Le moderne tentazioni della carne digitale
di Gianluca Nicoletti
La nostra giornata di umani interconnessi. Quanto siamo generosi nel regalare le nostre reliquie elettroniche!
Nessun garante potrà dissuaderci dal dissipare parti consistenti della nostra ombra digitale. Condividere è oggi un imperativo assoluto, nemmeno ci poniamo il problema di quanti, in realtà, potranno beneficiare di quelle preziose reliquie elettroniche della nostra esistenza.
Siamo generosi solo quando si tratta di elargire a piene mani il nostro quotidiano, perché poche cose ci danno piacere come farci sbocconcellare dal prossimo la nostra carne digitalizzata. Ogni mattino ci sveglia il nostro smartphone, ma appena prendiamo l’ attrezzo in mano i più assidui amici di Facebook si saranno già accorti che abbiamo aperto gli occhi, se vorranno potranno controllare esattamente da quanti minuti siamo on line, quindi dedurre, facendo una media, i nostri orari di levata. Ancora di più potranno verificare se abbiamo passato la notte a casa nostra o altrove… Quanti si ricordano di disattivare la funzione di geo-localizzazione? Siamo ancora in pigiama, ma già abbiamo divulgato le coordinate esatte del letto che ci ha ospitato.
Quando usciamo ad affrontare la giornata fare la spesa è una libidine, siamo consapevoli che la telecamera di sorveglianza ci stia osservando, pazienza non siamo taccheggiatori…Però, senza che nessuno l’abbia chiesto, stiamo sostenendo il marketing di chi ci sta servendo. Alla cassa passiamo la scheda con il punteggio per pentolame e tazzine. Miserrimo risarcimento per quello che divulghiamo sui nostri consumi, grazie alle voci dello scontrino incrociate con i nostri dati personali.
Una volta saliti in auto siamo già assuefatti al reality urbano, tanto da ignorare ciò che resta impigliato di noi in tutte le telecamere di banche e negozi. Archivieranno nella loro memoria giornaliera un altro pezzo della nostra ombra digitale, come in ogni varco stradale che attraversiamo per entrare in Z.T.L. Non ci facciamo più caso, ma nemmeno ci chiediamo dove finiranno i dati sulla nostra guida, quelli che raccoglie la scatola nera che abbiamo accettato a bordo per risparmiare sull’assicurazione.
Ci piace ancora tenere il solito smartphone bene in vista sul supporto da cruscotto. L’occhio è su Waze, il social-navigatore di tecnologia israeliana. E’ divertente, anche se ci dice che, per migliorare le prestazioni del facilitatore d’itinerario potremmo connetterlo a Facebook; non dobbiamo avere paura….Basta comprendere che, se accettiamo, il report di ogni nostro spostamento potrà essere pubblicato sul social network, condividendo così anche le transumanze motorizzate.
Ugualmente trascorrerà anche il resto della nostra giornata di umani interconnessi, sempre più appesantiti di tecnologia lussuriosa, ma sempre più felicemente alleggeriti del nostro “inutile” privato.
Siamo generosi solo quando si tratta di elargire a piene mani il nostro quotidiano, perché poche cose ci danno piacere come farci sbocconcellare dal prossimo la nostra carne digitalizzata. Ogni mattino ci sveglia il nostro smartphone, ma appena prendiamo l’ attrezzo in mano i più assidui amici di Facebook si saranno già accorti che abbiamo aperto gli occhi, se vorranno potranno controllare esattamente da quanti minuti siamo on line, quindi dedurre, facendo una media, i nostri orari di levata. Ancora di più potranno verificare se abbiamo passato la notte a casa nostra o altrove… Quanti si ricordano di disattivare la funzione di geo-localizzazione? Siamo ancora in pigiama, ma già abbiamo divulgato le coordinate esatte del letto che ci ha ospitato.
Quando usciamo ad affrontare la giornata fare la spesa è una libidine, siamo consapevoli che la telecamera di sorveglianza ci stia osservando, pazienza non siamo taccheggiatori…Però, senza che nessuno l’abbia chiesto, stiamo sostenendo il marketing di chi ci sta servendo. Alla cassa passiamo la scheda con il punteggio per pentolame e tazzine. Miserrimo risarcimento per quello che divulghiamo sui nostri consumi, grazie alle voci dello scontrino incrociate con i nostri dati personali.
Una volta saliti in auto siamo già assuefatti al reality urbano, tanto da ignorare ciò che resta impigliato di noi in tutte le telecamere di banche e negozi. Archivieranno nella loro memoria giornaliera un altro pezzo della nostra ombra digitale, come in ogni varco stradale che attraversiamo per entrare in Z.T.L. Non ci facciamo più caso, ma nemmeno ci chiediamo dove finiranno i dati sulla nostra guida, quelli che raccoglie la scatola nera che abbiamo accettato a bordo per risparmiare sull’assicurazione.
Ci piace ancora tenere il solito smartphone bene in vista sul supporto da cruscotto. L’occhio è su Waze, il social-navigatore di tecnologia israeliana. E’ divertente, anche se ci dice che, per migliorare le prestazioni del facilitatore d’itinerario potremmo connetterlo a Facebook; non dobbiamo avere paura….Basta comprendere che, se accettiamo, il report di ogni nostro spostamento potrà essere pubblicato sul social network, condividendo così anche le transumanze motorizzate.
Ugualmente trascorrerà anche il resto della nostra giornata di umani interconnessi, sempre più appesantiti di tecnologia lussuriosa, ma sempre più felicemente alleggeriti del nostro “inutile” privato.
«La Stampa» del 12 giugno 2013
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