Leggi violate
di Magdi Allam
Nell’attesa che prendesse il via la cerimonia del «Premio Penisola Sorrentina Arturo Esposito», svoltasi a Piano di Sorrento il 31 ottobre e in cui mi è stata conferita la Targa d’Argento del Presidente della Repubblica, mi si avvicina un giovane sindaco di un paesino della zona per salutarmi. «Da noi ci sono tanti immigrati perfettamente integrati - mi dice - problemi con loro non ne abbiamo mai avuti, è tutta brava gente e noi diamo loro anche la casa popolare». «Bene - ribatto io - il Meridione si conferma essere la terra migliore per la felice convivenza con gli stranieri». Il sindaco annuisce ma, quasi a volermi fare una confidenza aggiunge: «C’è solo un caso che mi sta creando qualche problema. Si tratta di un marocchino. Gli abbiamo dato la casa popolare ma è tornato al Comune e mi ha chiesto di attribuirgli un secondo appartamento. Ma come, gli ho detto io, un secondo appartamento? Sì, mi ha spiegato, perché sono tornato in Marocco, mi sono risposato secondo il rito islamico. La mia seconda moglie avrà dei figli e voglio che anche loro abbiano una loro casa». Il sindaco mi guarda un pò perplesso: «Gli ho risposto che no, non è possibile, la nostra legge non lo consente. Poi mi sono consultato con il mio consigliere di fiducia e lui mi ha detto che forse è meglio venirgli incontro per prevenire l’insorgere di tensioni con la comunità marocchina». E allora che cosa fa il nostro giovane sindaco? «L’ho convocato in Comune e gli ho detto. Senti, un secondo appartamento proprio non te lo posso dare perché sarebbe contro la legge. Però fai così. Mandami tuo fratello e digli di presentare lui la domanda per avere l’appartamento. Io a lui l’appartamento glielo posso dare. Poi chi ci mettete dentro sono fatti vostri». Il sindaco alza gli occhi per scoprire quale sarebbe stata la mia reazione e mi domanda: «Lei dottor Allam cosa ne pensa? Ho fatto bene?». La mia risposta deve essergli suonata come un micidiale pugno nello stomaco: «Lei sa bene che in Italia la bigamia è un reato penale punibile da uno a cinque anni di carcere. Lei come rappresentante delle istituzioni dovrebbe essere tenuto a denunciare un reato penale. Si rende conto che se è lo Stato stesso a violare le proprie leggi, andremo dritti dritti verso il suicidio della nostra civiltà?». Il sindaco mi guarda sconcertato e imbarazzato: «Sì è vero, ma non è facile». Non è facile? Non è facile per le istituzioni dello Stato far rispettare le leggi dello Stato? Perché siamo arrivati al punto in cui un sindaco si trova costretto ad essere connivente con un poligamo e corresponsabile di un atto che scardina il fondamento della nostra società e civiltà, ovvero la famiglia monogamica che implica la pari dignità tra uomo e donna? Già, la dignità della persona. Recentemente si è rivolta a me una donna italiana che ha scoperto che il marito egiziano aveva una seconda moglie il giorno in cui, dopo aver richiesto un certificato di stato di famiglia, a fianco del nome suo e di quello del marito è comparso quello di una neonata che non era sua figlia. Il marito non aveva avuto remore a farla registrare all’anagrafe italiana, dopo essersi risposato con il solo rito islamico in Egitto e aver portato la seconda moglie in Italia con un visto turistico, senza neppure informare la moglie italiana. Ebbene sapete come finiranno queste due storie? Il poligamo marocchino avrà il suo secondo appartamento per la sua seconda moglie e il poligamo egiziano potrà tranquillamente continuare a risiedere in Italia con la sua seconda moglie indipendentemente dal comportamento della prima moglie italiana. E sapete perché? Perché di fatto nessuna legge è stata violata dal momento che il matrimonio islamico, assolutamente valido nei paesi musulmani, è considerato nullo dallo Stato italiano e quindi senza effetti civili. Alla fine saranno contenti tutti i maschi: il giovane sindaco meridionale e i mariti poligami. Quanto alle donne poligame, nulla da fare per loro. E le conseguenze per la nostra società e civiltà? Facciamo finta di niente, l’importante è il rispetto formale delle leggi anche se sono del tutto in contrasto con la verità dei fatti, il bene comune e l’interesse nazionale.
«Corriere della sera» del 3 novembre 2007
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