La traccia in breve: « Social Network, Internet e New Media attraverso i testi di Bajani e Benkler»
Di Gianluca Nicoletti
Di Gianluca Nicoletti
La fase più recente del social networking è una gara collettiva a mollare gli ormeggi, oltre ogni barriera generazionale. E' sempre più frequente un uso diffuso a praticare robuste relazioni incorporee, anche in chi ha sempre avuto resistenze a frequentare il web. La modalità stessa dell'interazione attraverso Facebook, Twitter e sistemi analoghi facilita la conversione anche dei più scettici. Ogni invito all'astinenza digitale è debole, le macchine che ci imprigionano al rigore del lavoro sono spesso le stesse che, allo stesso tempo, ci suggeriscono la via per evadere. Temo che sarà una battaglia improba quella di chi vorrebbe arginare l'emotività multitask, è una singolarità mai provata dagli umani quella di sentirsi espansi a dismisura, pur restando ancorati ai propri microcosmi abituali. Il potere di fuoco di un medium partecipativo è infatti spesso usato al minimo, si cercano connessioni nel raggio del proprio ufficio, della propria città o poco oltre. E' quasi una fase adolescenziale che corrisponde alla scoperta di altre possibilità di relazione, perchè non basta più quella limitata dal nostro corpo. E' pur vero che l'euforia dello strapaese telematico fa spesso dimenticare cautele e salvaguardie del proprio privato, è facile la perdita di senno nel gioco del tag, della riga di status, di foto di case, figli, vacanze, vizi e virtù di cui facciamo gloriosa diffusione. Non sarei però troppo severo verso le sventatezze degli immigrati digitali. Per la prima volta una fase dell'evoluzione è visibile in corso d'opera. L'uomo è mediamente consapevole dell'inadeguatezza dei propri sensi organici alle richieste della contemporaneità, così deve abituarsi a convivere con l'idea che la sua futura «release» sia già in corso di progettazione.
«La Stampa» del 26 giugno 2009
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