I filmati d'archivio di «TecheTecheTé» vincono la battaglia dell'access prime time con il 17,1% di share
di Aldo Grasso
Capita, d'estate, che il programma più seguito della serata sia pure quello più economico da realizzare: nessuna produzione, nessun acquisto, solo - si fa per dire - un certosino lavoro di «spulcio» di filmati d'archivio, a cominciare da quel tesoro inesauribile che sono le Teche Rai. Autori, ricercatori, archivisti, montatori: così «TecheTecheTé» vince la battaglia dell'access prime time, con 3.194.000 spettatori medi e il 17,1% di share (una cifra, questa, che persino un varietà di nuova produzione fatica a ottenere...).
PERFORMANCE - Nella settimana appena trascorsa ha registrato performance notevoli: 3.714.000 spettatori medi, con uno share del 18,3% e, complice la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi, un picco del 21% venerdì sera. «TecheTecheTé» ha sostituito, quest'anno, «Da Da Da», pur mantenendo la medesima squadra autoriale. Nello stesso periodo dello scorso anno, «Da Da Da» viaggiava su una media superiore di circa 500.000 spettatori (3.711.000, 19% di share), e in precedenza, aveva varcato la soglia dei 5 milioni (complici i Mondiali). Il programma di quest'anno sconta probabilmente due problemi, uno generale e uno più specifico. Il completamento della digitalizzazione ha certamente frammentato gli ascolti; ma è anche vero che «TecheTecheTé» indulge spesso un po' troppo alla «logica Blob», all'accostamento spericolato, alla pratica della razzia con effetto spaesamento. Se si analizza il profilo del pubblico, si capisce che il programma «di montaggio» è un'incredibile risorsa della Rai, perché svolge una funzione nostalgica su quel pubblico (26% di share fra gli ultra 65enni e 20% sui cinquantenni) che lo ama. Probabilmente un pubblico ancora più «tradizionalista» di quello che gli autori hanno in mente.
PERFORMANCE - Nella settimana appena trascorsa ha registrato performance notevoli: 3.714.000 spettatori medi, con uno share del 18,3% e, complice la cerimonia d'apertura delle Olimpiadi, un picco del 21% venerdì sera. «TecheTecheTé» ha sostituito, quest'anno, «Da Da Da», pur mantenendo la medesima squadra autoriale. Nello stesso periodo dello scorso anno, «Da Da Da» viaggiava su una media superiore di circa 500.000 spettatori (3.711.000, 19% di share), e in precedenza, aveva varcato la soglia dei 5 milioni (complici i Mondiali). Il programma di quest'anno sconta probabilmente due problemi, uno generale e uno più specifico. Il completamento della digitalizzazione ha certamente frammentato gli ascolti; ma è anche vero che «TecheTecheTé» indulge spesso un po' troppo alla «logica Blob», all'accostamento spericolato, alla pratica della razzia con effetto spaesamento. Se si analizza il profilo del pubblico, si capisce che il programma «di montaggio» è un'incredibile risorsa della Rai, perché svolge una funzione nostalgica su quel pubblico (26% di share fra gli ultra 65enni e 20% sui cinquantenni) che lo ama. Probabilmente un pubblico ancora più «tradizionalista» di quello che gli autori hanno in mente.
«Corriere della sera» del 30 luglio 2012
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