La direzione: "La scelta dovuta all'unione con l'Aleramo". I ragazzi: "No esigenze del personale"
di Laura Mari
Niente lezioni di sabato e al liceo si scatena la rivolta. Succede all'istituto d'istruzione superiore Croce- Aleramo, in via Battista Bardanzellu, a Colli Aniene. Qui il consiglio d'istituto a marzo ha deliberato l'avvio della settimana corta, con lezioni dal lunedì al venerdì, per l'anno 2016-2017. Una decisione che non è piaciuta a professori e studenti, che ora minacciano le barricate e protestano a suon di petizioni e sit-in. «Non capisco tutto questo clamore, la delibera è stata votata secondo quanto previsto dal regolamento» dice la dirigente scolastica, Emilia D'Aponte. Ma docenti e alunni replicano: «Ci è stata imposta una decisione dittatoriale per le esigenze di bidelli e personale tecnico».
La bagarre inizia a dicembre, quando nel consiglio d'istituto, dopo che il collegio dei docenti aveva già a maggioranza espresso parere favorevole al passaggio dalla settimana lunga alla settimana corta, il tema viene messo all'ordine del giorno. «Nel 2015 i licei Croce e Aleramo sono stati accorpati e da lì sono emersi i primi problemi organizzativi — spiega la preside D'Aponte — al Croce le lezioni erano dal lunedì al sabato, all'Aleramo vigeva la settimana corta ». Il personale Ata (bidelli, assistenti tecnici, vigilanti) del nuovo istituto accorpato hanno quindi chiesto alla dirigente scolastica di rivedere l'orario dell'offerta formativa, perché alcuni di loro lavoravano anche il sabato, con diversità nei tipi di contratto.
A marzo, dunque, il consiglio d'istituto approva l'avvio della settimana corta per l'anno 2016-2017. «Una vergogna» sbotta Francesco Maria Aleramo [Toscano - correzione mia], docente di italiano e latino del liceo Croce-Aleramo. «Professori e studenti non sono stati interpellati — prosegue — e ora ci ritroviamo a subire la dittatura del personale Ata, questo nonostante un referendum tra gli studenti del Croce abbia espresso parere contrario alla settimana corta». Ma, replica la preside, «non esiste più il Croce o l'Aleramo, ora c'è un nuovo liceo, unico».
I genitori, però, sono furiosi e minacciano di richiedere il nulla osta per spostare, l'anno prossimo, i propri figli altrove. E gli studenti hanno già alzato le barricate: «Per due giorni non siamo entrati a scuola» racconta Cristian Ragaglia, rappresentante degli studenti. «La delibera è legale — ammette Cristian — ma è assurdo che proprio noi non siamo stati consultati». Uscendo alle 14 invece che alle 13, prosegue, «ci saranno problemi per fare sport o corsi di lingua e per i genitori che devono riportare i figli a casa». Insomma, meglio studiare anche il sabato.
La bagarre inizia a dicembre, quando nel consiglio d'istituto, dopo che il collegio dei docenti aveva già a maggioranza espresso parere favorevole al passaggio dalla settimana lunga alla settimana corta, il tema viene messo all'ordine del giorno. «Nel 2015 i licei Croce e Aleramo sono stati accorpati e da lì sono emersi i primi problemi organizzativi — spiega la preside D'Aponte — al Croce le lezioni erano dal lunedì al sabato, all'Aleramo vigeva la settimana corta ». Il personale Ata (bidelli, assistenti tecnici, vigilanti) del nuovo istituto accorpato hanno quindi chiesto alla dirigente scolastica di rivedere l'orario dell'offerta formativa, perché alcuni di loro lavoravano anche il sabato, con diversità nei tipi di contratto.
A marzo, dunque, il consiglio d'istituto approva l'avvio della settimana corta per l'anno 2016-2017. «Una vergogna» sbotta Francesco Maria Aleramo [Toscano - correzione mia], docente di italiano e latino del liceo Croce-Aleramo. «Professori e studenti non sono stati interpellati — prosegue — e ora ci ritroviamo a subire la dittatura del personale Ata, questo nonostante un referendum tra gli studenti del Croce abbia espresso parere contrario alla settimana corta». Ma, replica la preside, «non esiste più il Croce o l'Aleramo, ora c'è un nuovo liceo, unico».
I genitori, però, sono furiosi e minacciano di richiedere il nulla osta per spostare, l'anno prossimo, i propri figli altrove. E gli studenti hanno già alzato le barricate: «Per due giorni non siamo entrati a scuola» racconta Cristian Ragaglia, rappresentante degli studenti. «La delibera è legale — ammette Cristian — ma è assurdo che proprio noi non siamo stati consultati». Uscendo alle 14 invece che alle 13, prosegue, «ci saranno problemi per fare sport o corsi di lingua e per i genitori che devono riportare i figli a casa». Insomma, meglio studiare anche il sabato.
«la Repubblica» dell'8 aprile 2016
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