di Elena Loewenthal
La traccia in breve: «Commento di un passo della Prefazione della Coscienza di Zeno di Svevo»
La traccia in breve: «Commento di un passo della Prefazione della Coscienza di Zeno di Svevo»
«La coscienza di Zeno» è un atto di tradimento. Nella miglior tradizione del delitto, il colpevole confessa soltanto alla fine. Acquattatto nella sua muta poltrona, il dottore dichiara di aver creato tutto lui: il soggetto, la malattia. La diagnosi feroce. La terapia della psico-analisi dalla quale il romanzo scaturisce, lento e avvitato eppure avvincente. E' stato lui, il dottore, a indurre l'inquieto Cosini a scrivere la propria autobiografia come strumento di cura. La confessione del medico, che il lettore trova all'inizio del romanzo benché sul piano cronologico e mentale stia alla fine, porta allo scoperto la relazione quasi pericolosa che s'è intessuta fra il terapeuta e il suo soggetto. Fra il male - in questo caso di vivere, o meglio di non saper vivere - e la cura fatta di parole. Esponendo il suo malato, il medico lo tradisce. Mail tradimento è doppio, perché anche Zeno ha fatto lo stesso: si è «sottratto alla cura truffandomi del frutto della mia lunga paziente analisi di queste memorie». Traditore tradito, il medico ha deciso di pubblicare la storia di Zeno. Per questo, il ritratto che Svevo ci dà dell'inettitudine moderna, dell'uomo smarrito ma anche e soprattutto annoiato, non ha nulla di innocente. E' una storia fitta di allusioni, di reciproci sgambetti psicologici. Il romanzo risale al 1923 e pare provenire da un altro mondo: la suggestione che desta viene dal suo anacronismo. I ruoli si dipanano tutti attraverso la parola: è questa che tiene le redini del racconto, con le sue sfumature e le sue ambiguità. Manoi, ormai, non siamo più una civiltà che si esprime attraverso la parola, né tantomeno che attraverso le parole comprende e guarisce (o finge di guarire, come Zeno). La parola è ormai titolo generico in un sistema di comunicazione che si esprime su altri territori: suoni, immagini, numeri. Anche qui, fra le pagine di questo enunciato della prova d'italiano, ricco di parole «sommario» onnicomprensive - libertà, democrazia, amore, creatività -, dove i verbosi tormenti dell'inetto Zeno con la sua ennesima, ultima sigaretta stanno come un pesce fuor d'acqua.
«La Stampa» del 26 giugno 2009
Nessun commento:
Posta un commento