di Enrico Paventi
La sconfinata mole delle
ricerche che, nel corso degli ultimi decenni, hanno cercato di ricostruire e
analizzare la storia del lager di Auschwitz si è arricchita recentemente di un
contributo che focalizza la sua attenzione sugli esperimenti medici condotti
sulle prigioniere. Nel suo saggio Die Frauen von Block 10 (pubblicato in
Germania da Hoffmann und Campe) lo storico Hans-Joachim Lang esamina le vicende
legate al cosiddetto Block 10 , la baracca nella quale, nel campo principale
di Auschwitz, dall’aprile del 1943 al gennaio del 1945 vennero effettuati
esperimenti su circa 800 ebree. Due clinici, Horst Schumann e Carl Clauberg,
utilizzarono le recluse come cavie per mettere a punto un metodo di
sterilizzazione, altri medici si dedicarono invece a effettuare
sperimentazioni sul sangue delle detenute, altri ancora tentarono di
individuare alcune caratteristiche antropologiche di queste ultime. La donne
internate nella baracca 10 furono inizialmente 264, provenienti in particolare
da Grecia, Belgio, Germania, Francia e Olanda: se avessero rifiutato di
sottoporsi agli esperimenti, sarebbero state assegnate alle squadre di lavoro o
inviate nelle camere a gas. Lo storico sostiene in ogni caso come l’impulso
decisivo all’allestimento della baracca 10 di Auschwitz e ai successivi
esperimenti sia venuto da Heinrich Himmler, il Reichsführer delle SS, che era
interessato a sviluppare tecniche finalizzate a rendere sterili in maniera
rapida e affidabile donne «razzialmente inferiori».
Himmler intendeva cioè selezionare la popolazione della Polonia e delle altre regioni dell’Europa orientale che erano state occupate di recente per abbassare, in tutti i modi possibili, l’elevato tasso di natalità degli ebrei e dei polacchi. Si trattava della cosiddetta «politica demografica negativa» che, secondo i propositi del capo delle SS, avrebbe dovuto caratterizzare il futuro dei popoli presenti nell’Europa dell’est, la cui «forza biologica» sarebbe stata pertanto da annientare. L’idea era insomma di sfruttarne per un verso tutta la capacità lavorativa e di destinarli per l’altro – attraverso la sterilizzazione di massa – a un progressivo declino demografico. Se è vero che Clauberg e Schumann erano stati chiamati dai vertici delle SS a occuparsi soprattutto del programma di sterilizzazione occorre però ricordare, come si è accennato, che nella baracca 10 furono condotte anche ricerche sul sangue: l’Istituto di igiene di Berlino intendeva scoprire ad esempio se, attraverso determinate metodologie, si riuscisse a innalzare il numero dei titoli anticorpali dei gruppi sanguigni. Bruno Beger, un medico che arriva ad Auschwitz nel giugno del 1943, riceve dal canto suo l’incarico di studiare gli ebrei e le ebree sotto il profilo antropologico. Queste ricerche riguardarono le misure della testa e del viso, il colore della pelle, dei capelli e degli occhi nonché la forma della testa, dell’occipite, del naso e della bocca.
Gli esperimenti provocano sulle “cavie” dolori lancinanti e causano nel migliore dei casi febbre alta, nel peggiore infezioni, infiammazioni delle ovaie o addirittura la morte. Le numerosissime testimonianze raccolte da Lang e citate nel saggio non lasciano alcun dubbio al riguardo. Una volta portata a termine la prima serie dei suoi esperimenti, Clauberg scrive a Himmler il 7 luglio del 1943: «Il metodo da me ideato per effettuare la sterilizzazione dell’organismo femminile senza operazione è stato messo pressoché a punto. Consiste in una sola iniezione eseguita nell’apertura dell’utero e può essere praticato – nel corso dei consueti, noti esami ginecologici – da ogni medico».
Alcuni mesi dopo, nell’inverno dell’anno seguente, torna a scrivere a Himmler sostenendo di aver portato a termine gli esperimenti, i cui risultati avrebbero potuto essere sottoposti al vaglio di una commissione. Afferma inoltre, a riprova del successo della sua attività di ricerca, di aver sterilizzato di propria mano, fino all’autunno del 1943, 23 donne; il suo collaboratore Goebel, fino al tardo autunno del 1944, ne avrebbe sterilizzate altre 127. Il 18 gennaio del 1945 il lager viene evacuato e le recluse vengono costrette a intraprendere una marcia nella neve e senza cibo in varie direzioni. Alcune di loro raggiungeranno Ravensbrück, altre Cracovia, altre Bergen Belsen. Successivamente alla fuga delle SS, saranno liberate rispettivamente dalle truppe russe e da quelle inglesi. Carl Clauberg morì il 9 agosto del 1957. Si trovava in regime di custodia cautelare. Il processo nei suoi confronti non era ancora iniziato. Le poche sopravvissute ai trattamenti subiti nella baracca 10 e alle successive marce della morte non poterono dunque deporre contro di lui. Come non poterono deporre contro Horst Schumann, poiché il giudizio di primo grado per gli esperimenti di sterilizzazione non venne avviato a causa del cagionevole stato di salute dell’imputato.
Himmler intendeva cioè selezionare la popolazione della Polonia e delle altre regioni dell’Europa orientale che erano state occupate di recente per abbassare, in tutti i modi possibili, l’elevato tasso di natalità degli ebrei e dei polacchi. Si trattava della cosiddetta «politica demografica negativa» che, secondo i propositi del capo delle SS, avrebbe dovuto caratterizzare il futuro dei popoli presenti nell’Europa dell’est, la cui «forza biologica» sarebbe stata pertanto da annientare. L’idea era insomma di sfruttarne per un verso tutta la capacità lavorativa e di destinarli per l’altro – attraverso la sterilizzazione di massa – a un progressivo declino demografico. Se è vero che Clauberg e Schumann erano stati chiamati dai vertici delle SS a occuparsi soprattutto del programma di sterilizzazione occorre però ricordare, come si è accennato, che nella baracca 10 furono condotte anche ricerche sul sangue: l’Istituto di igiene di Berlino intendeva scoprire ad esempio se, attraverso determinate metodologie, si riuscisse a innalzare il numero dei titoli anticorpali dei gruppi sanguigni. Bruno Beger, un medico che arriva ad Auschwitz nel giugno del 1943, riceve dal canto suo l’incarico di studiare gli ebrei e le ebree sotto il profilo antropologico. Queste ricerche riguardarono le misure della testa e del viso, il colore della pelle, dei capelli e degli occhi nonché la forma della testa, dell’occipite, del naso e della bocca.
Gli esperimenti provocano sulle “cavie” dolori lancinanti e causano nel migliore dei casi febbre alta, nel peggiore infezioni, infiammazioni delle ovaie o addirittura la morte. Le numerosissime testimonianze raccolte da Lang e citate nel saggio non lasciano alcun dubbio al riguardo. Una volta portata a termine la prima serie dei suoi esperimenti, Clauberg scrive a Himmler il 7 luglio del 1943: «Il metodo da me ideato per effettuare la sterilizzazione dell’organismo femminile senza operazione è stato messo pressoché a punto. Consiste in una sola iniezione eseguita nell’apertura dell’utero e può essere praticato – nel corso dei consueti, noti esami ginecologici – da ogni medico».
Alcuni mesi dopo, nell’inverno dell’anno seguente, torna a scrivere a Himmler sostenendo di aver portato a termine gli esperimenti, i cui risultati avrebbero potuto essere sottoposti al vaglio di una commissione. Afferma inoltre, a riprova del successo della sua attività di ricerca, di aver sterilizzato di propria mano, fino all’autunno del 1943, 23 donne; il suo collaboratore Goebel, fino al tardo autunno del 1944, ne avrebbe sterilizzate altre 127. Il 18 gennaio del 1945 il lager viene evacuato e le recluse vengono costrette a intraprendere una marcia nella neve e senza cibo in varie direzioni. Alcune di loro raggiungeranno Ravensbrück, altre Cracovia, altre Bergen Belsen. Successivamente alla fuga delle SS, saranno liberate rispettivamente dalle truppe russe e da quelle inglesi. Carl Clauberg morì il 9 agosto del 1957. Si trovava in regime di custodia cautelare. Il processo nei suoi confronti non era ancora iniziato. Le poche sopravvissute ai trattamenti subiti nella baracca 10 e alle successive marce della morte non poterono dunque deporre contro di lui. Come non poterono deporre contro Horst Schumann, poiché il giudizio di primo grado per gli esperimenti di sterilizzazione non venne avviato a causa del cagionevole stato di salute dell’imputato.
«Avvenire» del 3 ottobre 2012
Nessun commento:
Posta un commento