di Amos Oz
Se acquistate un biglietto per viaggiare in altri Paesi, andrete ad ammirare i monumenti, i palazzi e le piazze, i musei, i paesaggi e i siti storici. Se siete fortunati, avrete forse l’occasione di scambiare anche quattro parole con la gente del posto. Poi farete ritorno a casa, portandovi dietro una manciata di fotografie e cartoline. Ma se leggete un romanzo, sarà come comprare un biglietto che vi condurrà nei recessi più intimi di un’altra terra e di un altro popolo. Leggere un romanzo straniero è un invito a visitare la casa di altre persone e i luoghi privati di un’altra realtà. Se siete solo un turista, potreste soffermarvi lungo una strada per osservare una vecchia casa, nella città vecchia, e scorgere forse una donna che guarda dalla finestra. Poi vi girate e vi allontanate. Se siete un lettore, vedrete anche voi quella donna che guarda dalla finestra, ma sarete accanto a lei, in quella stanza, nei suoi pensieri. Se leggete un romanzo straniero, sarete realmente invitati nei salotti di altre persone, nei loro uffici e nelle loro scuole, fin nelle loro stanze da letto. Sarete invitati a condividere le loro tristezze segrete, i momenti di gioia in famiglia, i loro sogni. È per questo che io credo che la letteratura sia un ponte gettato tra i popoli. Sono convinto che la curiosità può essere una virtù morale. Sono convinto che immaginare l’altro può essere un antidoto al fanatismo. Immaginare l’altro farà di voi non solo uomini migliori nel lavoro o nell’amore, ma vi trasformerà in esseri umani migliori. La tragedia tra Ebrei e Arabi consiste in parte nell’incapacità di così tanti di noi, Ebrei e Arabi, di immaginare l’altro. Immaginare l’altro realmente: negli amori, nelle paure tremende, nella rabbia, nella passione. Tra noi prevale l’ostilità, scarseggia invece la curiosità. Ebrei e Arabi hanno qualcosa di essenziale in comune: in passato sia gli uni che gli altri sono stati trattati, con disprezzo e brutalità, dalla mano violenta dell’Europa. Gli Arabi attraverso l’imperialismo, il colonialismo, lo sfruttamento e le umiliazioni. Gli Ebrei attraverso la discriminazione, le persecuzioni, le espulsioni e infine lo sterminio di massa. Si potrebbe pensare che due vittime, specie due vittime del medesimo oppressore, avrebbero sviluppato tra di loro un senso di solidarietà. Ahimè, non funziona così, né nei romanzi né nella vita. I peggiori conflitti infatti si scatenano spesso tra le vittime dello stesso oppressore: i figli di un genitore violento non provano necessariamente simpatia l’uno per l’altro. Anzi, spesso vedono nell’altro il riflesso del loro carnefice. Ed è proprio così tra Ebrei e Arabi in Medio Oriente. Mentre gli Arabi considerano gli Israeliani gli ultimi crociati, un’estensione dell’Europa bianca e colonizzatrice, molti Israeliani, da parte loro, vedono negli Arabi la nuova incarnazione dei loro antichi oppressori, incitatori di pogrom e nazisti. Questa situazione fa ricadere sull’Europa una speciale responsabilità per la soluzione del conflitto arabo-israeliano: anziché rimproverare e ammonire ora questi, ora quelli, gli europei dovrebbero estendere solidarietà, comprensione e aiuti agli uni e agli altri. Non occorre più scegliere se essere a favore di Israele o a favore della Palestina: è necessario essere a favore della Pace. Forse la donna alla finestra è una palestinese di Nablus. Forse un’ebrea israeliana di Tel Aviv. Se volete aiutare a ristabilire la pace tra queste due donne alle finestre, fareste meglio a informarvi su di loro. Leggete i romanzi, cari amici, vi insegneranno molte cose. È giunto il momento che persino ciascuna di queste due donne si informi meglio sull’altra. Per imparare, infine, che cos’è che riempie l’altra donna alla finestra di paura, rabbia, speranza. Certo non intendo affermare che la lettura dei romanzi può cambiare il mondo. Ma suggerisco, e ne sono fermamente convinto, che la lettura dei romanzi è uno dei modi migliori per capire che tutte le donne, a tutte le finestre, con ansia e trepidazione, non aspettano altro che la pace.
(Traduzione di Rita Baldassarre )
«Corriere della sera» del 2 novembre 2007
«Corriere della sera» del 2 novembre 2007
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