di Vittorio Messori
Il cardinal Angelo Bagnasco che, nella recente lettera pastorale alla sua diocesi di Genova scrive : “Certe tendenze, pur non coerenti con la fede, come il fenomeno dell'occultismo e della superstizione, la suggestione delle filosofie orientali, la ricerca di spiritualità esoteriche, le diverse forme di New Age, sono a loro modo segni di una ricerca“.
L’Osservatore romano che pubblica l’articolo di un collaboratore che dà un giudizio cautamente positivo (o, almeno, non negativo) della sesta tappa della saga di Harry Potter, in proiezione nei cinema in questi giorni.
I media, si sa, sono alla ricerca costante di collegamenti tra notizie disparate, per spacciare presunte “nuove tendenze“ o improbabili “prospettive inedite“ e costruirvi servizi fuorvianti. E’ successo anche questa volta, mescolando una citazione estrapolata dell’austero presidente della CEI alle avventure cinematografiche del “ maghetto “ inglese. La tesi che si vorrebbe dimostrare è qualcosa del tipo: “C’è una nuova apertura della Chiesa al Soprannaturale“, quello estraneo alla Tradizione.
Vediamo di capirci qualcosa. Su Harry Potter si è fatto rumore, a suo tempo, attorno a un presunto giudizio negativo dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, giudizio che –come si è poi scoperto– non era suo ma di un collaboratore ed era stato strumentalizzato da una giornalista tedesca. In realtà, come spiegò anche un articolo di Civiltà Cattolica, e come ribadisce ora il pezzo del quotidiano vaticano, sarebbe ingiustificata una crociata previa contro questa saga. In effetti, malgrado non vi sia un esplicito riferimento al cristianesimo, i suoi valori sono riaffermati dallo schema di fondo, che vuole le forze del Bene in difficoltà ma alla fine vincitrici su quelle del Male. I buoni sentimenti sono diffusi e mai irrisi. E, quanto alla magia, anche lo spettatore, o il lettore, giovani si accorgono che la storia non è che una favola, dove non manca l’ironia . E si sottolineano positivamente i siparietti comici che contribuiscono a demitizzare le vicende, allentando la tensione.
Nessuna attuale assoluzione “vaticana“, dunque , poiché non vi è stata prima nessuna “condanna“, se non da parte di settori tradizionalisti, quelli ossessionati da un onnipresente “complotto anticristiano“ per il quale Harry Potter sarebbe un arma tanto micidiale quanto occulta. Sono quelli che si affannano ad ascoltare nastri musicali alla rovescia per individuarvi messaggi blasfemi ; o a ricercare, nascosto ovunque, il 666, il “numero della Bestia“ secondo l’Apocalisse; o a tentare di individuare segni diabolici subliminali negli spot pubblicitari. La Chiesa lascia fare, ma non partecipa a queste atmosfere di sospetti millenaristi.
Nulla di nuovo, ovviamente, anche nella parole di quel coriaceo e impenitente discepolo del grande cardinal Giuseppe Siri (sempre più riscoperto con ammirazione, negli ambienti ecclesiali) che è Angelo Bagnasco. Un suo confratello nella porpora , Giacomo Biffi, ripete da sempre che “il contrario della fede non è la ragione ma la superstizione“ . Ed è citatissimo il Chesterton dell’aforisma secondo il quale “il guaio dell’uomo di oggi non è il fatto che non crede a niente ma il fatto che crede a tutto“. C’ è forse qualcosa di nuovo nel segnalare, come fa Bagnasco, che al declino del cristianesimo si è accompagnato, in Occidente, un lussureggiare di veggenti, stregoni, guru, indovini, astrologi, esoteristi, sciamani? Ed è forse una interpretazione originale quella secondo la quale tutto questo è “a suo modo il segno di una ricerca“ ? Non si tratta di “aprire“ come qualcuno ha detto ma, semmai, di constatare. Senza sorpresa ma con qualche amarezza. L’abbandono , cioè, di quella che per il cardinale è la via maestra, induce a smarrirsi in sentieri che non portano da nessuna parte.
Anche qui, intendiamoci, nessun fanatismo. Il cristianesimo autentico, quello non settario, è sempre inclusivo, mai esclusivo, secondo la parola di Gesù ( “non sono venuto per distruggere ma per completare“) e l’esortazione di Paolo (“esaminate tutto, tenete ciò che è buono“ ). Così, l’attenzione attuale per certe tecniche orientali è presente oggi in molte Case di esercizi spirituali del tutto accettati. Se vale ancor oggi il consiglio, per il fedele comune, di astenersi dalla astrologia è per prudenza e non per un rifiuto previo, visto che astrologi erano presenti alla Corte papale e il principe stesso dei teologi, San Tommaso d’Aquino, credeva nell’influsso degli astri, pur conciliandolo con il libero arbitrio. Non poteva essere altrimenti, visto che i cosiddetti “Magi“ erano quasi certamente astrologi caldei che avevano individuato l’arrivo del Messia degli ebrei scrutando le stelle. L’esortazione, poi, a star lontani dall’occultismo non è perché si tratti sempre e comunque di inganni e truffe ma perché può essere, talvolta, un pericolo reale. Come sperimentarono tanti santi che dovettero difendersi da trame oscure in cui la Chiesa istuzionale stessa, pur prudente e di primo acchito doverosamente scettica, ha dovuto riconoscere lo zampino diabolico.
Insomma, per dirla con Ernest Renan, “la verità è sempre triste, ahinoi!“. La tristezza della verità, in questo piccolo caso, è data dal fatto che non si riesce proprio a trovare alcunché di nuovo, nè qualcosa che le accomuni, tra le parole dell’arcivescovo di Genova e quelle di un collaboratore dell’Osservatore romano. I cercatori di “clamorose svolte“ dovranno, ancora una volta, attendere altre occasioni.
L’Osservatore romano che pubblica l’articolo di un collaboratore che dà un giudizio cautamente positivo (o, almeno, non negativo) della sesta tappa della saga di Harry Potter, in proiezione nei cinema in questi giorni.
I media, si sa, sono alla ricerca costante di collegamenti tra notizie disparate, per spacciare presunte “nuove tendenze“ o improbabili “prospettive inedite“ e costruirvi servizi fuorvianti. E’ successo anche questa volta, mescolando una citazione estrapolata dell’austero presidente della CEI alle avventure cinematografiche del “ maghetto “ inglese. La tesi che si vorrebbe dimostrare è qualcosa del tipo: “C’è una nuova apertura della Chiesa al Soprannaturale“, quello estraneo alla Tradizione.
Vediamo di capirci qualcosa. Su Harry Potter si è fatto rumore, a suo tempo, attorno a un presunto giudizio negativo dell’allora cardinale Joseph Ratzinger, giudizio che –come si è poi scoperto– non era suo ma di un collaboratore ed era stato strumentalizzato da una giornalista tedesca. In realtà, come spiegò anche un articolo di Civiltà Cattolica, e come ribadisce ora il pezzo del quotidiano vaticano, sarebbe ingiustificata una crociata previa contro questa saga. In effetti, malgrado non vi sia un esplicito riferimento al cristianesimo, i suoi valori sono riaffermati dallo schema di fondo, che vuole le forze del Bene in difficoltà ma alla fine vincitrici su quelle del Male. I buoni sentimenti sono diffusi e mai irrisi. E, quanto alla magia, anche lo spettatore, o il lettore, giovani si accorgono che la storia non è che una favola, dove non manca l’ironia . E si sottolineano positivamente i siparietti comici che contribuiscono a demitizzare le vicende, allentando la tensione.
Nessuna attuale assoluzione “vaticana“, dunque , poiché non vi è stata prima nessuna “condanna“, se non da parte di settori tradizionalisti, quelli ossessionati da un onnipresente “complotto anticristiano“ per il quale Harry Potter sarebbe un arma tanto micidiale quanto occulta. Sono quelli che si affannano ad ascoltare nastri musicali alla rovescia per individuarvi messaggi blasfemi ; o a ricercare, nascosto ovunque, il 666, il “numero della Bestia“ secondo l’Apocalisse; o a tentare di individuare segni diabolici subliminali negli spot pubblicitari. La Chiesa lascia fare, ma non partecipa a queste atmosfere di sospetti millenaristi.
Nulla di nuovo, ovviamente, anche nella parole di quel coriaceo e impenitente discepolo del grande cardinal Giuseppe Siri (sempre più riscoperto con ammirazione, negli ambienti ecclesiali) che è Angelo Bagnasco. Un suo confratello nella porpora , Giacomo Biffi, ripete da sempre che “il contrario della fede non è la ragione ma la superstizione“ . Ed è citatissimo il Chesterton dell’aforisma secondo il quale “il guaio dell’uomo di oggi non è il fatto che non crede a niente ma il fatto che crede a tutto“. C’ è forse qualcosa di nuovo nel segnalare, come fa Bagnasco, che al declino del cristianesimo si è accompagnato, in Occidente, un lussureggiare di veggenti, stregoni, guru, indovini, astrologi, esoteristi, sciamani? Ed è forse una interpretazione originale quella secondo la quale tutto questo è “a suo modo il segno di una ricerca“ ? Non si tratta di “aprire“ come qualcuno ha detto ma, semmai, di constatare. Senza sorpresa ma con qualche amarezza. L’abbandono , cioè, di quella che per il cardinale è la via maestra, induce a smarrirsi in sentieri che non portano da nessuna parte.
Anche qui, intendiamoci, nessun fanatismo. Il cristianesimo autentico, quello non settario, è sempre inclusivo, mai esclusivo, secondo la parola di Gesù ( “non sono venuto per distruggere ma per completare“) e l’esortazione di Paolo (“esaminate tutto, tenete ciò che è buono“ ). Così, l’attenzione attuale per certe tecniche orientali è presente oggi in molte Case di esercizi spirituali del tutto accettati. Se vale ancor oggi il consiglio, per il fedele comune, di astenersi dalla astrologia è per prudenza e non per un rifiuto previo, visto che astrologi erano presenti alla Corte papale e il principe stesso dei teologi, San Tommaso d’Aquino, credeva nell’influsso degli astri, pur conciliandolo con il libero arbitrio. Non poteva essere altrimenti, visto che i cosiddetti “Magi“ erano quasi certamente astrologi caldei che avevano individuato l’arrivo del Messia degli ebrei scrutando le stelle. L’esortazione, poi, a star lontani dall’occultismo non è perché si tratti sempre e comunque di inganni e truffe ma perché può essere, talvolta, un pericolo reale. Come sperimentarono tanti santi che dovettero difendersi da trame oscure in cui la Chiesa istuzionale stessa, pur prudente e di primo acchito doverosamente scettica, ha dovuto riconoscere lo zampino diabolico.
Insomma, per dirla con Ernest Renan, “la verità è sempre triste, ahinoi!“. La tristezza della verità, in questo piccolo caso, è data dal fatto che non si riesce proprio a trovare alcunché di nuovo, nè qualcosa che le accomuni, tra le parole dell’arcivescovo di Genova e quelle di un collaboratore dell’Osservatore romano. I cercatori di “clamorose svolte“ dovranno, ancora una volta, attendere altre occasioni.
"Corriere della Sera" del 18 luglio 2009
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