di Leonardo Becchetti
A chi si lamenta del mondo in cui viviamo propongo come terapia la visione almeno una volta al mese di quei bellissimi documentari sulla grande guerra di tanto in tanto trasmessi da RaiStoria. Per capire che, solo rispetto ai nostri simili di cent’anni fa oggi viviamo come dei semidei. Ma cosa ci riserva il prossimo futuro?
Non v’è alcun dubbio che il progresso scientifico avanza, in parte linearmente, in parte con salti in avanti nei momenti di svolta di grandi scoperte che hanno impatto trasversale e producono numerose ricadute ed applicazioni in diversi campi (come ad esempio l’avvento di Internet).
Nei prossimi anni possiamo continuare ad aspettarci un progresso delle scienze mediche che in genere dovrebbe aumentare l’aspettativa di vita media anche se non possiamo al momento prevedere se non insorgeranno nuove patologie causate magari da comportamenti ecologicamente insostenibili che potrebbero farci fare dei passi indietro. Dobbiamo sicuramente aspettarci anche un progresso nelle tecnologie di automazione con robot sempre più intelligenti che distruggeranno occupazione in attività routinarie e non creative aumentando significativamente la produttività del capitale.
E non sappiamo se il saldo occupazionale potrà essere o meno positivo grazie a una creazione di lavoro in attività più creative che compenserà la perdita di lavoro in quelle routinarie.
Siamo inoltre alla vigilia, ed è questo forse il prossimo grande salto, di un progresso importante nel mix delle fonti energetiche che ridurrà significativamente il costo dell’energia e il grado di dipendenza domestica dall’energia importata da altri Paesi. Già oggi intravediamo, senza dover concepire dei salti, la progressiva riduzione dei costi di produzione di energia da fonti rinnovabili (e il raggiungimento della grid parity nel fotovoltaico per il crollo dei prezzi alla produzione) e l’estensione della loro quota nel mix di fonti per la produzione di energia elettrica e di energia tout court anche se per vento, sole e geotermia la sfida è ancora come riuscire a immagazzinare e a produrre energia anche nei periodi in cui il fenomeno atmosferico è debole o assente. Ma le scoperte non avvengono solo su questo fronte perché la tecnologia sta rinnovando profondamente anche lo sfruttamento di energia fossile abbassandone i costi attraverso lo sfruttamento dello shale gas e shale oil che porterà presto gli Stati Uniti a uscire dalla dipendenza dai maggiori Paesi produttori di petrolio.
Una cosa, però, è certa: mentre le acquisizioni del progresso scientifico e tecnologico sono conquistate una volta per sempre e, dunque, l’evoluzione è lineare, quelle del progresso umano sono soggette a continue prove e possono drammaticamente fare passi indietro.
Anche nel settore della sostenibilità ambientale, nel quale sembra che la sfida tecnologica sia più difficile, il problema non è quello della mancanza di opzioni tecnologiche quanto quello della decisione di adottarle da parte delle comunità umane. Sono le interazioni sociali il problema più complesso delle nostre società e il progresso umano la sfida più importante e affascinante che dobbiamo vincere. Su questo specifico fronte vedo due questioni fondamentali spesso generate dallo stesso progresso delle tecnologie di cui sopra.
La prima è quella della distribuzione della ricchezza. In uno scenario in cui il progresso tecnologico continuerà a far crescere la produttività del capitale, l’automazione, la complessità delle nuove tecnologie e le barriere all’entrata di conoscenza e di risorse economiche necessarie per realizzare le nuove scoperte tenderanno a concentrare sempre di più l’innovazione e le ricchezze derivanti dal controllo della conoscenza e delle risorse strategiche nelle mani di pochi. Il formidabile compito delle comunità umane e della politica sarà dunque quello di ridurre le diseguaglianze e garantire l’accesso ai benefici della tecnologia alla grande maggioranza della popolazione. Uno dei casi più emblematici è quello delle scoperte mediche dove già oggi esiste un menù di medicine e di tecnologie in grado di farci vivere potenzialmente fino a 100 anni. Ma quale quota della popolazione mondiale dispone delle risorse economiche necessarie per accedervi pienamente?
Sempre in questo ambito, l’altra grande sfida che si profila all’orizzonte è quella del contrasto alla criminalità organizzata e alle lobby. Una patologia delle comunità umane è infatti quella di gruppi minoritari molto coesi che perseguono in modo aggressivo e organizzato loro interessi a scapito della maggioranza e del bene comune. Questi gruppi sono oggi più forti ed aggressivi, perché anche loro possono sfruttare la potenza delle nuove tecnologie. Il problema è che, anche se sono minoranza, fronteggiano spesso un’opinione pubblica distratta e dispersa su tanti interessi diversi.
La maggioranza delle persone di buona volontà deve diventare pertanto sempre più consapevole e coesa imparando a valorizzare anch’essa le nuove tecnologie per affrontare le due grandi vere sfide che abbiamo di fronte sulla sostenibilità sociale ed ambientale del progresso.
Strumenti nuovi di azione dal basso come il "voto col portafoglio" (e col mouse) e la mobilitazione dei cittadini responsabili in rete e in iniziative come gli slotmob (le azioni contro il dilagare dell’azzardo sostenute anche da questo giornale) sono fondamentali.
Non v’è alcun dubbio che il progresso scientifico avanza, in parte linearmente, in parte con salti in avanti nei momenti di svolta di grandi scoperte che hanno impatto trasversale e producono numerose ricadute ed applicazioni in diversi campi (come ad esempio l’avvento di Internet).
Nei prossimi anni possiamo continuare ad aspettarci un progresso delle scienze mediche che in genere dovrebbe aumentare l’aspettativa di vita media anche se non possiamo al momento prevedere se non insorgeranno nuove patologie causate magari da comportamenti ecologicamente insostenibili che potrebbero farci fare dei passi indietro. Dobbiamo sicuramente aspettarci anche un progresso nelle tecnologie di automazione con robot sempre più intelligenti che distruggeranno occupazione in attività routinarie e non creative aumentando significativamente la produttività del capitale.
E non sappiamo se il saldo occupazionale potrà essere o meno positivo grazie a una creazione di lavoro in attività più creative che compenserà la perdita di lavoro in quelle routinarie.
Siamo inoltre alla vigilia, ed è questo forse il prossimo grande salto, di un progresso importante nel mix delle fonti energetiche che ridurrà significativamente il costo dell’energia e il grado di dipendenza domestica dall’energia importata da altri Paesi. Già oggi intravediamo, senza dover concepire dei salti, la progressiva riduzione dei costi di produzione di energia da fonti rinnovabili (e il raggiungimento della grid parity nel fotovoltaico per il crollo dei prezzi alla produzione) e l’estensione della loro quota nel mix di fonti per la produzione di energia elettrica e di energia tout court anche se per vento, sole e geotermia la sfida è ancora come riuscire a immagazzinare e a produrre energia anche nei periodi in cui il fenomeno atmosferico è debole o assente. Ma le scoperte non avvengono solo su questo fronte perché la tecnologia sta rinnovando profondamente anche lo sfruttamento di energia fossile abbassandone i costi attraverso lo sfruttamento dello shale gas e shale oil che porterà presto gli Stati Uniti a uscire dalla dipendenza dai maggiori Paesi produttori di petrolio.
Una cosa, però, è certa: mentre le acquisizioni del progresso scientifico e tecnologico sono conquistate una volta per sempre e, dunque, l’evoluzione è lineare, quelle del progresso umano sono soggette a continue prove e possono drammaticamente fare passi indietro.
Anche nel settore della sostenibilità ambientale, nel quale sembra che la sfida tecnologica sia più difficile, il problema non è quello della mancanza di opzioni tecnologiche quanto quello della decisione di adottarle da parte delle comunità umane. Sono le interazioni sociali il problema più complesso delle nostre società e il progresso umano la sfida più importante e affascinante che dobbiamo vincere. Su questo specifico fronte vedo due questioni fondamentali spesso generate dallo stesso progresso delle tecnologie di cui sopra.
La prima è quella della distribuzione della ricchezza. In uno scenario in cui il progresso tecnologico continuerà a far crescere la produttività del capitale, l’automazione, la complessità delle nuove tecnologie e le barriere all’entrata di conoscenza e di risorse economiche necessarie per realizzare le nuove scoperte tenderanno a concentrare sempre di più l’innovazione e le ricchezze derivanti dal controllo della conoscenza e delle risorse strategiche nelle mani di pochi. Il formidabile compito delle comunità umane e della politica sarà dunque quello di ridurre le diseguaglianze e garantire l’accesso ai benefici della tecnologia alla grande maggioranza della popolazione. Uno dei casi più emblematici è quello delle scoperte mediche dove già oggi esiste un menù di medicine e di tecnologie in grado di farci vivere potenzialmente fino a 100 anni. Ma quale quota della popolazione mondiale dispone delle risorse economiche necessarie per accedervi pienamente?
Sempre in questo ambito, l’altra grande sfida che si profila all’orizzonte è quella del contrasto alla criminalità organizzata e alle lobby. Una patologia delle comunità umane è infatti quella di gruppi minoritari molto coesi che perseguono in modo aggressivo e organizzato loro interessi a scapito della maggioranza e del bene comune. Questi gruppi sono oggi più forti ed aggressivi, perché anche loro possono sfruttare la potenza delle nuove tecnologie. Il problema è che, anche se sono minoranza, fronteggiano spesso un’opinione pubblica distratta e dispersa su tanti interessi diversi.
La maggioranza delle persone di buona volontà deve diventare pertanto sempre più consapevole e coesa imparando a valorizzare anch’essa le nuove tecnologie per affrontare le due grandi vere sfide che abbiamo di fronte sulla sostenibilità sociale ed ambientale del progresso.
Strumenti nuovi di azione dal basso come il "voto col portafoglio" (e col mouse) e la mobilitazione dei cittadini responsabili in rete e in iniziative come gli slotmob (le azioni contro il dilagare dell’azzardo sostenute anche da questo giornale) sono fondamentali.
«Avvenire» del 3 gennaio 2014
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