La traccia in breve: « L’innamoramento e l’amore attraverso i testi di Catullo, Dante, Gozzano, Leopardi e altri»
di Massimo Gramellini
Gentile prof.ssa Gelmini, per concedermi l'attestato di persona matura lei mi prega di comporre un saggio breve o un articolo di giornale su innamoramento e amore. E accompagna la sua richiesta con una serie di citazioni illustri: Catullo, Dante, Leopardi, Gozzano, Alberoni. (I primi quattro ne hanno scritto senza avere mai letto Alberoni, e si sente). Avendo io compiuto da poco diciotto anni, ho sull'amore idee ancora piuttosto nette. L'amore è quella forza potente che ci attrae verso tutto ciò che concepiamo, temiamo o speriamo fuori di noi, quando scopriamo nei nostri pensieri l'abisso di un insaziabile vuoto e cerchiamo di risvegliare in tutte le cose che esistono una consonanza con quello che proviamo dentro. C'è qualcosa in noi che aspira a quanto gli è simile. L'incontro con un'intelligenza capace di stimare con chiarezza le deduzioni della nostra, con un'immaginazione che sappia impadronirsi delle sottili intimità che è stata nostra gioia coltivare in segreto, con un corpo i cui nervi, come le corde di due squisite lire che accompagnano un'unica deliziosa voce, vibrino insieme ai nostri: ecco il fine irraggiungibile cui l'Amore aspira. Perciò nella solitudine, o in quello stato di abbandono in cui siamo circondati da esseri umani che tuttavia non ci comprendono, noi proviamo amore per i fiori, per l'acqua e il cielo. Anche nell'aria azzurra si scopre allora una segreta corrispondenza con il nostro cuore. Quando questo bisogno o questa facoltà sui estingue, l'uomo diventa il sepolcro vivente di se stesso e ciò che sopravvive è solo il guscio di quel che egli era un tempo. Ecco, prof.ssa Gelmini, questo è più o meno ciò che penso dell'amore. Casualmente ciò che penso io è ciò che già pensava un certo Percy Bysshe Shelley, le cui parole ho copia-incollato da Internet, aggiustandole un po'. Shelley era un grande poeta romantico (così ho letto su Wikipedia) e mi duole che lei non lo abbia inserito nella lista delle citazioni. Perciò, se adesso mi boccerà, io griderò alla censura e al complotto. Mal che vada, rimedierò una comparsata in televisione. Sono abbastanza maturo per fare strada in questo Paese, non trova?
«La Stampa» del 26 giugno 2009
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