che riguarda invece l’essenza del nostro modo di vivere.
Gli esperti d’amore, una specie di setta psico-sessuale modernista, vogliono mettere nelle scuole romane la bandiera del preservativo, per desiderio della Provincia che in merito ha approvato una mozione con l’appoggio del viceministro Ferruccio Fazio; non solo, a Milano volevano continuare quella trastula di nome educazione sessuale, che dura da trent’anni e che consiste, una volta illustrata l’anatomia maschile e femminile, nel mettere in collegamento “l’attività sessuale”, aberrante dizione sociobiologica che starebbe per amore erotismo e agape, con malattie sessuali, gravidanze intese come malattie, aborti e profilattici. Udite, sta per aprirsi un nuovo “caso Zanzara”, dal nome del giornaletto milanese che liberò la bella gioventù anni Sessanta dalla criminale oppressione sessuale subita, o almeno così sembrava. Ma alla rovescia.
Il benemerito settimanale cattolico di Cl Tempi, diretto da Gigi Amicone, ha obiettato il 5 maggio scorso contro il “sesso al sapore di fragola” che sarebbe la sostanza del programma tutto piacere aborto profilattico e malattie dispiegato dal libertinismo in cattedra davanti alle quattordicenni e ai ragazzini, ini, ini. E l’Asl di Milano ha emanato una circolare che vieta ai suoi operatori di impartire educazione sessuale a chi abbia meno di sedici anni. Scandalo lettere e minacce di genitori progressisti contro questa decisione «bigotta e inspiegabile».
Seguiremo con meticoloso interesse. Intanto vorremmo che riflettessero tutti coloro, come Goffredo Fofi, che si preoccupano di rimettere in trincea le minoranze etiche (c’è un suo sapido e un po’ folle pamphlet da Laterza su questo tema); è vero forse, come loro dicono, che il popolo è stato rincoglionito dai ricchi e famosi, non sa più chi è, e si comporta male, con le minorenni che si offrono agli idoli della tv e madri e padri che le accompagnano all’altare del sacrificio: vero, forse, ma questo andazzo di cooperazione al nulla, e di sradicamento dell’amore e delle sue leggi, dei suoi tempi, delle sue libidinose attese e realizzazioni umane, troppo umane, questo andazzo, ecco una notizia per gli esteti improvvisati della morale pubblica, comincia in prima media a cura della scuola repubblicana, unica, d’obbligo e laica.
Gli esperti d’amore, una specie di setta psico-sessuale modernista, vogliono mettere nelle scuole romane la bandiera del preservativo, per desiderio della Provincia che in merito ha approvato una mozione con l’appoggio del viceministro Ferruccio Fazio; non solo, a Milano volevano continuare quella trastula di nome educazione sessuale, che dura da trent’anni e che consiste, una volta illustrata l’anatomia maschile e femminile, nel mettere in collegamento “l’attività sessuale”, aberrante dizione sociobiologica che starebbe per amore erotismo e agape, con malattie sessuali, gravidanze intese come malattie, aborti e profilattici. Udite, sta per aprirsi un nuovo “caso Zanzara”, dal nome del giornaletto milanese che liberò la bella gioventù anni Sessanta dalla criminale oppressione sessuale subita, o almeno così sembrava. Ma alla rovescia.
Il benemerito settimanale cattolico di Cl Tempi, diretto da Gigi Amicone, ha obiettato il 5 maggio scorso contro il “sesso al sapore di fragola” che sarebbe la sostanza del programma tutto piacere aborto profilattico e malattie dispiegato dal libertinismo in cattedra davanti alle quattordicenni e ai ragazzini, ini, ini. E l’Asl di Milano ha emanato una circolare che vieta ai suoi operatori di impartire educazione sessuale a chi abbia meno di sedici anni. Scandalo lettere e minacce di genitori progressisti contro questa decisione «bigotta e inspiegabile».
Seguiremo con meticoloso interesse. Intanto vorremmo che riflettessero tutti coloro, come Goffredo Fofi, che si preoccupano di rimettere in trincea le minoranze etiche (c’è un suo sapido e un po’ folle pamphlet da Laterza su questo tema); è vero forse, come loro dicono, che il popolo è stato rincoglionito dai ricchi e famosi, non sa più chi è, e si comporta male, con le minorenni che si offrono agli idoli della tv e madri e padri che le accompagnano all’altare del sacrificio: vero, forse, ma questo andazzo di cooperazione al nulla, e di sradicamento dell’amore e delle sue leggi, dei suoi tempi, delle sue libidinose attese e realizzazioni umane, troppo umane, questo andazzo, ecco una notizia per gli esteti improvvisati della morale pubblica, comincia in prima media a cura della scuola repubblicana, unica, d’obbligo e laica.
“Il Foglio” del 29 giugno 2009
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