L'ex femminista Usa della sentenza storica «Roe vs Wade»
di Alessandra Frakas
Nel 1973 la causa per interrompere la gravidanza. Poi si è pentita
di Alessandra Frakas
Nel 1973 la causa per interrompere la gravidanza. Poi si è pentita
All'inizio del 1970 Norma McCorvey era troppo povera per ottenere un aborto illegale in Texas o per andare in California a procurarsene uno legale. Fu allora che la 21enne squattrinata con in tasca solo la licenza media decise di querelare il Texas, determinando, tre anni dopo, la storica sentenza della Corte Suprema Roe vs. Wade che dal '73 ha reso l'aborto legale nei 50 stati dell' Unione. Trentasei anni più tardi l'ex eroina delle femministe è tra i 37 manifestanti fermati domenica dalla polizia all'esterno dell'università cattolica di Notre Dame, durante il discorso di Barack Obama. «È scandaloso che una istituzione cattolica inviti a parlare un presidente pro-aborto che vuole allargare la ricerca sulle cellule staminali embrionali», spiega al Corriere la McCorvey, che dopo la conversione al cattolicesimo e al partito repubblicano è diventata una delle più ferventi esponenti del movimento pro-life. In realtà lei quell'aborto non l'ha mai ottenuto. «Quando l'iter giudiziario arrivò a conclusione era troppo tardi e avevo già partorito Mariah», racconta la donna, oggi leader del gruppo anti-abortista «Roe No More» di Dallas. La bimba - la sua terza dopo Melissa e Paige che oggi hanno, rispettivamente, 44 e 42 anni - venne subito data in adozione. Da allora non l'ha più rivista. «Negli ultimi 30 anni sono stata contattata da almeno 35 donne che sostengono di essere Mariah. Ma hanno tutte il compleanno sbagliato. Una era addirittura cinese». Durante il processo Roe Vs Wade, Norma sostenne di essere stata violentata. «Lo feci perché pensavo che avrebbe aiutato la mia causa - spiega adesso - ma non era vero: ho mentito». Oggi afferma di essere stata «la pedina nelle mani di due avvocatesse attiviste senza scrupoli, Sarah Weddington e Linda Coffee», che l'hanno usata «per la loro crociata abortista». Durante il tour letterario per il suo primo libro I Am Roe, nel 1994, McCorvey conobbe l'attivista pro-life Flip Benham. Un anno più tardi si convertì al cattolicesimo dopo una vita come testimone di Geova. Il suo battesimo, nella piscina di Benham a Dallas, fu mandato in onda dai Tg nazionali. Due giorni dopo annunciò di aver «sposato interamente» le tesi del movimento pro-life. Una scelta difficile per una donna apertamente lesbica che aveva condiviso ben 25 anni con un' altra donna, Connie Gonzales, ex operaia in una fabbrica di Dallas. «Connie ed io ci siamo lasciate nel '90, prima che io diventassi cristiana - precisa adesso - restiamo ancora ottime amiche anche se oggi condivido le tesi della Chiesa Cattolica e sono completamente contraria all' omosessualità». Un'abdicazione difficile quanto obbligatoria: il 17 agosto 1998 Norma è stata ufficialmente accettata in seno alla Chiesa Cattolica da Padre Frank Pavone, direttore di Priests for Life, una delle massime organizzazioni pro-life del paese. Nel 2005, la McCorvey ha presentato una petizione alla Corte Suprema dove chiedeva la revoca della legge del '73. «Anche se non ho avuto successo - avverte - mi batterò fino alla fine per raddrizzare un torto che io stessa ho aiutato a creare».
La «convertita» Paladina antiabortista Norma McCorvey all'inizio degli anni 70 è una giovane ventenne che, volendo abortire, intenta una causa in Texas contro il divieto di interruzione volontaria della gravidanza allora in vigore in buona parte degli Stati Uniti
Il verdetto Con lo pseudonimo di «Jane Roe» la McCorvey diventa protagonista di una lunga battaglia culminata nel 1973 con la legalizzazione dell'aborto da parte della Corte Suprema: la storica sentenza «Roe contro Wade»
La svolta Nel 1995 McCorvey si converte al cattolicesimo e diventa un'attivista anti-aborto. L'altra sera era tra i manifestanti fermati dalla polizia davanti all'università cattolica di Notre Dame che avevano fischiato Obama in quanto abortista
"Corriere della Sera" del 19 maggio 2009
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