07 dicembre 2006

Nel nome di Marx

Il filosofo Giovanni Reale, curatore di un volume della Bompiani dedicato ai pensatori greci, denuncia le omissioni «politiche» della vecchia traduzione
Di Armando Torno
I Presocratici censurati dall’ideologia della sinistra
In questi giorni è uscito nella serie «Il pensiero occidentale» di Bompiani il poderoso volume I Presocratici (pp. 2070, con testo a fronte, 38), dove Giovanni Reale, che è anche direttore della collana, ha tradotto con alcuni collaboratori le testimonianze e i frammenti rimasti dei primi pensatori greci. Di essi - è noto a chi sfoglia anche una semplice storia della filosofia - non ci sono pervenute opere integre; fu la filologia tedesca, grazie al lavoro formidabile di Hermann Diels e Walter Kranz, a ricostruire nell’arco di mezzo secolo quel che oggi possiamo leggere di tali autori. Una frase posta in copertina colpisce il lettore: «Prima traduzione integrale»: e questo anche se in Italia non mancano altre versioni di quello che gli addetti ai lavori chiamano confidenzialmente «il Diels-Kranz». Ma come? Nella mai abbastanza rimpianta collana «Filosofi antichi e medievali» di Laterza non ci sono due volumi, curati nel 1969 da Gabriele Giannantoni e continuamente ristampati, che si presentavano come una vera e propria traduzione del «Diels-Kranz»? Giovanni Reale nell’introduzione smonta i tentativi precedenti, segnalando le parti saltate, le omissioni, le lacune e per taluni aspetti quello che egli considera un guasto scientifico. Al lavoro di Giannantoni dedica addirittura un capitolo di 4 pagine dal titolo Che cosa manca nell’edizione dei Presocratici pubblicata da Laterza. Di più: nemmeno nella prestigiosa collana della Pléiade di Gallimard, in cui nel 1988 uscì un eccellente volume dedicato a questi filosofi e curato da Jean-Paul Dumont, si legge il testo integrale perché sono stati saltati i primi dieci capitoli del «Diels-Kranz». Sia chiaro: le parti omesse non contengono oscenità o attacchi a idee portanti dell’attuale vivere civile, ma rappresentano a detta di Reale - e qui sta il nocciolo della questione - il «lato tangibile di una certa manomissione del sapere filosofico» operata da molti marxisti, «che non presentavano talune cose nella loro effettiva realtà». E tali parole assumono un particolare peso dando anche una semplice occhiata al curriculum di Reale, dove figurano - facciamo qualche esempio tra le decine di titoli - i 10 volumi della Storia della filosofia greca e romana (Bompiani 2004), la traduzione con commento della Metafisica di Aristotele (Vita & Pensiero, poi Bompiani), la cura delle opere complete di Platone, di Seneca, di Plotino, una nuova edizione dei frammenti di Melisso (La Nuova Italia) e via di questo tono. Giannantoni, va sottolineato senza tentennamenti, fu uno studioso di prim’ordine, e lo dimostrano soprattutto i quattro volumi dove raccolse i testi di Socrate e dei Socratici, ancora disponibili presso l’editore Bibliopolis di Napoli; così come Laterza, che ha pubblicato opere fondamentali per la cultura italiana, non può essere accusata di nessun concorso in reato ideologico. Il vero problema, ci confida Reale, stava proprio nella penetrazione degli intellettuali comunisti nei laboratori dell’editoria liberale e nella successiva occupazione del sapere. Laterza, in altre parole, va considerata più vittima che complice. Ma tali furono anche molti onesti professori che avevano aderito fiduciosi alle aperture di Togliatti e successori. Qui si apre uno scenario difficile oggi da immaginare. Guardando talune traduzioni, certi libri (soprattutto scolastici), molto lavoro editoriale (voci di enciclopedie, scelta di curatéle), via via sino all’assegnazione delle cattedre universitarie, per Reale la filosofia è stata tenuta in ostaggio da «una precisa concezione politica che cercava di svuotare i veri significati delle idee, soprattutto di quelle forti». E questo a cominciare proprio dai Presocratici, che - come ha scritto il ricordato Dumont - «sono la memoria della nostra civiltà occidentale», o meglio «rivelano ciò che furono al loro inizio la filosofia e la scienza, ossia la teologia, le matematiche, l’astronomia, la geografia, la storia e la medicina». Per questo, sottolinea ancora Reale, lo scritto introduttivo di Giannantoni alla sua raccolta «sorvola sui contenuti e si sofferma su questioni non essenziali». Come dire: questi pensatori dovevano fornire mattoni per l’ideologia, così come il Colosseo diede ai romani le pietre per edificare palazzi senza soverchie fatiche, e non esprimere una loro filosofia. Del resto, proprio qui partono le idee fondamentali sull’immortalità dell’anima, sull’esistenza di Dio, sull’etica e anche sulle concezioni materialistiche della vita. Gestirne l’interpretazione era come possedere le chiavi per accedere alla cabina di comando del pensiero occidentale. A questo punto Reale, nel colloquio che abbiamo avuto, ha aperto la scatola dei ricordi. Si è rammentato delle spedizioni fatte nei Paesi comunisti, attraverso le ambasciate americane, dei suoi libri - erano proibiti, come la Metafisica di Aristotele «che nelle biblioteche era sempre dal rilegatore»; di quel che accadeva ai concorsi universitari e financo ai convegni, dove quasi sempre era escluso dagli inviti riguardanti le tematiche di filosofia antica; dei condizionamenti per tradurre o curare talune opere (il povero Giuseppe Faggin dovette mettere in un cassetto e dimenticare, alla fine degli anni ‘40, la sua edizione delle Enneadi di Plotino) e così di seguito. In altre parole, la traduzione dei Presocratici uscita da Bompiani, oltre ad essere la prima vera integrale dopo la tedesca, apre una questione che nessuno ha mai affrontato sino in fondo. Da questi insospettabili e frammentari filosofi greci, che tanto piacevano a Nietzsche e nei quali Husserl vedeva la nascita dell’Europa, si può ricostruire un capitolo della storia culturale contemporanea e comprendere come la regia di controllo del Partito comunista fosse attuata. Certo, tali discorsi hanno un valore storico. Oggi non ci risulta che qualcuno sia impegnato in fatiche di tal fatta, le quali richiederebbero comunque una notevole intelligenza, oltre a una buona preparazione. Le cose importanti sono, come dire?, individuate altrove, a cominciare dalla televisione e dai suoi indecenti programmi. E quel che sembra ideologizzato, lo è grazie alle leggi dell’inerzia. Che in Italia sono particolarmente attive.
Giovanni Reale è uno dei massimi esperti del pensiero antico. In questi giorni è uscita la sua traduzione dei testi dei Presocratici. È professore honoris causa dell’Università di Mosca
Gabriele Giannantoni (1932 -1998) aveva curato nel 1969 l’unica traduzione ritenuta completa dei Presocratici. Ora Reale ne denuncia lacune e ideologizzazioni
«Corriere della sera» del 21 novembre 2006

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