di Roberto I. Zanini
Il vero problema? È il «vuoto pneumatico » che attraversa l’offerta dei media, vecchi e nuovi. Dalla tv a internet passando per telefonini e videogiochi. Tutti sono accomunati da un linguaggio che si «identifica nell’assenza di contenuti». I risultati si chiamano «dispersione », «banalizzazione», «deresponsabilizzazione » umana, sociale e politica, «imbarbarimento dei gusti». Nel giorno in cui il Consiglio nazionale degli utenti chiama a raccolta i suoi diretti referenti (Autorità delle comunicazioni, ministero delle Comunicazioni e Parlamento) per affermare la necessità di razionalizzare e rendere più incisiva la battaglia per la tutela dei minori sui media, dagli interventi del presidente del Censis Giuseppe De Rita e dal presidente dell’Autorità Corrado Calabrò emerge un quadro devastato del rapporto fra media e utenti, soprattutto se minori.
Il convegno sul tema «Media e minori. Per una tutela più efficace», si è tenuto ieri a Palazzo San Macuto, una delle sedi della Camera dei Deputati. Col presidente del Consiglio degli Utenti Luca Borgomeo, oltre a De Rita e Calabrò, erano presenti la presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia Anna Maria Serafini, il presidente della Commissione di vigilanza Mario Landolfi e il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Quest’ultimo, in particolare, ha annunciato che, crisi permettendo, il suo ministero ha quasi concluso la redazione del codice «Media e minori» che dovrebbe riunire, dando «omogeneità », tutti i codici di autoregolamentazione attualmente in vigore su tv, telefonini, internet e videogiochi.
Proprio nel fornire un parere su questo documento, ha spiegato Borgomeo, il Consiglio degli utenti ha elaborato una propria proposta di modifica, con l’obiettivo di dare maggiore efficacia alla tutela dei minori, affidandola a un unico organismo pubblico nel quale non vi siano, come capita adesso, commistioni fra controllori e controllati.
Attenzione, però, ha affermato De Rita, non basta concentrarsi sugli eccessi di violenza e di pornografia, «il problema è nel vuoto di contenuti, che conduce a uno svilimento dei gusti e diffonde il senso del nulla». Un problema della tv e dei nuovi media, che se da una parte moltiplicano la capacità di comunicazione, dall’altra, ha sostenuto Calabrò «producono il paradosso per il quale tanto più il lontano si avvicina, tanto più il vicino sfuma, perde di senso. Questo genera deresponsabilità e un’assuefazione a modelli che spingono all’omologazione ». Anche perché fra gli operatori è diffusa la «convinzione che la qualità sia vecchia e stantia e che le masse siano incapaci di riconoscere la qualità». Accuse pesanti, alle quali, lo dimostrano i fatti, non si risponde con i principi astratti inseriti nei codici e nei Contratti di servizio della Rai. L’unica strada da percorrere, hanno sottolineato De Rita, Calabrò e Serafini è quella della formazione ad ampio raggio. «La scuola deve fare un significativo salto di qualità». Ma soprattutto occorre formare a una nuova coscienza dell’uomo e della civiltà chi pensa e produce contenuti per i media.
Il convegno sul tema «Media e minori. Per una tutela più efficace», si è tenuto ieri a Palazzo San Macuto, una delle sedi della Camera dei Deputati. Col presidente del Consiglio degli Utenti Luca Borgomeo, oltre a De Rita e Calabrò, erano presenti la presidente della Commissione parlamentare per l’infanzia Anna Maria Serafini, il presidente della Commissione di vigilanza Mario Landolfi e il ministro delle Comunicazioni Paolo Gentiloni. Quest’ultimo, in particolare, ha annunciato che, crisi permettendo, il suo ministero ha quasi concluso la redazione del codice «Media e minori» che dovrebbe riunire, dando «omogeneità », tutti i codici di autoregolamentazione attualmente in vigore su tv, telefonini, internet e videogiochi.
Proprio nel fornire un parere su questo documento, ha spiegato Borgomeo, il Consiglio degli utenti ha elaborato una propria proposta di modifica, con l’obiettivo di dare maggiore efficacia alla tutela dei minori, affidandola a un unico organismo pubblico nel quale non vi siano, come capita adesso, commistioni fra controllori e controllati.
Attenzione, però, ha affermato De Rita, non basta concentrarsi sugli eccessi di violenza e di pornografia, «il problema è nel vuoto di contenuti, che conduce a uno svilimento dei gusti e diffonde il senso del nulla». Un problema della tv e dei nuovi media, che se da una parte moltiplicano la capacità di comunicazione, dall’altra, ha sostenuto Calabrò «producono il paradosso per il quale tanto più il lontano si avvicina, tanto più il vicino sfuma, perde di senso. Questo genera deresponsabilità e un’assuefazione a modelli che spingono all’omologazione ». Anche perché fra gli operatori è diffusa la «convinzione che la qualità sia vecchia e stantia e che le masse siano incapaci di riconoscere la qualità». Accuse pesanti, alle quali, lo dimostrano i fatti, non si risponde con i principi astratti inseriti nei codici e nei Contratti di servizio della Rai. L’unica strada da percorrere, hanno sottolineato De Rita, Calabrò e Serafini è quella della formazione ad ampio raggio. «La scuola deve fare un significativo salto di qualità». Ma soprattutto occorre formare a una nuova coscienza dell’uomo e della civiltà chi pensa e produce contenuti per i media.
«Avvenire» del 25 gennaio 2008
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