04 febbraio 2016

Statue coperte per Rohani, i parvenu del «pudicamente corretto»

di Andrea Carandini
È bello il volto di Rohani, compreso tra la barba e il turbante. Brutte sono invece le statue inscatolate sul Campidoglio per non mostrare peni, pubi, natiche, bacini e seni, parti con cui l'umanità ha da sempre giocherellato anche riproducendosi. È da rispettare un politico che non voglia vedere nudità, ma basta che non entri in un nostro museo, ché nella vita urbana la gente gira vestita anche nel secolare Occidente. C'è tanto da vedere in Italia senza nudità esposte, a partire dalle architetture, tutte sempre svestite ma per fortuna astratte così da non indurre in tentazione.
Questo fare da beghine mi rende contento di appartenere a una società aperta, democratica e liberale, alla civiltà europea che con l'antesignano Vico e soprattutto con Herder ha scoperto lo storicismo, ma soltanto nel XVIII secolo. Infatti tra Voltaire che dà del barbaro a Shakespeare e Herder che capisce i valori più diversi nel mondo vi è un salto di cultura che distingue la mia sensibilità da una sensibilità classicistica ormai remota.
In cosa sta il modo nostro di sentire attuale? Nel fatto che è possibile apprezzare le diverse civiltà umane, sprofondate nel tempo e sparse per il globo, anche quando non se ne condividono i costumi. Leggo godendo l'Iliade, ma non percepisco più come Achille. Studio da una vita i Romani ma la schiavitù è orribile. La tetralogia di Wagner mi emoziona ma l'unisono con Sigfrido dove è?
Le diverse fioriture umane e gli usi strani a esse congiunte sono dovute sempre a nostri simili, metà angeli e meta diavoli - esiste forse il male assoluto? -, e noi possiamo godere e soffrire di queste differenze, patendo ogni volta che qualcuno, autoproclamatosi angelo, ha accusato altri d'essere diavoli. Ciò è avvenuto, su enorme scala, alla fine del IV secolo d.C., quando imperatori cristiani hanno abolito un paganesimo che abbiamo dovuto riscoprire nel Rinascimento.
La tolleranza va bene, ma forse è poco! Preferisco vedere cosa vi è di buono e cosa di cattivo in ogni primavera umana, senza che ciò implichi la rinuncia a quello che sono nel mio contesto e che avverto come casa mia. Capisco dignità e indignità, condividendo le prime e allontanandomi dalle seconde, ma sono pronto a difendere, anche con la forza, la civiltà a cui appartengo, ove qualcuno si proponesse di distruggerla. Da questo punto di vista, anche piccoli atti simbolici andrebbero rintuzzati.
Chi viene in Italia dovrebbe comportarsi come noi quando siamo invitati a cena. La casa dell'amico o dello straniero ci può piacere o meno, possiamo gradire o non gradire che si preghi prima di mangiare, che si dica “buon appetito”, ma non ci sediamo per terra se ci sono seggiole e non trinciamo quadri se l'arte non ci piace.
Infatti, a parte pochi valori e principi primi che rientrano nel terreno comune dell'umanità e che uniscono gli uomini in grande parte dei luoghi e dei tempi, gli usi e i costumi variano in un inesauribile caleidoscopio e noi di ciò possiamo godere e soffrire, sempre sapendo che la plurimità prevale nell' umano rispetto all'unità e noi abbiamo il diritto che i mores di casa nostra siano rispettati da coloro che vengono a visitarci.
A questa consapevolezza di ciò che è uno e di ciò che è plurimo nell'uomo l'umanità non pervenuta allo storicismo può iniziarsi grazie alle civiltà tolleranti esistite nel passato e anche grazie dall'Europa di oggi. Ma se noi, al contrario, scimmiottiamo intolleranze e censure altrui, in una insopportabile presunta correttezza politica, rinunciamo a noi stessi e a uno dei ruoli benefici che potremmo svolgere nel mondo con modestia, nonostante i tanti errori di tracotanza commessi.
Si può vivere bene anche senza conoscere il Discobolo di Mirone, ma conoscendolo si vive in modo più pieno, a contatto con i Greci antichi, il che non obbliga nessuno oggi a denudarsi e a lanciare il disco in uno stadio. Atene e Roma non sono modelli ma neppure civiltà da cancellare: fanno parte del repertorio umano globale di cui l'intero globlo è ormai erede. I Cinesi non si appassionano ancora oggi al diritto romano? E quegli omini minuscoli in vastissima natura dei paesaggi della tradizione pittorica cinese non sono di ammonimento a noi e a loro che che abbiamo finito per asservirla e rovinarla?
I politici e i funzionari che hanno ordinato la copertura delle statue nude in Campidoglio si sono vergognati da parvenus della nostra tradizione culturale, sperando magari nell'oro persiano, ma così facendo hanno ampliato la confusione, che già nel mondo abbonda.
Viene da sorridere pensando che Berlusconi ha aggiunto il pene mancante a un Marte nudo e che Renzi abbia nascosto bellezze spogliate sul Campidoglio: impudicizie e pudicizie improprie del made in Italy.
«Il Sole 24 Ore» del 28 gennaio 2016

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