I giovani e le responsabilità degli adulti
di Edo Patriarca
Da mesi la cronaca ci propone episodi scabrosi che vedono coinvolti gli adolescenti: bullismo, violenze a compagni disabili, sesso raccontato con i video-telefonini. Racconti particolareggiati, interviste ai genitori ma nessun riflessione o presa in carico, neanche un accenno di autocritica. Se il nostro tessuto sociale si sta sfrangiando e si stanno in parte perdendo valori e virtù che costruiscono la "vita buona" di chi è la responsabilità? Forse di coloro che in questi decenni hanno predicato la libertà per la libertà e, per i giovani, una sessualità senza confini e paletti. Non è forse colpa anche di una certa pedagogia pseudoprogressista che ha predicato il valore assoluto della ricerca per la ricerca, del mito dell'autorealizzazione disponibile ad ogni sbocco esistenziale? In nome della libera ricerca personale - giusta e sacrosanta - il mondo adulto si è acconciato a dare voce a tutti i desideri , a non dare regole perchè troppo lesive della libertà, a non offrire valori che vanno scoperti per conto proprio. Questi signori, da sempre accusatori intransigenti di una pedagogia cristiana secondo loro troppo propensa a tarpare le ali ai giovani e ad imporre modelli precostituiti, non fanno autocritica, sono scomparsi nel nulla, letteralmente evaporati. E oggi ne vediamo i risultati: adulti incapaci di accompagnare e orientare i giovani e di offrire una proposta e un progetto di vita su cui confrontarsi per poi costruire il proprio; adulti incapaci di gestire il conflitto e di sanzionare comportamenti cattivi rubando così ai ragazzi persino la possibilità di contestare. L'unica forma di contestazione rimane il consumo, il consumo di tutto, persino del proprio corpo. E il dibattito pubblico si avvolge sul nulla: sui cognomi da assegnare ai figli (ma ci si è mai chiesti se la questione interessasse ai ragazzi?) e sulle unione di fatto, piuttosto che sul sostegno deciso e convinto alla famiglia e alla genitorialità. Si discute di crescita e di competitività: ma questa crescita è possibile solo con un forte investimento educativo verso le nuove generazioni, che non è solo scuola e formazione, ma un patto intergenerazionale per ricostruire un clima impegnato e operoso che contrasti il disarmo educativo della società adulta .Tanti dati, tante indagini sui ragazzi ma nessuna indicazione concreta e di prospettiva: si prende atto della realtà come dato oggettivo senza dare alcun giudizio di valore. E si propongono cure palliative, di contenimento. Se si parla di distretto si dica che non è solo industriale ma anche educativo e formativo; se si parla di famiglia si parli di sostegno alla genitorialità con atti politici concreti. Se si parla di scuola si dichiari una nuova stagione di impegno educativo ai valori e alle virtù: abbiamo bisogno di docenti preparati nelle discipline ma che siano anche esperti di umanità, soprattutto nelle scuola di base. Si è docenti per vocazione, le sanatorie in queste professioni sono deleterie. Si dia valore all'associazionismo familiare, alla sussidiarietà orizzontale che le famiglie già praticano nelle esperienze di aiuto-aiuto organizzato. E si riconosca il valore prezioso della tradizione pedagogica di ispirazione cristiana, profondamente laica e attualissima: un deposito culturale ed esperienziale immenso, una grande risorsa per l'intero sistema educativo del nostro Paese.
«Avvenire» del 28 gennaio 2007
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