TECNOLOGIE - In una ricerca i tassi d'accesso a Internet nel nostro Paese: miglioriamo, ma anziani e fasce sociali svantaggiate restano lontani dell'uso della Rete
Il paradosso del Belpaese: siamo primi al mondo per numero di telefoni cellulari, molto più indietro rispetto agli altri ritrovati elettronici. Il computer è di casa solo per il 44% delle famiglie
Di Laura Sartori
Il paradosso del Belpaese: siamo primi al mondo per numero di telefoni cellulari, molto più indietro rispetto agli altri ritrovati elettronici. Il computer è di casa solo per il 44% delle famiglie
Di Laura Sartori
Pubblichiamo in queste colonne ampi stralci della ricerca «Avere e non avere: l’accesso a Internet in Italia», di Laura Sartori dell’Istituto Cattaneo. L’indagine appare sul secondo numero del 2006 della rivista «Il Mulino», in gran parte dedicata all’analisi della situazione sociale e della comunicazione dell’Italia di oggi. La sezione «Errori di stampa», infatti, ospita interventi di Gad Lerner sulla struttura dell’informazione, di Angelo Agostini sulla politica-spettacolo, di Gianpietro Mazzoleni sul «giornalista cerimoniere» e di Bruno Simili sulla personalizzazione dell’informazione. Interventi più legati all’attualità socio-politica sono invece quelli di Giuliano Amato, Michele Salvati, Edmondo Berselli e Roberto Cartocci, Marco Follini, Alessandro Cavalli, Paolo Bosi, Tiziano Treu e Alessandro Rosina, mentre l’«Osservatorio europeo» è affidato ad Alberto Quadrio Curzio e a Giuliano Cazzola. Si intitola infine «Prove di dialogo, tra fede e ragione» il confronto tra lo storico Gian Enrico Rusconi e il patriarca di Venezia Angelo Scola.
La passione degli italiani per i cellulari non sembra accompagnarsi a un simile interesse per il computer e per Internet. La diffusione della telefonia mobile in Italia non solo è stata precoce rispetto ad altre tecnologie, ma ha conquistato ampie fasce di consumatori più rapidamente che in altri Paesi. L'Italia occupa le ultime posizioni nel confronto con altri paesi - come Svezia, Norvegia, Stati Uniti, Spagna ed Estonia - quando si tratta delle altre nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, come computer e Internet. Nel 1998 in Italia solo il 18,8% delle famiglie possedeva un computer quando invece negli Stati Uniti ne era dotato il 42,1%, in Germania il 44,9% e nel Regno Unito il 33,0%. Una scarsa disponibilità di computer si riflette anche in un basso livello di accesso: nel 1998 a fronte di uno scarno 3,5% delle famiglie italiane che dichiara di accedere ad Internet, troviamo il 26,2% negli Usa, il 10,7% in Germania e il 9,0% nel Regno Unito. I cellulari invece hanno riscosso fin da subito un maggior successo in Italia che segue da vicino i Paesi nordici. Infatti, troviamo già nel 1998 che il 35,6% degli italiani possiede un cellulare contro il 19,2% della Francia, il 55,2% della Finlandia; nel 2001 l'Italia raggiunge l'87,1% superando la Finlandia (80,4%) e mantenendo il distacco con la Francia (62,6%). Nel 2005, la distanza tra l'Italia e gli altri Paesi si è ridotta almeno in parte, visto che 44 famiglie italiane ogni 100 possiedono un computer a casa (il 34,5% ne fa uso per accedere ad Internet) rispetto ai due terzi di quelle americane (di queste una famiglia su due si collega alla Rete). Il confronto con altri Paesi fa, però, subito scemare l'entusiasmo. Per quanto la tendenza sia in aumento, rimane il fatto che poco più di terzo della popolazione è «dentro» la Rete. È proprio la differenza tra chi ha accesso ad Internet e chi non lo ha ad identificare il fenomeno del digital divide. Tuttavia, fermarsi qui sarebbe riduttivo e non metterebbe in luce l'esistenza non di uno, ma di molteplici divari: le chance di accedere alla Rete non sono infatti equamente distribuite. Genere, età, livello di istruzione, reddito, area geografica di residenza e struttura familiare sono alcuni dei fattori che più incidono sulle opportunità, favorendole o limitandole che un individuo ha di entrare in Rete. Chi ha accesso ad Internet? Un giovane uomo con un livello di istruzione medio-alto e una buona conoscenza della lingua inglese, dotato delle componenti tecniche necessarie (Pc, connessione veloce ecc.) nella sua casa in una grande città del Centro Nord; esercita una professione a tempo pieno con discreti risultati in termini reddituali: è questo il ritratto di chi accede ad Internet in Italia. Internet si configura per ora come un medium «giovane» che - a differenza di altri mezzi di comunicazione, come ad esempio la televisione - presenta degli ostacoli dovuti al know-how richiesto. È, però, plausibile ipotizzare una progressiva riduzione del divario legato all'età, perché gli anziani di domani avranno già acquisito oggi le capacità per gestire le nuove tecnologie. Anche il genere risulta essere una forte fonte di disuguaglianza nelle chance di accesso alla Rete: nel 2005 sono 10 i punti percentuali che separano gli uomini e le donne. Le differenze si annullano nelle classi più giovani, mentre la distanza tra uomini e donne aumenta progressivamente fino a raggiungere il massimo attorno ai 55 anni. Che cosa succede quando invece guardiamo al livello di istruzione? Le percentuali salgono proporzionalmente al grado di istruzione. Se il capofamiglia è un laureato la casa è dotata di Internet in sette casi su dieci. Troviamo livelli di accesso crescenti all'aumentare del titolo di studio anche a parità di età. Il grado di istruzione ha dunque una relazione forte e positiva con l'accesso ad Internet: un solido bagaglio di risorse culturali indirizza più facilmente verso l'uso di questo strumento e verso lo sviluppo di quelle capacità cognitive per la gestione e la selezione delle informazioni disponibili on line. La conoscenza dell'inglese risulta, per esempio, fondamentale. Inoltre, scuole e università costituiscono un incentivo ad avvicinarsi ad Internet, visto che questi sono di solito i primi luoghi a offrire la dotazione tecnica necessaria per l'accesso. Il reddito è un'altra variabile molto rilevante nel facilitare l'accesso. La recente indagine Istat sottolinea che accede ad Internet il 60,2% delle famiglie che giudicano ottime le proprie risorse economiche rispetto al 41,8% di quelle che le ritengono adeguate e al 24,8% di quelle che le reputano scarse. Anche a parità di titolo di studio, poter contare su un certo reddito aumenta le chance di accedere a Internet. Ad esempio, tra le famiglie il cui capifamiglia ha un diploma di scuola media superiore, ci sono 71 famiglie su 100 con un reddito superiore ai 40.000 euro ch e si collegano, 47 quando il reddito familiare scende tra i 20 e i 40.000 euro e solo 29 se si percepiscono meno di 20.000 euro. Insomma, essere «dentro» la Rete è più tipico delle famiglie con una buona disponibilità economica. Un'altra variabile che può incidere in Italia, come in altri Paesi, sulla decisione di dotarsi o meno di accesso a Internet da casa è la struttura familiare. In una famiglia dove è presente un minorenne la percentuale di connessione nel 2005 è decisamente più consistente (51,0%) rispetto a un nucleo composto di soli anziani (2,8%) e ad altri tipi di famiglia (39,5%). Questa indicazione, che merita ulteriori approfondimenti, rimanda alla nota relazione inversa con l'età. Pensiamo, ad esempio, a una famiglia dove i genitori acquistano un computer e una connessione a Internet perché i loro figli esprimono questa esigenza (vuoi per motivi di studio, di interesse personale o per l'influenza della rete sociale degli amici). I genitori possono così impararne a loro volta l'uso. In questo caso, la presenza di individui giovani, che hanno una maggiore propensione all'accesso, può mediare le perplessità e le resistenze dovute dalla maggiore età o alla minore istruzione. Più in generale, le famiglie con almeno un figlio minorenne dimostrano di possedere comunque un maggior numero di videocamere, di televisori, di impianti stereo rispetto agli altri tipi di famiglie. Altre differenze, sebbene più contenute, si riscontrano a livello territoriale: l'accesso ad Internet è più diffuso tra le famiglie delle regioni del Centro Nord (sopra al 36,0%) rispetto a quelle meridionali (29,7%) e insulari (26,6%). Da una tale descrizione non solo ricaviamo conferme delle tendenze a livello internazionale, ma anche informazioni utili circa la complessa trama che sottende alla scelta di accedere a Internet. Per ora è emerso come età, genere, istruzione, struttura familiare, reddito e area geografica siano buone discriminanti in Italia tra coloro che sono «dentro» o «fu ori» la Rete. Ma è ancora molto il terreno da recuperare per includere un numero sempre maggiore di individui nella società dell'informazione.
La passione degli italiani per i cellulari non sembra accompagnarsi a un simile interesse per il computer e per Internet. La diffusione della telefonia mobile in Italia non solo è stata precoce rispetto ad altre tecnologie, ma ha conquistato ampie fasce di consumatori più rapidamente che in altri Paesi. L'Italia occupa le ultime posizioni nel confronto con altri paesi - come Svezia, Norvegia, Stati Uniti, Spagna ed Estonia - quando si tratta delle altre nuove tecnologie dell'informazione e della comunicazione, come computer e Internet. Nel 1998 in Italia solo il 18,8% delle famiglie possedeva un computer quando invece negli Stati Uniti ne era dotato il 42,1%, in Germania il 44,9% e nel Regno Unito il 33,0%. Una scarsa disponibilità di computer si riflette anche in un basso livello di accesso: nel 1998 a fronte di uno scarno 3,5% delle famiglie italiane che dichiara di accedere ad Internet, troviamo il 26,2% negli Usa, il 10,7% in Germania e il 9,0% nel Regno Unito. I cellulari invece hanno riscosso fin da subito un maggior successo in Italia che segue da vicino i Paesi nordici. Infatti, troviamo già nel 1998 che il 35,6% degli italiani possiede un cellulare contro il 19,2% della Francia, il 55,2% della Finlandia; nel 2001 l'Italia raggiunge l'87,1% superando la Finlandia (80,4%) e mantenendo il distacco con la Francia (62,6%). Nel 2005, la distanza tra l'Italia e gli altri Paesi si è ridotta almeno in parte, visto che 44 famiglie italiane ogni 100 possiedono un computer a casa (il 34,5% ne fa uso per accedere ad Internet) rispetto ai due terzi di quelle americane (di queste una famiglia su due si collega alla Rete). Il confronto con altri Paesi fa, però, subito scemare l'entusiasmo. Per quanto la tendenza sia in aumento, rimane il fatto che poco più di terzo della popolazione è «dentro» la Rete. È proprio la differenza tra chi ha accesso ad Internet e chi non lo ha ad identificare il fenomeno del digital divide. Tuttavia, fermarsi qui sarebbe riduttivo e non metterebbe in luce l'esistenza non di uno, ma di molteplici divari: le chance di accedere alla Rete non sono infatti equamente distribuite. Genere, età, livello di istruzione, reddito, area geografica di residenza e struttura familiare sono alcuni dei fattori che più incidono sulle opportunità, favorendole o limitandole che un individuo ha di entrare in Rete. Chi ha accesso ad Internet? Un giovane uomo con un livello di istruzione medio-alto e una buona conoscenza della lingua inglese, dotato delle componenti tecniche necessarie (Pc, connessione veloce ecc.) nella sua casa in una grande città del Centro Nord; esercita una professione a tempo pieno con discreti risultati in termini reddituali: è questo il ritratto di chi accede ad Internet in Italia. Internet si configura per ora come un medium «giovane» che - a differenza di altri mezzi di comunicazione, come ad esempio la televisione - presenta degli ostacoli dovuti al know-how richiesto. È, però, plausibile ipotizzare una progressiva riduzione del divario legato all'età, perché gli anziani di domani avranno già acquisito oggi le capacità per gestire le nuove tecnologie. Anche il genere risulta essere una forte fonte di disuguaglianza nelle chance di accesso alla Rete: nel 2005 sono 10 i punti percentuali che separano gli uomini e le donne. Le differenze si annullano nelle classi più giovani, mentre la distanza tra uomini e donne aumenta progressivamente fino a raggiungere il massimo attorno ai 55 anni. Che cosa succede quando invece guardiamo al livello di istruzione? Le percentuali salgono proporzionalmente al grado di istruzione. Se il capofamiglia è un laureato la casa è dotata di Internet in sette casi su dieci. Troviamo livelli di accesso crescenti all'aumentare del titolo di studio anche a parità di età. Il grado di istruzione ha dunque una relazione forte e positiva con l'accesso ad Internet: un solido bagaglio di risorse culturali indirizza più facilmente verso l'uso di questo strumento e verso lo sviluppo di quelle capacità cognitive per la gestione e la selezione delle informazioni disponibili on line. La conoscenza dell'inglese risulta, per esempio, fondamentale. Inoltre, scuole e università costituiscono un incentivo ad avvicinarsi ad Internet, visto che questi sono di solito i primi luoghi a offrire la dotazione tecnica necessaria per l'accesso. Il reddito è un'altra variabile molto rilevante nel facilitare l'accesso. La recente indagine Istat sottolinea che accede ad Internet il 60,2% delle famiglie che giudicano ottime le proprie risorse economiche rispetto al 41,8% di quelle che le ritengono adeguate e al 24,8% di quelle che le reputano scarse. Anche a parità di titolo di studio, poter contare su un certo reddito aumenta le chance di accedere a Internet. Ad esempio, tra le famiglie il cui capifamiglia ha un diploma di scuola media superiore, ci sono 71 famiglie su 100 con un reddito superiore ai 40.000 euro ch e si collegano, 47 quando il reddito familiare scende tra i 20 e i 40.000 euro e solo 29 se si percepiscono meno di 20.000 euro. Insomma, essere «dentro» la Rete è più tipico delle famiglie con una buona disponibilità economica. Un'altra variabile che può incidere in Italia, come in altri Paesi, sulla decisione di dotarsi o meno di accesso a Internet da casa è la struttura familiare. In una famiglia dove è presente un minorenne la percentuale di connessione nel 2005 è decisamente più consistente (51,0%) rispetto a un nucleo composto di soli anziani (2,8%) e ad altri tipi di famiglia (39,5%). Questa indicazione, che merita ulteriori approfondimenti, rimanda alla nota relazione inversa con l'età. Pensiamo, ad esempio, a una famiglia dove i genitori acquistano un computer e una connessione a Internet perché i loro figli esprimono questa esigenza (vuoi per motivi di studio, di interesse personale o per l'influenza della rete sociale degli amici). I genitori possono così impararne a loro volta l'uso. In questo caso, la presenza di individui giovani, che hanno una maggiore propensione all'accesso, può mediare le perplessità e le resistenze dovute dalla maggiore età o alla minore istruzione. Più in generale, le famiglie con almeno un figlio minorenne dimostrano di possedere comunque un maggior numero di videocamere, di televisori, di impianti stereo rispetto agli altri tipi di famiglie. Altre differenze, sebbene più contenute, si riscontrano a livello territoriale: l'accesso ad Internet è più diffuso tra le famiglie delle regioni del Centro Nord (sopra al 36,0%) rispetto a quelle meridionali (29,7%) e insulari (26,6%). Da una tale descrizione non solo ricaviamo conferme delle tendenze a livello internazionale, ma anche informazioni utili circa la complessa trama che sottende alla scelta di accedere a Internet. Per ora è emerso come età, genere, istruzione, struttura familiare, reddito e area geografica siano buone discriminanti in Italia tra coloro che sono «dentro» o «fu ori» la Rete. Ma è ancora molto il terreno da recuperare per includere un numero sempre maggiore di individui nella società dell'informazione.
«Avvenire» del 6 luglio 2006
Nessun commento:
Posta un commento