28 agosto 2013

Marte & Venere

Le rette parallele non si incontrano mai, nemmeno quando decidono di vivere insieme
di di Annalena Benini
Due rette parallele un giorno decidono di andare a vivere insieme, pensano che magari riusciranno a incrociarsi, perché è vero che lei non sa leggere le cartine e lui si rifiuta di chiedere indicazioni, ma la vita insieme è un’altra cosa. Un uomo e una donna pensano che si incontreranno (e in effetti succede, sotto lo stesso tetto), ma ognuno porta in dote pensieri paralleli, e le cose che si aspetta lei non saranno quasi mai quelle che ha in mente lui. Il sociologo e scrittore francese Jean-Claude Kaufmann, specialista di coppie e di vita quotidiana, dice che fra un uomo e una donna, è sempre la donna a essere più coinvolta. “Le si scatena l’impegno”, nonostante la libertà, l’indipendenza, la modernità: una donna entra in una casa pensando “famiglia”; nello stesso istante un uomo pensa: “Beh, vediamo un po’ che succede”. Non è una lamentela, non è un’accusa, è uno studio francese che racconta due mondi mentali diversi, in cui il capobranco è sempre una donna (“L’ottanta per cento dei compiti familiari sono suoi”, dice Kaufmann), mentre l’uomo ha un atteggiamento più freddo, e anche meno irritabile: gli va bene tutto, non cascherà il mondo se la doccia si rompe o se ci sono le formiche in cucina (almeno all’inizio), o se lei si dimentica una data importante.
Un uomo è meno esigente, una donna entra in una vita a due portandoci qualche miliardo di esigenze e di speranze: sarà una vita meravigliosa, ci ameremo, ci parleremo, lui mi capirà, non finiremo come quei due nel tavolo in fondo, che controllano Twitter sui rispettivi telefoni. Mentre lei mentalmente ridisegna l’universo, fissa obiettivi, sospira davanti a coppie di anziani sulla spiaggia che si tengono per mano, lui pensa: ci sarà una birra in frigo?, però se mi ha buttato via i giornali di ieri la lascio. E così, “il novantanove per cento delle arrabbiature è di sesso femminile”. Perché lei si aspettava di più, e lui si addormenta davanti alla televisione invece di discutere fino a notte fonda del significato, del percorso, degli aggiustamenti e della complessità di loro due insieme. “Chi è felice ha ragione”, pensa lui, semplicemente, mentre lei pensa alle correnti gravitazionali, al matrimonio, all’intensità che è già diminuita e a quelle giacche buttate su ogni sedia, come un’installazione, e non appese nell’armadio.
“Il desiderio di una donna la porta a desiderare un uomo che si comporti come una donna, che mette l’amore prima di tutto, e così spesso rimane delusa”, dice Kaufmann. Allora gli dice: parliamo. E lui strabuzza gli occhi, afferra il telecomando, si mette a ridere, ordina una pizza. E’ la differenza: lui può restare adolescente fino a cinquant’anni, dicono questi studiosi francesi particolarmente tifosi della squadra maschile, lei ha bisogno di ancoraggi, risposte, domande, concentrazione emotiva. Le due rette parallele sono destinate, insomma, a non incontrarsi mai, nemmeno quando ci si incontra ogni mezz’ora in cucina, nemmeno quando si fanno i figli insieme (in quel momento, sostiene Kaufmann, la coppia sparisce e compaiono i genitori) ed è anche grazie a questo contrasto che si riesce a divertirsi e a disperarsi. “Ma il mistero più grande sai qual è? E’ perché due stanno insieme per una vita, come noi. E’ questa la Cosa Occulta che vorrei poter dire, ed è diversa dalla tua versione e dalla mia”, ha scritto Raffaele La Capria in un racconto intitolato “La vita sommersa e quella salvata”. La tua versione e la mia non saranno mai le stesse, per fortuna, nemmeno quando entreremo in una casa insieme per la prima volta: io correrò alle finestre, tu misurerai con la mente l’ampiezza del divano.
«Il Foglio» del 18 luglio 2013

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