Ricerca della ColumbiaLe
di Emanuela Di Pasqua
Uso di Internet, studio di «Science» sui danni alla mente
Perché dovremmo fare uno sforzo mnemonico se c’è qualcuno che lo fa per noi? Al pari del calcolatore, che ha impigrito le abilità matematiche, ora la Rete sta infiacchendo significativamente la memoria degli esseri umani che delegano sempre più ogni sforzo di apprendimento ai motori di ricerca. Il che preoccupa molto gli esperti che in uno studio americano della Columbia University di New York delineano il ritratto di un mondo futuro malato di amnesia e sostenuto da una grande memoria collettiva e digitale. Come spiega Betsy Sparrow, autrice della ricerca, la Rete è divenuta una sorta di memoria transattiva: una memoria esterna, comoda e utilissima che fa tutto al posto nostro.
LO STUDIO - Un team di ricercatori ha effettuato infatti alcuni test su un gruppo di giovani, verificando sul campo come la memoria e la capacità di apprendimento si siano adattate a Internet. In un primo test sono state fatti a 46 studenti della Harvard University una serie di quesiti su argomenti sparsi, riscontrando che quanto più le domande erano attinenti a termini legati a Internet (come Google, Yahoo, ecc), quanto più i ragazzi si dimostravano lenti e inefficaci nelle risposte, mentre alla vista di parole estranee alla Rete (come nike o target) si registrava nelle risposte maggior prontezza. Nel secondo e nel terzo esperimento gli studiosi hanno sottoposto ai volontari alcuni quiz sui quali sarebbero stati poi interrogati per verificare le informazioni ricordate. Nel corso dell’esperimento i ragazzi avevano il permesso di prendere appunti su un pc (offline), ma a un gruppo è stato detto che gli appunti sarebbero stati salvati, mentre all’altro gruppo è stato sottolineato che le note sarebbero state cancellate. Come prevedibile i due gruppi hanno reagito in modo differente e il gruppo sicuro del salvataggio ha automaticamente dimenticato maggiori informazioni, forte del sostegno del computer. Mentre gli altri, facendo di necessità virtù e aguzzando l’ingegno, hanno trattenuto una maggiore quantità di dati.
NUOVI PARADIGMI - Secondo la ricerca, pubblicata su Science, il web ha rivoluzionato anche il modo in cui la nostra mente organizza e archivia i ricordi e a forza di rivolgerci ai motori di ricerca ci stiamo abituando anche a memorizzare le informazioni utilizzando nuovi paradigmi. Dunque non solo il cyberspazio sta mandando in pensione la memoria, ma sta anche sovvertendo l’ordine delle informazioni in fatto di importanza. E così del film Casablanca, anziché ricordare il regista (Michael Curtiz) è probabile che rimarrà impresso il nome del sito consultato per saperne di più. Inutile dire che sarebbe più importante ricordare Curtiz, ma tutto è relativo. In un mondo che ragiona per parole chiave e in cui il lavoro di archiviazione che dovrebbe fare il nostro cervello viene svolto da Google e colleghi, è forse più utile tenere a mente il modo in cui ritrovare un’informazione dell’informazione in sé. Michael Curtiz in fin dei conti è «solo» l’autore di uno dei film che ha fatto la storia del cinema. Ma a cosa serve ricordarlo? Google lo sa benissimo.
LO STUDIO - Un team di ricercatori ha effettuato infatti alcuni test su un gruppo di giovani, verificando sul campo come la memoria e la capacità di apprendimento si siano adattate a Internet. In un primo test sono state fatti a 46 studenti della Harvard University una serie di quesiti su argomenti sparsi, riscontrando che quanto più le domande erano attinenti a termini legati a Internet (come Google, Yahoo, ecc), quanto più i ragazzi si dimostravano lenti e inefficaci nelle risposte, mentre alla vista di parole estranee alla Rete (come nike o target) si registrava nelle risposte maggior prontezza. Nel secondo e nel terzo esperimento gli studiosi hanno sottoposto ai volontari alcuni quiz sui quali sarebbero stati poi interrogati per verificare le informazioni ricordate. Nel corso dell’esperimento i ragazzi avevano il permesso di prendere appunti su un pc (offline), ma a un gruppo è stato detto che gli appunti sarebbero stati salvati, mentre all’altro gruppo è stato sottolineato che le note sarebbero state cancellate. Come prevedibile i due gruppi hanno reagito in modo differente e il gruppo sicuro del salvataggio ha automaticamente dimenticato maggiori informazioni, forte del sostegno del computer. Mentre gli altri, facendo di necessità virtù e aguzzando l’ingegno, hanno trattenuto una maggiore quantità di dati.
NUOVI PARADIGMI - Secondo la ricerca, pubblicata su Science, il web ha rivoluzionato anche il modo in cui la nostra mente organizza e archivia i ricordi e a forza di rivolgerci ai motori di ricerca ci stiamo abituando anche a memorizzare le informazioni utilizzando nuovi paradigmi. Dunque non solo il cyberspazio sta mandando in pensione la memoria, ma sta anche sovvertendo l’ordine delle informazioni in fatto di importanza. E così del film Casablanca, anziché ricordare il regista (Michael Curtiz) è probabile che rimarrà impresso il nome del sito consultato per saperne di più. Inutile dire che sarebbe più importante ricordare Curtiz, ma tutto è relativo. In un mondo che ragiona per parole chiave e in cui il lavoro di archiviazione che dovrebbe fare il nostro cervello viene svolto da Google e colleghi, è forse più utile tenere a mente il modo in cui ritrovare un’informazione dell’informazione in sé. Michael Curtiz in fin dei conti è «solo» l’autore di uno dei film che ha fatto la storia del cinema. Ma a cosa serve ricordarlo? Google lo sa benissimo.
«Corriere della Sera» del 15 luglio 2011
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