Recensione del libri di F. Agnoli,Indagine sul Cristianesimo. Come si costruisce una civiltà, Piemme, Milano 2010, pp. 278, Euro 17,00
di Omar Ebrahime
Se il portato e il valore, storicamente innegabili, delle radici cristiane dell'Europa sono stati più volte e da più parti pubblicamente ripudiati, come scrive il giornalista Francesco Agnoli in una delle sue ultime fatiche, è segno che - nell'attuale contesto contrassegnato sempre più dal relativismo dominante delle idee - a preoccuparsi devono essere non solo i cristiani ma tutti coloro che hanno a cuore il buon senso e il rispetto della memoria storica del nostro Continente. Il saggio, in effetti, nasce proprio a seguito di una serie impressionante di avvenimenti recenti che (dalla politica più alta fino ai prodotti più diversi dei mass-media e della cultura popolare) hanno ripetutamente divulgato un'interpretazione unilateralmente riduttiva, talvolta faziosa, se non denigratoria, della valenza storica del fatto cristiano. Come scrive infatti lo scrittore e giornalista Renato Farina nella prefazione al volume "quello che vi accingete a leggere è una specie di esplorazione di Atlantide. Il continente scomparso è la verità storica del cristianesimo" (pag. 7): il nostro tempo appare davvero attraversato da una diffusa ignoranza di massa, una sorta di nuovo 'senso comune', su interi periodi storici, che porta ad accettare indifferentemente gli slogan propalati a piene mani dalla cultura dominante di impronta laicistica, senza che - non il cattolico medio - ma persino il cittadino-medio senta il bisogno di indignarsi di fronte a una simile manipolazione evidente della realtà. Anzi, il successo indiscusso che arride a romanzi come quelli di Dan Brown o, per altro verso, alle indagini 'a tesi' di un Corrado Augias in Italia dimostra esattamente il contrario. E' quindi giunto il momento di scendere in campo per un'indagine vera, argomentando opportunamente punto per punto che cosa abbia significato la Rivelazione cristiana per l'Occidente in genere e l'Europa in particolare.
Così, nei successivi diciotto capitoli che compongono lo studio analitico vero e proprio, corredato peraltro da ampie e documentate note a piè di pagina, Agnoli affronta pazientemente - dall'imperatore Costantino alle Crociate, dall'Inquisizione alla caccia alle streghe, dalla scoperta dell'America alla contesa, filosofica e religiosa, con l'Illuminismo - tutte le pagine superficialmente 'più oscure' dipinte di volta in volta ad arte dalla storiografia protestante, poi storicista, quindi comunista o laicista, fino ai tempi più recenti con l'obiettivo neanche troppo velato di screditare la Chiesa e il suo Fondatore. Eppure, fermo restando che il Cristianesimo è anzitutto la fede nella vita eterna, gli effetti benefici per la vita terrena sono sotto gli occhi di tutti, se solo si fosse disposti ad osservarli. A beneficiare del Cristianesimo, ad esempio, è stata anzitutto la donna che ha enormemente migliorato la sua condizione sociale. In effetti, "assolutamente secondaria e marginale, relegata nelle sue stanze nel mondo greco; sotto perpetua tutela dell'uomo, padre e marito, quasi un oggetto, nel mondo romano; ostaggio della forza maschile, presso i popoli germanici; passibile di ripudio e giuridicamente inferiore nel mondo ebraico; forma inferiore di reincarnazione nell'induismo tradizionale; sottoposta alla poligamia, umiliante affermazione della sua inferiorità nel mondo islamico e animista; vittima presso diverse culture di vere e proprie mutilazioni fisiche; sottoposta al ripudio del maschio in tutte le culture antiche, la donna diventa col Cristianesimo creatura di Dio, al pari dell'uomo" (pagg. 42-43). E lo diventa, per quanto possa apparire improbabile alla mentalità femminista oggi dilagante, soprattutto in virtù dei sacramenti cristiani e del matrimonio monogamico e indissolubile. L'Autore spiega infatti che le conseguenze storiche della diffusione degli istituti cristiani (come il matrimonio), oggettivamente riscontrabili nel confronto con le società passate, furono molteplici: in primo luogo, basti considerare che quella cristiana "è l'unica religione della storia in cui il rito di iniziazione e quindi di ammissione alla comunità, cioè il battesimo, è uguale per uomini e donne" (pag. 46). Quindi, il fatto storico altrettanto inequivocabile che "condannando l'esposizione dei bambini e l'infanticidio [il Cristianesimo], limita drasticamente una pratica molto diffusa in tutto il mondo, dall'antica Roma [dove era approvata persino da uomini come Seneca e Tacito] alla Cina e all'India di oggi, e avente più spesso come vittime le femmine" (pag. 47). Infine, ma non meno importante, il fatto che il matrimonio per un cristiano (come da legge naturale) sia monogamico e indissolubile "sottintende anzitutto la dignità degli sposi: non è lecito ad un uomo avere più mogli, nel suo gineceo o nel suo harem [...] non è lecito ripudiare la moglie come un oggetto né sostituirla con delle schiave [...] e neppure, ovviamente, il contrario" (pag. 47). Tutta la storia della Chiesa, a ben vedere "tende a salvare proprio questa pari dignità: vietando ovviamente ogni diritto di vita o di morte dell'uomo sulla donna; tutelando il più possibile il libero consenso degli sposi; innalzando l'età del matrimonio della donna (che per i Romani erano sovente i dodici anni); togliendo ai genitori la possibilità di violare la libertà dei figli, e in particolare ai padri di decidere il marito della figlia; combattendo l'abitudine dei matrimoni combinati, soprattutto tra i nobili; contrastando in ogni modo i matrimoni forzati, in cui solitamente era la donna a fungere da vittima" (pag. 48). Come si vede, l'elenco è pressochè sterminato ma se non si fosse ancora convinti si può sempre confrontare la condizione odierna della donna occidentale, frutto di questo lungo processo di seminagione, con quella tuttora riscontrabile in luoghi dove il Cristianesimo non è mai penetrato o è appena presente in piccole comunità di minoranza, come l'Asia e ampie zone dell'Africa. Quali donne hanno più dignità, più libertà, più diritti?
Anche in economie emergenti e forse prossimamente persino leader mondiali come l'India o la Cina, la situazione sociale della donna appare a dir poco disperata. Nel primo caso è noto che le vedove all'interno di una cultura induista (come appunto quella indiana) non sono accettate socialmente. Un'antica usanza vuole anzi che, qualora il marito muoia prima, la moglie debba seguirlo di rimando, togliendosi la vita. E' il cosiddetto sati che ancora permane in quasi tutto il Paese e periodicamente dà luogo a veri e propri suicidi di massa. In Cina, invece, assume contorni sempre più agghiaccianti l'infanticidio femminile di Stato, autorizzato con legge dal Partito unico comunista in ottemperanza alla tristemente nota 'politica del figlio unico': una strage premeditata da far insorgere persino il laicissimo, e liberal, The Economist che è arrivato a coniare a tal proposito il significativo neologismo di 'gendercidio'. La Cina, come noto, è lo stesso Paese in cui tuttora la fede cristiana non ha diritto di cittadinanza, i missionari non possono entrare e gli stessi Vescovi locali spariscono da un giorno all'altro senza che nessuno ne conosca la fine. Ma anche se si dà uno sguardo all'Africa la situazione non cambia, come dimostrano le biografie straordinarie di Santi come Daniele Comboni (1831-1881), patrono del Sudan, a cui il Paese oggi deve letteralmente, in un modo o nell'altro, tutte le scuole e gli ospedali che sono presenti sul territorio. E la storia del Cristianesimo ha riscattato persino le prostitute (la stessa Maria Maddalena, a cui vengono intitolate Chiese e Ordini, non è forse venerata come Santa?) grazie a enti, istituti e scuole specializzate, senza dimenticare che nella grande storia della misericordia cristiana si registrano persino delle indulgenze papali per chi sposava le ex meretrici, condannate ad essere emarginate dalla società.
Oltre alle donne naturalmente vanno ricordati i bambini e l'infanzia in genere, la condizione prediletta dal Signore e indicata espressamente nel Vangelo come via fondamentale per accedere al Regno dei Cieli. Istituzioni come orfanotrofi, brefotrofi e le prime scuole popolari (inaugurate fra l'altro da Santi come San Giuseppe Calasanzio (1558-1648) e San Giovanni-Battista de La Salle (1651-1719)), aperte a tutti e gratuite, saranno solo alcuni esempi concreti dell'applicazione pratica dell'esortazione evangelica. Dopo il Cristianesimo, invece, "una concezione del bambino diversa si affermerà col comunismo e col nazismo, che per primi introdurranno non solo l'aborto ma anche l'infanticio di bambini malati o handicappati" (pag. 68). L'Autore ricorda a questo proposito che proprio "il secolo ateo per eccellenza" (pag. 77), ovvero il Novecento, messi da parte i diritti di Dio, ha conosciuto le più incredibili discriminazioni mai viste a danno dell'uomo: dai lager nazionalsocialisti, ai gulag sovietici, ai laogai cinesi ovunque sono sorti campi di concentramento, come mai prima di allora. Tutto questo, insiste Agnoli, ha qualcosa a che fare con l'espulsione reiterata del Cristianesimo dalla società che ha caratterizzato il XX secolo?
E ancora: la fine della schiavitù (iniziata nel 'cattolicissimo', e troppe volte mass-mediaticamente bistrattato, Alto Medioevo) e dei sacrifici umani (tollerati persino dalla civiltà romana), l'accettazione progressiva dei diritti della coscienza ("l'affermazione che l'uomo in quanto uomo è libero è apparsa anzitutto nella religione di Cristo" ammetterà un avversario implacabile come Georg Hegel), la liberazione da pratiche magiche, spiritistiche o pseudo-divinatorie sono altrettanti frutti storici del Cristianesimo riconosciuti anche da fior di studiosi d'impostazione laica, intellettualmente onesti. Sarà infatti proprio la fiducia nella ragione come dono di Dio e strumento capace di conoscere la verità a liberare l'umanità delle ultime residuali forme di superstizione per aprirla alla nascita della scienza moderna, alla cui origine – e non è un caso – troviamo i nomi di religiosi francescani come Roberto Grossatesta (1175-1253), poi Vescovo di Lincoln, e Ruggero Bacone (1214-1294) che, sulle orme del loro maestro San Francesco d'Assisi (1182-1226), "osservano con ammirazione la natura e la creazione, ma senza mai identificarla con Dio e immaginarla abitata di spiriti o di divinità varie" (pag. 208). Come non è un caso che la prima università del mondo nasca a Bologna, in territorio pontificio, sempre nel Medioevo, alla fine dell'XI secolo e tutte quelle a seguire, compresa "La Sapienza" di Roma (istituita nel 1303 da Bonifacio VIII) e quella "Jagellonica" di Cracovia (1364, grazie a Urbano V) vengano fondate da Papi o da ecclesiastici, direttamente o indirettamente. Infine, giacchè per i cristiani Dio non è solo Logos ma anche Caritas, "ecco che dal Cristianesimo nasce un'istituzione che nessuna altra religione ha mai avuto: l'ospedale" (pag. 210) Sconosciuto per i greci, i romani, le civiltà indù e buddista, l'ospedale è il frutto storico di quelle opere di misericordia corporale necessarie (come peraltro quelle di ordine spirituale) a guadagnarsi il Paradiso. I primi, ancora in epoca medievale, nasceranno sulle grandi strade di comunicazione e sulle vie dei pellegrinaggi (Compostela, Roma, Terrasanta anzitutto) per diffondersi poi, grazie a tanti Ordini religiosi (si pensi al Santo Spirito, ai Trinitari, ai Camilliani con il loro quarto voto di assistenza agli infermi, ai Fatebenefratelli, nome popolare dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio) in tutto l'Occidente. E l'Autore fa intuire che molto altro ci sarebbe da dire, se solo si volesse approfondire. Ma, anche così, restando su un piano accessibilmente divulgativo, ogni pagina è tutta da leggere, rileggere e meditare. Alla fine di questa entusiasmante avventura nelle pagine purtroppo oggi più dimenticate dalla storia perchè 'politicamente scorrette' nell'epoca del laicismo dominante, non può non venire in mente l'ineffabile citazione tratta da Fëdor Dostoevskij (1821-1881) posta in esergo al volume: "A voi negatori di Dio, non è mai venuto in mente che tutto sarebbe fango e peccato nel mondo, senza Cristo".
Così, nei successivi diciotto capitoli che compongono lo studio analitico vero e proprio, corredato peraltro da ampie e documentate note a piè di pagina, Agnoli affronta pazientemente - dall'imperatore Costantino alle Crociate, dall'Inquisizione alla caccia alle streghe, dalla scoperta dell'America alla contesa, filosofica e religiosa, con l'Illuminismo - tutte le pagine superficialmente 'più oscure' dipinte di volta in volta ad arte dalla storiografia protestante, poi storicista, quindi comunista o laicista, fino ai tempi più recenti con l'obiettivo neanche troppo velato di screditare la Chiesa e il suo Fondatore. Eppure, fermo restando che il Cristianesimo è anzitutto la fede nella vita eterna, gli effetti benefici per la vita terrena sono sotto gli occhi di tutti, se solo si fosse disposti ad osservarli. A beneficiare del Cristianesimo, ad esempio, è stata anzitutto la donna che ha enormemente migliorato la sua condizione sociale. In effetti, "assolutamente secondaria e marginale, relegata nelle sue stanze nel mondo greco; sotto perpetua tutela dell'uomo, padre e marito, quasi un oggetto, nel mondo romano; ostaggio della forza maschile, presso i popoli germanici; passibile di ripudio e giuridicamente inferiore nel mondo ebraico; forma inferiore di reincarnazione nell'induismo tradizionale; sottoposta alla poligamia, umiliante affermazione della sua inferiorità nel mondo islamico e animista; vittima presso diverse culture di vere e proprie mutilazioni fisiche; sottoposta al ripudio del maschio in tutte le culture antiche, la donna diventa col Cristianesimo creatura di Dio, al pari dell'uomo" (pagg. 42-43). E lo diventa, per quanto possa apparire improbabile alla mentalità femminista oggi dilagante, soprattutto in virtù dei sacramenti cristiani e del matrimonio monogamico e indissolubile. L'Autore spiega infatti che le conseguenze storiche della diffusione degli istituti cristiani (come il matrimonio), oggettivamente riscontrabili nel confronto con le società passate, furono molteplici: in primo luogo, basti considerare che quella cristiana "è l'unica religione della storia in cui il rito di iniziazione e quindi di ammissione alla comunità, cioè il battesimo, è uguale per uomini e donne" (pag. 46). Quindi, il fatto storico altrettanto inequivocabile che "condannando l'esposizione dei bambini e l'infanticidio [il Cristianesimo], limita drasticamente una pratica molto diffusa in tutto il mondo, dall'antica Roma [dove era approvata persino da uomini come Seneca e Tacito] alla Cina e all'India di oggi, e avente più spesso come vittime le femmine" (pag. 47). Infine, ma non meno importante, il fatto che il matrimonio per un cristiano (come da legge naturale) sia monogamico e indissolubile "sottintende anzitutto la dignità degli sposi: non è lecito ad un uomo avere più mogli, nel suo gineceo o nel suo harem [...] non è lecito ripudiare la moglie come un oggetto né sostituirla con delle schiave [...] e neppure, ovviamente, il contrario" (pag. 47). Tutta la storia della Chiesa, a ben vedere "tende a salvare proprio questa pari dignità: vietando ovviamente ogni diritto di vita o di morte dell'uomo sulla donna; tutelando il più possibile il libero consenso degli sposi; innalzando l'età del matrimonio della donna (che per i Romani erano sovente i dodici anni); togliendo ai genitori la possibilità di violare la libertà dei figli, e in particolare ai padri di decidere il marito della figlia; combattendo l'abitudine dei matrimoni combinati, soprattutto tra i nobili; contrastando in ogni modo i matrimoni forzati, in cui solitamente era la donna a fungere da vittima" (pag. 48). Come si vede, l'elenco è pressochè sterminato ma se non si fosse ancora convinti si può sempre confrontare la condizione odierna della donna occidentale, frutto di questo lungo processo di seminagione, con quella tuttora riscontrabile in luoghi dove il Cristianesimo non è mai penetrato o è appena presente in piccole comunità di minoranza, come l'Asia e ampie zone dell'Africa. Quali donne hanno più dignità, più libertà, più diritti?
Anche in economie emergenti e forse prossimamente persino leader mondiali come l'India o la Cina, la situazione sociale della donna appare a dir poco disperata. Nel primo caso è noto che le vedove all'interno di una cultura induista (come appunto quella indiana) non sono accettate socialmente. Un'antica usanza vuole anzi che, qualora il marito muoia prima, la moglie debba seguirlo di rimando, togliendosi la vita. E' il cosiddetto sati che ancora permane in quasi tutto il Paese e periodicamente dà luogo a veri e propri suicidi di massa. In Cina, invece, assume contorni sempre più agghiaccianti l'infanticidio femminile di Stato, autorizzato con legge dal Partito unico comunista in ottemperanza alla tristemente nota 'politica del figlio unico': una strage premeditata da far insorgere persino il laicissimo, e liberal, The Economist che è arrivato a coniare a tal proposito il significativo neologismo di 'gendercidio'. La Cina, come noto, è lo stesso Paese in cui tuttora la fede cristiana non ha diritto di cittadinanza, i missionari non possono entrare e gli stessi Vescovi locali spariscono da un giorno all'altro senza che nessuno ne conosca la fine. Ma anche se si dà uno sguardo all'Africa la situazione non cambia, come dimostrano le biografie straordinarie di Santi come Daniele Comboni (1831-1881), patrono del Sudan, a cui il Paese oggi deve letteralmente, in un modo o nell'altro, tutte le scuole e gli ospedali che sono presenti sul territorio. E la storia del Cristianesimo ha riscattato persino le prostitute (la stessa Maria Maddalena, a cui vengono intitolate Chiese e Ordini, non è forse venerata come Santa?) grazie a enti, istituti e scuole specializzate, senza dimenticare che nella grande storia della misericordia cristiana si registrano persino delle indulgenze papali per chi sposava le ex meretrici, condannate ad essere emarginate dalla società.
Oltre alle donne naturalmente vanno ricordati i bambini e l'infanzia in genere, la condizione prediletta dal Signore e indicata espressamente nel Vangelo come via fondamentale per accedere al Regno dei Cieli. Istituzioni come orfanotrofi, brefotrofi e le prime scuole popolari (inaugurate fra l'altro da Santi come San Giuseppe Calasanzio (1558-1648) e San Giovanni-Battista de La Salle (1651-1719)), aperte a tutti e gratuite, saranno solo alcuni esempi concreti dell'applicazione pratica dell'esortazione evangelica. Dopo il Cristianesimo, invece, "una concezione del bambino diversa si affermerà col comunismo e col nazismo, che per primi introdurranno non solo l'aborto ma anche l'infanticio di bambini malati o handicappati" (pag. 68). L'Autore ricorda a questo proposito che proprio "il secolo ateo per eccellenza" (pag. 77), ovvero il Novecento, messi da parte i diritti di Dio, ha conosciuto le più incredibili discriminazioni mai viste a danno dell'uomo: dai lager nazionalsocialisti, ai gulag sovietici, ai laogai cinesi ovunque sono sorti campi di concentramento, come mai prima di allora. Tutto questo, insiste Agnoli, ha qualcosa a che fare con l'espulsione reiterata del Cristianesimo dalla società che ha caratterizzato il XX secolo?
E ancora: la fine della schiavitù (iniziata nel 'cattolicissimo', e troppe volte mass-mediaticamente bistrattato, Alto Medioevo) e dei sacrifici umani (tollerati persino dalla civiltà romana), l'accettazione progressiva dei diritti della coscienza ("l'affermazione che l'uomo in quanto uomo è libero è apparsa anzitutto nella religione di Cristo" ammetterà un avversario implacabile come Georg Hegel), la liberazione da pratiche magiche, spiritistiche o pseudo-divinatorie sono altrettanti frutti storici del Cristianesimo riconosciuti anche da fior di studiosi d'impostazione laica, intellettualmente onesti. Sarà infatti proprio la fiducia nella ragione come dono di Dio e strumento capace di conoscere la verità a liberare l'umanità delle ultime residuali forme di superstizione per aprirla alla nascita della scienza moderna, alla cui origine – e non è un caso – troviamo i nomi di religiosi francescani come Roberto Grossatesta (1175-1253), poi Vescovo di Lincoln, e Ruggero Bacone (1214-1294) che, sulle orme del loro maestro San Francesco d'Assisi (1182-1226), "osservano con ammirazione la natura e la creazione, ma senza mai identificarla con Dio e immaginarla abitata di spiriti o di divinità varie" (pag. 208). Come non è un caso che la prima università del mondo nasca a Bologna, in territorio pontificio, sempre nel Medioevo, alla fine dell'XI secolo e tutte quelle a seguire, compresa "La Sapienza" di Roma (istituita nel 1303 da Bonifacio VIII) e quella "Jagellonica" di Cracovia (1364, grazie a Urbano V) vengano fondate da Papi o da ecclesiastici, direttamente o indirettamente. Infine, giacchè per i cristiani Dio non è solo Logos ma anche Caritas, "ecco che dal Cristianesimo nasce un'istituzione che nessuna altra religione ha mai avuto: l'ospedale" (pag. 210) Sconosciuto per i greci, i romani, le civiltà indù e buddista, l'ospedale è il frutto storico di quelle opere di misericordia corporale necessarie (come peraltro quelle di ordine spirituale) a guadagnarsi il Paradiso. I primi, ancora in epoca medievale, nasceranno sulle grandi strade di comunicazione e sulle vie dei pellegrinaggi (Compostela, Roma, Terrasanta anzitutto) per diffondersi poi, grazie a tanti Ordini religiosi (si pensi al Santo Spirito, ai Trinitari, ai Camilliani con il loro quarto voto di assistenza agli infermi, ai Fatebenefratelli, nome popolare dell'Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio) in tutto l'Occidente. E l'Autore fa intuire che molto altro ci sarebbe da dire, se solo si volesse approfondire. Ma, anche così, restando su un piano accessibilmente divulgativo, ogni pagina è tutta da leggere, rileggere e meditare. Alla fine di questa entusiasmante avventura nelle pagine purtroppo oggi più dimenticate dalla storia perchè 'politicamente scorrette' nell'epoca del laicismo dominante, non può non venire in mente l'ineffabile citazione tratta da Fëdor Dostoevskij (1821-1881) posta in esergo al volume: "A voi negatori di Dio, non è mai venuto in mente che tutto sarebbe fango e peccato nel mondo, senza Cristo".
Postato il 21 febbraio 2012
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