Dalla fascetta al risvolto, dalla copertina alla dedica, Valentina Notarberardino in un volume ricco di citazioni, retroscena e curiosità viaggia nel "paratesto" di Genette
di Giuseppe Matarazzo
La fascetta (per le allodole) che promuove il curioso volume strilla su un cartoncino color giallo acceso il seguente “avviso”: «Tutti i segreti dei libri (bestseller e non)». Ma dopo aver letto Fuori di testo. Titoli, copertine, fascette e altre diavolerie di Valentina Notarberardino (Ponte alle Grazie, pagine 336, euro 18,50), ci permettiamo di comporne un’altra. Che potrebbe suonare più o meno così: «Attenzione, può nuocere gravemente alla lettura». Bibliofili e frequentatori delle librerie, fisiche e digitali, non si allarmino. Leggano senza paure questo prezioso volume sui libri e i suoi tanti backstage, ma consapevoli di un fatto, un pericolo “sano”: a furia di scoprire tutti i segreti dei libri finiranno per leggere con occhi diversi e per soffermarsi su tantissimi particolari a cui prima forse non avevano fatto caso. Fascette, appunto. E poi copertine, dediche, epigrafi, introduzioni, ringraziamenti, indici, risvolti, prefazioni, bandelle, note, ritratti ... Tutto quello che il nume tutelare dei margini libreschi Gérard Genette in un testo celebre, del 1987, che si intitola Soglie, ha raccolto nella grande categoria del “paratesto”. Ecco, Valentina Notarberardino, responsabile della comunicazione di Contrasto con una solida formazione editoriale alle spalle, prende tutti gli elementi del paratesto, tutti i margini, tutte le soglie e in maniera colta e brillante li passa in rassegna, spiegandoli e corredandoli di una infinità di citazioni, di aneddoti, di curiosità e retroscena. Il risultato? Un libro sui libri, una bibliografia sterminata e un sacco di sorprese editoriali.
Una narrazione che segue anche guide d’eccezione che hanno accettato di svelare i segreti dei propri libri, come Edoardo Albinati, Diego De Silva, Melania G. Mazzucco, Giancarlo De Cataldo, Nicola Lagioia e tanti altri che l’autrice conosce, incontra e stuzzica. Ogni capitolo, ogni intrusione in un paratesto apre un mondo, genera una carrellata di titoli e di racconti. Margini di libro con cui l’autrice stessa si misura e “gioca”. Per cui la sua dedica è «a qualcuno, di sicuro», la post fazione è una frase («la casa editrice mi fa sapere che abbiamo finito lo spazio»), l’introduzione è un dialogo con il possibile lettore. «Mi sono divertita ad analizzare e ordinare le tendenze paratestuali italiane dei mirabolanti anni Duemila – scrive Notarberardino proprio in quelle pagine iniziali –. Protagonista assoluta è la narrativa: quindi vedrai le copertine di Paolo Giordano, i ringraziamenti di Sandro Veronesi, i ritratti di Andrea De Carlo, le fascette firmate da Andrea Camilleri, ma che un’insolita nota bibliografica di Andrea Mirabella, insieme alle misteriose Elena Ferrante, Valentina F. e altri pseudonimi. Sotto la mia lente d’ingrandimento spesso sono capitati anche gli anni d’oro dell’editoria italiana, con il carico di vari testi scritti da Italo Calvino per le quarte di copertina, uno spiazzante risvolto–stroncatura di Elio Vittorini al suo autore Beppe Fenoglio, una galeotta prefazione di Alberto Moravia per l’esordio di Dacia Maraini, un’inaspettata dedica di Pier Paolo Pasolini a suo padre. Camminando sui margini testuali ho incrociato talvolta grandi classici internazionali. Ecco che tra le pagine incontrerai anche la postfazione di Lolita, lo scarafaggio di Kafka, Il giovane Holden e qualche presa di posizione paratestuale di Louis–Ferdinand Céline».
Un occhio di riguardo – non potrebbe essere diversamente – l’autrice dedica alle copertine («l’abito che fa il monaco ») e ai ritratti («faccia da libro»). Una panoramica di casi, dagli stili ben riconoscibili di Sellerio e Adelphi, alle più estrose e costruite, cercando di capire come nascono, con i protagonisti, come Riccardo Falcinelli che con il suo studio grafico produce trecento copertine l’anno per vari editori e per il suo volume appena uscito per Einaudi, Figure, dopo il bestseller Cromorama, ha preparato la bellezza di 220 bozze: «Stavo impazzendo, mi sembravano tutte sbagliate», ammette fra le righe. A finire in copertina, è spesso, in Italia e nel mondo una foto di Ferdinando Scianna (a cui ricorre peraltro l’autrice per la sua foto del risvolto): «Hanno usato una mia foto – racconta il fotografo di Bagheria, primo italiano ammesso in Magnum Photos – per almeno sette/otto edizioni internazionali della Ferrante. La cosa curiosa è che sono state usate molte mie foto di moda, probabilmente perché la mia fotografia di moda è di tipo narrativo», basti pensare al celebre servizio per Dolce&Gabbana con la modella olandese Marpessa Hennink fotografata in Sicilia, il cui volto appare su diverse edizioni straniere de L’amica geniale, romanzi ambientati però a Napoli. «Gli stranieri identificano il sud Italia come un meridione indefinito», dice Scianna, «fare una copertina con la mia foto siciliana serve a dare al lettore il profumo di quello che troverà dentro al libro».
«Se è vero che la copertina non è il libro, è certo l’elemento su cui gli editori puntano di più - riprende Notarberardino -. Il primo criterio che li guida nella realizzazione, di fatto, è quello estetico. Foto a effetto, illustrazioni coloratissime, grafiche irresistibili ...». Al punto che Giorgio Manganelli invitò a considerare il libro come «un accessorio rispetto alla pagina di presentazione», e lo scrisse nel risvolto della prima edizione di Nuovo commento: «Vorremmo suggerire al lettore di considerare il libro in cui si imbatterà poco oltre in primo luogo come supporto per copertina ». D’altra parte già dalla fascetta, il “supporto” di Manganelli appare assai curioso e «disorientante »: «Il libro è altrove». Perché «il volume – spiega l'autrice – è la composizione di una serie di note a un’opera che non esiste. Le postille di un libro senza libro». Sotto la fascetta del tomo di Notarberardino a supporto della copertina, c’è invece un libro con centinaia di libri dentro. Tutti quelli citati e letti dall’autrice. E forse anche quelli che leggeranno in futuro i suoi lettori. Ma con uno sguardo assolutamente diverso. «Attenzione, può nuocere gravemente alla lettura». Lettore avvisato ...
Una narrazione che segue anche guide d’eccezione che hanno accettato di svelare i segreti dei propri libri, come Edoardo Albinati, Diego De Silva, Melania G. Mazzucco, Giancarlo De Cataldo, Nicola Lagioia e tanti altri che l’autrice conosce, incontra e stuzzica. Ogni capitolo, ogni intrusione in un paratesto apre un mondo, genera una carrellata di titoli e di racconti. Margini di libro con cui l’autrice stessa si misura e “gioca”. Per cui la sua dedica è «a qualcuno, di sicuro», la post fazione è una frase («la casa editrice mi fa sapere che abbiamo finito lo spazio»), l’introduzione è un dialogo con il possibile lettore. «Mi sono divertita ad analizzare e ordinare le tendenze paratestuali italiane dei mirabolanti anni Duemila – scrive Notarberardino proprio in quelle pagine iniziali –. Protagonista assoluta è la narrativa: quindi vedrai le copertine di Paolo Giordano, i ringraziamenti di Sandro Veronesi, i ritratti di Andrea De Carlo, le fascette firmate da Andrea Camilleri, ma che un’insolita nota bibliografica di Andrea Mirabella, insieme alle misteriose Elena Ferrante, Valentina F. e altri pseudonimi. Sotto la mia lente d’ingrandimento spesso sono capitati anche gli anni d’oro dell’editoria italiana, con il carico di vari testi scritti da Italo Calvino per le quarte di copertina, uno spiazzante risvolto–stroncatura di Elio Vittorini al suo autore Beppe Fenoglio, una galeotta prefazione di Alberto Moravia per l’esordio di Dacia Maraini, un’inaspettata dedica di Pier Paolo Pasolini a suo padre. Camminando sui margini testuali ho incrociato talvolta grandi classici internazionali. Ecco che tra le pagine incontrerai anche la postfazione di Lolita, lo scarafaggio di Kafka, Il giovane Holden e qualche presa di posizione paratestuale di Louis–Ferdinand Céline».
Un occhio di riguardo – non potrebbe essere diversamente – l’autrice dedica alle copertine («l’abito che fa il monaco ») e ai ritratti («faccia da libro»). Una panoramica di casi, dagli stili ben riconoscibili di Sellerio e Adelphi, alle più estrose e costruite, cercando di capire come nascono, con i protagonisti, come Riccardo Falcinelli che con il suo studio grafico produce trecento copertine l’anno per vari editori e per il suo volume appena uscito per Einaudi, Figure, dopo il bestseller Cromorama, ha preparato la bellezza di 220 bozze: «Stavo impazzendo, mi sembravano tutte sbagliate», ammette fra le righe. A finire in copertina, è spesso, in Italia e nel mondo una foto di Ferdinando Scianna (a cui ricorre peraltro l’autrice per la sua foto del risvolto): «Hanno usato una mia foto – racconta il fotografo di Bagheria, primo italiano ammesso in Magnum Photos – per almeno sette/otto edizioni internazionali della Ferrante. La cosa curiosa è che sono state usate molte mie foto di moda, probabilmente perché la mia fotografia di moda è di tipo narrativo», basti pensare al celebre servizio per Dolce&Gabbana con la modella olandese Marpessa Hennink fotografata in Sicilia, il cui volto appare su diverse edizioni straniere de L’amica geniale, romanzi ambientati però a Napoli. «Gli stranieri identificano il sud Italia come un meridione indefinito», dice Scianna, «fare una copertina con la mia foto siciliana serve a dare al lettore il profumo di quello che troverà dentro al libro».
«Se è vero che la copertina non è il libro, è certo l’elemento su cui gli editori puntano di più - riprende Notarberardino -. Il primo criterio che li guida nella realizzazione, di fatto, è quello estetico. Foto a effetto, illustrazioni coloratissime, grafiche irresistibili ...». Al punto che Giorgio Manganelli invitò a considerare il libro come «un accessorio rispetto alla pagina di presentazione», e lo scrisse nel risvolto della prima edizione di Nuovo commento: «Vorremmo suggerire al lettore di considerare il libro in cui si imbatterà poco oltre in primo luogo come supporto per copertina ». D’altra parte già dalla fascetta, il “supporto” di Manganelli appare assai curioso e «disorientante »: «Il libro è altrove». Perché «il volume – spiega l'autrice – è la composizione di una serie di note a un’opera che non esiste. Le postille di un libro senza libro». Sotto la fascetta del tomo di Notarberardino a supporto della copertina, c’è invece un libro con centinaia di libri dentro. Tutti quelli citati e letti dall’autrice. E forse anche quelli che leggeranno in futuro i suoi lettori. Ma con uno sguardo assolutamente diverso. «Attenzione, può nuocere gravemente alla lettura». Lettore avvisato ...
«Avvenire» del 22 dicembre 2020
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