16 settembre 2025

La prima pagina del mio romanzo storico sulla vita del poeta Giovan Battista Marino (1659-1625)
di Francesco Maria Toscano
Non so se oggi il nome del Cavaliere Giovan Battista Marino dica ancora qualcosa ai giovani che inseguono le mode, né se qualcuno, fra questi nuovi letterati dalla penna spuntata, abbia mai aperto il suo Adone, così come si apre un ventaglio dimenticato in un cassetto.

Ma io lo conobbi. Lo conobbi davvero. Lo vidi in carne e raso, con il colletto di pizzo e lo sguardo più tagliente della spada che non portava mai. L’ho visto essere acclamato e insultato, imprigionato e celebrato, ascoltato dai re e temuto dai poeti.

Non scrivo per difenderlo. Né per condannarlo. Scrivo perché nessuno ha raccontato ciò che stava dietro il suo sorriso, tra le righe delle sue lettere, sotto le maschere dorate del suo verso.

Mi chiamo Cesare C. Sebbene io abbia solo servito il cavaliere come copista, amico e qualche volta complice, ciò che so può bastare a ricostruire un uomo. O almeno la sua ombra.

Incomincerò da Napoli, naturalmente. Era l’anno del Signore 1596 e la città era un braciere: povera e sontuosa, musicale e violenta.

Ed è lì che il fuoco prese, e il ragazzo divenne fiamma.

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Postato il 16 settembre 2025

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