Critici esperti e genitori
di Tiziana Lupi
di Tiziana Lupi
Questa televisione non s’ha da fare. A pochi giorni dall’avvio ufficiale di BabyTv, il grido di allarme si è già levato forte e chiaro. Perché il canale in questione, targato Fox e disponibile al numero 620 di Sky da sabato 1 agosto, si rivolge ad una platea a dir poco particolare: quella di neonati e bambini sotto i tre anni. Il lancio del canale ha, per Sky, un valore altamente strategico visto che, in previsione del mancato rinnovo dell’accordo con RaiSat, BabyTV andrebbe a sostituire il già disponibile RaiSat Yoyo.
Ma le strategie televisive importano poco a chi, da tempo, cerca di tutelare i bambini e non è affatto convinto che basti una programmazione «studiata da esperti e completamente priva di pub- blicità» a rendere innocuo un progetto che tanto innocuo non è. Elisabetta Scala, presidente nazionale del Moige ieri ha chiesto che Sky blocchi il lancio di BabyTv e che «le Istituzioni prendano idonei provvedimenti». Per la Scala «non si discute sui contenuti che andranno in onda.
Però vogliamo richiamare l’attenzione sui gravi rischi inerenti la crescita fisica e psicologica di neonati e bambini fino ai 36 mesi». Non a caso, riferisce ancora la Scala, a fronte di studi sui «danni che può provocare in bambini così piccoli l’esposizione alla televisione», l’Autorità per le Comunicazioni francese ha imposto il seguente messaggio: «Guardare la televisione può frenare lo sviluppo dei bambini minori di tre anni, causare ritardi psicomotori, incoraggiare la passività, causare sovreccitazione e turbe del sonno». Ma cos’è BabyTv? Il canale è nato nel 2003 in Israele, è già presente in oltre cento Paesi del mondo e, come spiega il comunicato stampa, «offre una programmazione innovativa che utilizza il mezzo televisivo per favorire nel bambino l’apprendimento e la consapevolezza di sé». Inoltre, «BabyTv è anche un sito internet con giochi formativi da fare insieme, come quiz, puzzle e attività interattive».
È questo, forse, che fa dire ad Antonio Marziale, presidente dell’osservatorio sui diritti dei Minori e consulente della commissione parlamentare per l’infanzia : «Non sono contrario a Baby Tv, ma è fondamentale che i contenuti siano minuziosamente controllati da esperti prima della messa in onda». Come e più di lui, la sociologa Marina D’Amato, componente del Consiglio Nazionale degli Utenti (che però è assolutamente contrario al progetto BabyTv), per la quale il canale «si pone come un accompagnamento alla crescita, stimolando curiosità e interesse da parte dei piccoli. Uno svago non passivo e senza pubblicità».
A difendere BabyTV, naturalmente, c’è anche Sherin Salvetti di Fox Channels Italy che però, mentre assicura che «l’obiettivo di BabyTV non è quello diventare una baby sitter ma quello di offrire un nuovo spunto di interazione tra genitori e figli», dimentica di citare le ultime righe del comunicato stampa. Che recitano testualmente: «Come in altri Paesi, anche in Italia il marchio BabyTV sarà presto presente nei negozi specializzati proponendo prodotti per l’infanzia». Insomma, come sempre, da piccoli spettatori a piccoli (grandi) consumatori.
Ma le strategie televisive importano poco a chi, da tempo, cerca di tutelare i bambini e non è affatto convinto che basti una programmazione «studiata da esperti e completamente priva di pub- blicità» a rendere innocuo un progetto che tanto innocuo non è. Elisabetta Scala, presidente nazionale del Moige ieri ha chiesto che Sky blocchi il lancio di BabyTv e che «le Istituzioni prendano idonei provvedimenti». Per la Scala «non si discute sui contenuti che andranno in onda.
Però vogliamo richiamare l’attenzione sui gravi rischi inerenti la crescita fisica e psicologica di neonati e bambini fino ai 36 mesi». Non a caso, riferisce ancora la Scala, a fronte di studi sui «danni che può provocare in bambini così piccoli l’esposizione alla televisione», l’Autorità per le Comunicazioni francese ha imposto il seguente messaggio: «Guardare la televisione può frenare lo sviluppo dei bambini minori di tre anni, causare ritardi psicomotori, incoraggiare la passività, causare sovreccitazione e turbe del sonno». Ma cos’è BabyTv? Il canale è nato nel 2003 in Israele, è già presente in oltre cento Paesi del mondo e, come spiega il comunicato stampa, «offre una programmazione innovativa che utilizza il mezzo televisivo per favorire nel bambino l’apprendimento e la consapevolezza di sé». Inoltre, «BabyTv è anche un sito internet con giochi formativi da fare insieme, come quiz, puzzle e attività interattive».
È questo, forse, che fa dire ad Antonio Marziale, presidente dell’osservatorio sui diritti dei Minori e consulente della commissione parlamentare per l’infanzia : «Non sono contrario a Baby Tv, ma è fondamentale che i contenuti siano minuziosamente controllati da esperti prima della messa in onda». Come e più di lui, la sociologa Marina D’Amato, componente del Consiglio Nazionale degli Utenti (che però è assolutamente contrario al progetto BabyTv), per la quale il canale «si pone come un accompagnamento alla crescita, stimolando curiosità e interesse da parte dei piccoli. Uno svago non passivo e senza pubblicità».
A difendere BabyTV, naturalmente, c’è anche Sherin Salvetti di Fox Channels Italy che però, mentre assicura che «l’obiettivo di BabyTV non è quello diventare una baby sitter ma quello di offrire un nuovo spunto di interazione tra genitori e figli», dimentica di citare le ultime righe del comunicato stampa. Che recitano testualmente: «Come in altri Paesi, anche in Italia il marchio BabyTV sarà presto presente nei negozi specializzati proponendo prodotti per l’infanzia». Insomma, come sempre, da piccoli spettatori a piccoli (grandi) consumatori.
"Avvenire" del 29 luglio 2009
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