Prima il ministro per l'istruzione Fioroni che promette: "Gli esami di maturità cambieranno dal prossimo anno". Poi gli studenti, che vanno oltre: in un sondaggio condotto da Swg, si dicono favorevoli all'abolizione dell'esame di stato. E ancora una petizione al ministro (lanciata dall'editore del sito matura.it): "La maturità è ansia, stress e 100 milioni di euro in meno, ministro Fioroni lo cancelli riformando il sistema attuale che permette a tutti di arrivare all'ultima classe". Una foga a tratti riformista e a tratti distruttiva per un'istituzione del nostro sistema scolastico. Ma come funziona nel resto d'Europa? L'esame di maturità (il cui nome ufficiale è 'esame di stato') non è una peculiarità italiana: in molti paesi c'è una prova al termine dell'istruzione di base, in molti casi necessaria per accedere all'università.
Il Baccalauréat francese. I francesi si dimostrano nostri cugini in tutto e per tutto: l'esame finale è obbligatorio al termine del ciclo di studio delle scuole superiori (che dura o tre o quattro anni) e da cui escono a 17-18 anni. Nell'esame per il baccalauréat sono previste sette prove scritte; le altre materie, in gran parte quelle opzionali, sono oggetto dell'esame orale. Il tasso di promozioni è sensibilmente più basso che in Italia ed è circa l'80% (in Italia si sfiora il 100%).
L'Abitur tedesco. Anche a Berlino e dintorni esiste una prova simile alla nostra maturità. L'Abitur (per gli amici 'Abi') è necessario per accedere all'università ed è composto da prove scritte e orali. Il voto è dato - strano ma vero - in 840esimi e si forma anche sui voti ricevuti negli ultimi 2-3 anni di scuola (come i nostri crediti formativi). Data la struttura federale dello stato tedesco, possono esserci delle piccole differenze fra uno stato e l'altro.
Il Bachillerato spagnolo. In Spagna la maturità non esiste: il Bachillerato è un corso (solitamente di due anni) successivo al termine della scuola secondaria, che avviene a 16 anni. Non è più scuola dell'obbligo, ma è propedeutico agli studi universitari: per il Bachillerato è sufficiente ottenere voti positivi in tutte le materie e la prova finale è necessaria solo per l'accesso all'università, a cui si arriva intorno ai 18 anni.
L'Advanced Level inglese. Il sistema nel Regno Unito (quindi Inghilterra, Galles, Irlanda del Nord, Scozia - ma anche molte ex colonie) è molto simile a quello spagnolo. La scuola secondaria termina a 16 anni, a cui possono seguire due anni propedeutici all'università al termine del quale gli studenti possono (non 'devono') prendere l'A-level. Una possibilità che diventa un obbligo de facto per iscriversi all'università, visto che in moltissimi college è una certificazione necessaria per l'accesso. Quanto a selettività, gli studenti inglesi sono fortunati come quelli italiani: le percentuali indicano un 96% di promozioni.
E al di là dell'Atlantico che succede? Negli Stati Uniti il modello è quello britannico. Il test è necessario per l'accesso all'università, altrimenti sono sufficienti voti positivi nelle singole materie per uscire dalla scuola. Nel Sat Reasoning Test non c'è una prova orale ed è composto da tre sezioni: matematica, lettura critica e scrittura. Esiste poi un'ulteriore prova su materie scelte dallo studente: è il Subject Test, una prova nozionistica composta da risposte multiple. Questi test sono usati sempre più spesso per la selezione nei college.
La nostra unicità. La particolarità italiana è evidente: dove non c'è un'esame finale esistono test d'ingresso all'università; dove esiste la 'maturità' non serve la prova d'accesso. In Italia c'è la maturità e sempre più università prevedono un test d'accesso. Una realtà di cui è consapevole il neo ministro Fioroni. Nell'intervista a RepubblicaRadioTv con cui ha annunciato che l'esame di stato sarà cambiato ha anche indicato l'obiettivo: dare certezza, sicurezza e serietà a una prova che deve essere pieno e integro valore. "Non a caso - ha fatto notare il ministro - tante università non prendono nemmeno in considerazione il voto della maturità e preferiscono fare propri test valutativi di ingresso ritenendoli più attendibili dell'esito della maturità".
Senza indicazione d'autore, da «La Repubblica» del 23 giugno 2006
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