Tutto in tasca: e il cellulare si «mangiò» gli altri media
Francesco Ognibene
Francesco Ognibene
Parla, scrive, canta, suona, gioca, conta, viaggia, ricorda, intrattiene: sembra un essere umano, invece è solo il nostro telefonino. Che sa fare tutte queste cose (e molte altre ancora) con la pedante precisione della tecnologia digitale, ma che un passo alla volta sta incamerando - per simbiosi con chi lo usa, si direbbe - una serie di abilità prima delegate ad altri strumenti. Perché è questo che sta accadendo: a forza di fargli acquisire competenze nelle quali si fa preferire rispetto ad altri oggetti tecnologici per le dimensioni ridottissime e l'integrazione di tutto in un solo terminale portatile, il telefonino va occupando spazi della nostra vita quotidiana sinora presidiati da altri mezzi, il computer e la tv, la radio, lo stereo e il walkman, ora anche l'automobile, grazie alla recentissima applicazione del navigatore satellitare. Una sorta di lento e inesorabile esproprio di pertinenze altrui, che sembra trasformare la funzione della semplice telefonata in un simpatico accessorio di seconda schiera rispetto a funzioni ben più importanti.
Vale la pena dedicare un momento di attenzione critica al telefonino, senza il quale pare ormai che si viva come con un braccio legato dietro la schiena, perché cadono in questi giorni i 15 anni dal debutto del Gsm, il fortunato standard di rete cellulare che ha fatto scendere il telefono portatile dal piedistallo di status symbol dei primi ingombranti apparecchi Tacs usati da una élite con impegni che s'immaginavano senza tregua (e redditi conseguenti), facendone un vero mezzo di comunicazione di massa, modellatore di mentalità, linguaggio, abitudini, cultura. Nei suoi primi quindici anni la televisione non era arrivata a tanto: eppure attorno alla rivoluzione dell'immagine si è costruito un intero sistema di interpretazione della società. Al confronto, l'affermarsi del cellulare - che nella versione Gsm si stima conti oggi 2 miliardi di utenti in 213 Paesi, con oltre 60 milioni di Sim card attive in Italia - è avvenut o quasi di soppiatto: è solo un telefono tascabile, no? Invece ce lo ritroviamo cresciuto non si sa come sino allo stadio d'imprescindibile protesi della nostra vita di relazione e di compagno inseparabile del tempo libero. Vita pubblica e privata, comunicazione professionale e ludica, musica, gioco, video ed email s'intersecano in quei pochi grammi di tecnologia ai quali molti delegano persino la capacità di farli uscire dall'anonimato sociale, munendosi di un modello di tendenza o con prestazioni abbaglianti, oppure attraverso la studiata scelta di una suoneria densa di suggestioni, ricordi condivisi, messaggi. Nello slang massmediale è accaduto persino un curioso rovesciamento: in America per definire la massa di utenti di telefonini si è fatto ricorso al termine mobs, contrazione ambivalente del vocabolo che individua il cellulare (mobile) e una folla simile al gregge. Quasi una profezia dell'invasione di campo definitiva: dopo la tv e la radio, che il telefonino si accinga a espugnare pure noi?
Vale la pena dedicare un momento di attenzione critica al telefonino, senza il quale pare ormai che si viva come con un braccio legato dietro la schiena, perché cadono in questi giorni i 15 anni dal debutto del Gsm, il fortunato standard di rete cellulare che ha fatto scendere il telefono portatile dal piedistallo di status symbol dei primi ingombranti apparecchi Tacs usati da una élite con impegni che s'immaginavano senza tregua (e redditi conseguenti), facendone un vero mezzo di comunicazione di massa, modellatore di mentalità, linguaggio, abitudini, cultura. Nei suoi primi quindici anni la televisione non era arrivata a tanto: eppure attorno alla rivoluzione dell'immagine si è costruito un intero sistema di interpretazione della società. Al confronto, l'affermarsi del cellulare - che nella versione Gsm si stima conti oggi 2 miliardi di utenti in 213 Paesi, con oltre 60 milioni di Sim card attive in Italia - è avvenut o quasi di soppiatto: è solo un telefono tascabile, no? Invece ce lo ritroviamo cresciuto non si sa come sino allo stadio d'imprescindibile protesi della nostra vita di relazione e di compagno inseparabile del tempo libero. Vita pubblica e privata, comunicazione professionale e ludica, musica, gioco, video ed email s'intersecano in quei pochi grammi di tecnologia ai quali molti delegano persino la capacità di farli uscire dall'anonimato sociale, munendosi di un modello di tendenza o con prestazioni abbaglianti, oppure attraverso la studiata scelta di una suoneria densa di suggestioni, ricordi condivisi, messaggi. Nello slang massmediale è accaduto persino un curioso rovesciamento: in America per definire la massa di utenti di telefonini si è fatto ricorso al termine mobs, contrazione ambivalente del vocabolo che individua il cellulare (mobile) e una folla simile al gregge. Quasi una profezia dell'invasione di campo definitiva: dopo la tv e la radio, che il telefonino si accinga a espugnare pure noi?
«Avvenire» del 6 luglio 2006
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