Il semplice ed economico aggeggio ideato dall’argentino Martin Varsavsky, un modem che «sparge» Internet nell’aria per qualche metro, è l’arma di una nuova comunità globale che attraverso la Rete potrebbe rivoluzionare anche la telefonia mobile. Scalzando i gestori
di Matteo Liut
Passeggiare a New York e controllare la posta elettronica. Gratis. Prendere un tè a Bombay e chiacchierare con un amico che abita a Tokyo. Gratis. Visitare Roma e caricare le foto in tempo reale sul proprio blog. Gratis. Insomma: trovare in ogni angolo del pianeta un accesso a Internet senza spendere un euro. Come? Grazie all’idea di un imprenditore argentino, Martin Varsavsky. E a migliaia di persone che hanno già creduto al suo stesso ideale «regalando» la propria connessione a Internet grazie al wi-fi, la tecnologia wireless (senza fili) oggi sempre più diffusa. Nasce così la comunità di «Fon», una realtà che ha già contagiato migliaia di italiani e che, come tutte le innovazioni di successo, è più facile da utilizzare che da spiegare. Proviamoci. Tra i miti fondatori di Internet quello di «comunità» resta il più radicato, il più vicino a certe sensibilità che volevano (e vogliono) la tecnologia come strumento di emancipazione sociale. Nonostante esagerate incrostazioni ideologiche, i concetti di comunità e di «condivisione» hanno accompagnato l’evoluzione del Web. Finora però a essere «distribuita» spesso era solo la risorsa della conoscenza e dell’informazione, cui tutti (quelli che sanno usare un computer…) possono accedere e attingere e che tutti possono modificare. L’esempio più evidente? Wikipedia: il mondo in cui il sapere diventa proprietà di tutti. Con l’idea di Varsavsky l’utopia della condivisione investe risorse che hanno un valore direttamente economico: il collegamento domestico a Internet, per cui moltissime persone oggi pagano. E spesso pagano anche quando non lo usano (come capita a quegli abbonati flat dove con un canone fisso ci si assicura la connessione 24 ore su 24) o pagano due volte quando fuori casa hanno bisogno di un accesso alla rete. Usando la tecnologia wi-fi oggi in tutte le case è possibile creare piccole reti senza fili che coprono qualche decina di metri. Così l’imprenditore argentino ha ben pensato di costruire un router wi-fi (un modem che da un lato connette a Internet e dall’altro alla rete di casa senza fili) in grado di mettere a disposizione la propria connessione rendendola accessibile, però, solo a chi ha deciso di fare altrettanto diventando membro della comunità fondata da Varsavsky e da lui chiamata «Fon». Ad esempio: Mario vive a Milano, ha una connessione a internet e decide di diventare «Fonero» (membro di «Fon»). Dopo essersi registrato sul sito www.fon.com non deve fare altro che comprare il ruoter wi-fi (chiamato «La Fonera»), installandolo in un posto dove il segnale possa essere ricevuto anche da chi, magari, passa per strada. In questo modo Mario, quando si troverà in qualsiasi città del mondo dove un’altra persona condivide la sua connessione, avrà accesso a Internet gratuitamente con il suo portatile o il palmare con dispositivo senza fili. Non solo: da casa potrà anche offrire a pagamento la connessione a un altro utente che non condivide la propria connessione. Ed è proprio questo in Italia a costituire uno dei punti più controversi: spesso infatti chi fornisce il collegamento a Internet non gradisce (o lo vieta esplicitamente da contratto) di «subappaltare» questa connessione a terzi. Un nodo – anche legislativo – che andrà in qualche modo affrontato. Pena un ritardo tutto italiano. Il ritardo, in realtà, farebbe comodo alle compagnie di telefonia mobile che nella rete «Fon» potrebbero presto avere un pericoloso nemico. Non a caso, infatti, a finanziare Varsavsky, oltre al colosso di Internet Google, c’è anche Skype, l’azienda che fornisce telefonia via Internet a prezzi concorrenziali. Da loro a febbraio sono arrivati a «Fon» ben 21 milioni di dollari, tanto da permettere di vendere i router per alcuni mesi a cinque euro l’uno (ora costa circa trenta euro). In queste settimane, poi, Skype ha lanciato il primo telefono wi-fi, in grado di funzionare come un normale cellulare ma usando una rete senza fili connessa a Internet. L’idea di «Fon» comunque piace a molti, anche a qualche città: «L’amministrazione della cittadina francese Blanquefort ha acquistato mille router "La Fonera" – si legge nel blog italiano di «Fon» gestito da Stefano Vitta –. Dal 21 dicembre verranno distribuiti agli abitanti che hanno espresso il desiderio di contribuire alla copertura wi-fi per tutti i cittadini e per tutti i foneros del mondo che visiteranno questo splendido paesino». Ma a «Fon» ha aderito anche «Roma wireless», la rete che copre alcuni monumenti della capitale. Un successo dovuto anche agli sforzi messi in campo dalla comunità per portare in tutto il mondo il «vangelo» del wi-fi.
«Avvenire» del 10 dicembre 2006
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