Novità per un terzo degli studenti. Le famiglie protestano
« Così è sempre più a rischio la continuità didattica nelle classi »
« Così è sempre più a rischio la continuità didattica nelle classi »
di Salvo Intravaia
C´era una volta la continuità didattica. Ogni anno 4 insegnanti su 10 cambiano scuola o sono costretti a cambiare classi. Tra pensionamenti, trasferimenti, supplenze, "cattedre a 18 ore" e altri "marchingegni normativi", oltre un terzo degli alunni italiani anche durante lo stesso anno assiste ad un valzer degli insegnanti che non ha precedenti. Per una consistente fetta di alunni delle scuole statali completare un ciclo di studi con la stessa squadra di docenti è ormai quasi impossibile. La cosiddetta continuità didattica, considerata indispensabile per un buon apprendimento si è trasformata in una specie di lotteria. L´immancabile balletto di maestre e professori fa disperare soprattutto mamme e papà. «Il problema è particolarmente sentito dai genitori», conferma Angela Nava, presidente del Coordinamento genitori democratici, che continua: «Il grosso delle lamentele si registra prima della pausa natalizia, quando le graduatorie dei supplenti vengono aggiornate e le scuole procedono a nuove nomine. Ma anche per il turn-over riguardante il sostegno: sono tantissimi i genitori che ci chiedono come fare a mantenere lo stesso insegnante dell´anno precedente». Eventualità che, per una serie di complicate ragioni, quasi sempre non si realizza. Per comprendere il fenomeno è meglio affidarsi ai numeri.
Le cattedre attualmente funzionanti nella scuola italiana sono poco più di 776 mila con un numero di docenti a tempo indeterminato pari a 706 mila. Tutto il resto dei posti è occupato da supplenti annuali e fino al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno), ma anche da supplenti temporanei che si contendono un numero imprecisato (tra 40 e 60 mila) di spezzoni di cattedra: frazioni inferiori alle 18 ore settimanali. Per soli trasferimenti lo scorso mese di settembre hanno cambiato scuola oltre 73 mila insegnanti (a fronte di oltre 130 mila richieste), pari all´11,1 per cento del totale. I pensionamenti nel 2007 hanno toccato quota 42 mila (quasi il 6 per cento dei titolari in servizio) e sui supplenti che cambiano scuola praticamente ogni anno non ci sono ancora numeri definitivi. Due anni fa erano 124 mila, l´anno scorso 120 mila, (il 15,5 dei docenti in servizio). Dopo le 50 mila assunzioni decise dal governo e effettuate la scorsa estate, i precari sono calati di qualcosa ma non di molto visto che i pensionamenti hanno per buona parte compensato i nuovi arrivi.
Trasferimenti, pensionamenti e supplenze determinano una mobilità dei docenti che supera il 32 per cento. Ma ci sono altri complessi "meccanismi", alcuni dei quali non contabilizzati, che aggravano la situazione portando i numeri a ridosso del 40 per cento. Distacchi sindacali e all´università, comandi presso gli uffici centrali e periferici dell´amministrazione scolastica, assegnazioni provvisorie e utilizzazioni (per un solo anno), insegnanti inidonei, "cattedre a 18 ore" e, soprattutto, le supplenze assegnate dalle stesse scuole in base alle graduatorie d´istituto. «Ci sono classi che cambiano due o tre professori anche nel corso dello stesso anno perché le graduatorie d´istituto vengono aggiornate ad anno ampiamente iniziato. Per apprendere occorre instaurare una relazione con l´insegnante ma se questi cambiano di continuo come si fa?», si chiede Irma Caputo, dell´Unione degli studenti. «Possibile - sbotta la Nava - che in un paese democratico non si riesca a trovare una soluzione?».
E anche quando il prof non si sposta in un´altra scuola, a causa del meccanismo che obbliga i dirigenti scolastici ad assegnare 18 ore di insegnamento a tutti i docenti, spesso, gli stessi sono costretti a cambiare le classi da un anno all´altro. Basta infatti che si formi una classe in più o in meno per rivoluzionare l´assegnazione delle cattedre ai professori. Per limitare il balletto dei docenti ad una valore "fisiologico" al ministero si stanno dando da fare. «La continuità didattica - dichiara Mariangela Bastico, vice ministro della Pubblica istruzione - è un valore per la qualità della scuola. Il grosso del fenomeno è determinato dai precari che stiamo contribuendo a stabilizzare attraverso le 150 mila assunzioni varate l´anno scorso. Con l´ultima Finanziaria abbiamo deciso di stabilizzare la maggior parte degli insegnanti di sostegno. Ci stiamo anche adoperando per evitare il cambio dei supplenti in corso d´anno e per limitare le sostituzioni nei settori cruciali».
Le cattedre attualmente funzionanti nella scuola italiana sono poco più di 776 mila con un numero di docenti a tempo indeterminato pari a 706 mila. Tutto il resto dei posti è occupato da supplenti annuali e fino al termine delle attività didattiche (fino al 30 giugno), ma anche da supplenti temporanei che si contendono un numero imprecisato (tra 40 e 60 mila) di spezzoni di cattedra: frazioni inferiori alle 18 ore settimanali. Per soli trasferimenti lo scorso mese di settembre hanno cambiato scuola oltre 73 mila insegnanti (a fronte di oltre 130 mila richieste), pari all´11,1 per cento del totale. I pensionamenti nel 2007 hanno toccato quota 42 mila (quasi il 6 per cento dei titolari in servizio) e sui supplenti che cambiano scuola praticamente ogni anno non ci sono ancora numeri definitivi. Due anni fa erano 124 mila, l´anno scorso 120 mila, (il 15,5 dei docenti in servizio). Dopo le 50 mila assunzioni decise dal governo e effettuate la scorsa estate, i precari sono calati di qualcosa ma non di molto visto che i pensionamenti hanno per buona parte compensato i nuovi arrivi.
Trasferimenti, pensionamenti e supplenze determinano una mobilità dei docenti che supera il 32 per cento. Ma ci sono altri complessi "meccanismi", alcuni dei quali non contabilizzati, che aggravano la situazione portando i numeri a ridosso del 40 per cento. Distacchi sindacali e all´università, comandi presso gli uffici centrali e periferici dell´amministrazione scolastica, assegnazioni provvisorie e utilizzazioni (per un solo anno), insegnanti inidonei, "cattedre a 18 ore" e, soprattutto, le supplenze assegnate dalle stesse scuole in base alle graduatorie d´istituto. «Ci sono classi che cambiano due o tre professori anche nel corso dello stesso anno perché le graduatorie d´istituto vengono aggiornate ad anno ampiamente iniziato. Per apprendere occorre instaurare una relazione con l´insegnante ma se questi cambiano di continuo come si fa?», si chiede Irma Caputo, dell´Unione degli studenti. «Possibile - sbotta la Nava - che in un paese democratico non si riesca a trovare una soluzione?».
E anche quando il prof non si sposta in un´altra scuola, a causa del meccanismo che obbliga i dirigenti scolastici ad assegnare 18 ore di insegnamento a tutti i docenti, spesso, gli stessi sono costretti a cambiare le classi da un anno all´altro. Basta infatti che si formi una classe in più o in meno per rivoluzionare l´assegnazione delle cattedre ai professori. Per limitare il balletto dei docenti ad una valore "fisiologico" al ministero si stanno dando da fare. «La continuità didattica - dichiara Mariangela Bastico, vice ministro della Pubblica istruzione - è un valore per la qualità della scuola. Il grosso del fenomeno è determinato dai precari che stiamo contribuendo a stabilizzare attraverso le 150 mila assunzioni varate l´anno scorso. Con l´ultima Finanziaria abbiamo deciso di stabilizzare la maggior parte degli insegnanti di sostegno. Ci stiamo anche adoperando per evitare il cambio dei supplenti in corso d´anno e per limitare le sostituzioni nei settori cruciali».
«La Repubblica» del 14 gennaio 2008
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