brani tratti da Plauto, Miles gloriosus, a cura di P. Santini, Carlo Signorelli Editore 1994
Uno dei mezzi di cui Plauto si serve per differenziarsi dai modelli greci è, oltre all'adozione di maniere rappresentative e linguistiche tipiche del teatro italico (maschere più corpose e caricate, colori farseschi, giocosa scurrilità e linguaggio salace), l'inserimento, entro l'ambito dei canovacci greci, di squarci di vita romana, che si aprono nel bel mezzo della rappresentazione. Uno degli esempi più significativi è costituito dal monologo del choragus (una specie di «coreografo» del teatro plautino), che in Curculio 462 segg. redige una comica lista dei vizi dei Romani e dei luoghi frequentati in città da tali viziosi. Altri esempi di tal genere sono la distinzione, tipicamente romana, tra giorni fasti e giorni nefasti (Poenulus 584), il riferimento alla praefica, che canta le lodi del defunto (Truculentus 495 seg.), l'elenco delle parti più appetitose del maiale, animale più italico che greco (Curculio 323).
Nel Miles i tratti più coloriti di romanizzazione del canovaccio greco sono la menzione della lex alearia (v. 164), l'immagine del senato romano (vv. 592 segg.) a cui Periplecomeno paragona i conciliaboli tra lui, Palestrione e Pleusicle, la citazione al v. 373 di tutta una serie di rapporti di parentela tipici della famiglia romana (pater, avus, proavus, abavus, tutti definiti nel loro insieme maiores), l'invocazione al Lar farniliaris da parte di Palestrione al v. 1339, l'allusione (v. 359) al luogo del supplizio per gli schiavi, che a Roma era fuori della porta Esquilina (extra portam).
Proprio dalla efficace unione di matrici greche e di apporti indigeni nasce la singolarità del teatro plautino, non a caso molto apprezzato dal pubblico antico, che poteva gustare in esso una poliedrica varietà di elementi strutturali e di atteggiamenti espressivi.
Alla romanizzazione delle matrici elleniche contribuisce anche, in maniera considerevole, tutta una serie di procedimenti linguistici (si pensi in particolare ai giochi di parole) che, per la loro specificità idiomatica latina, non potevano essere stati impiegati nei testi greci presi a modello.
Nel Miles i tratti più coloriti di romanizzazione del canovaccio greco sono la menzione della lex alearia (v. 164), l'immagine del senato romano (vv. 592 segg.) a cui Periplecomeno paragona i conciliaboli tra lui, Palestrione e Pleusicle, la citazione al v. 373 di tutta una serie di rapporti di parentela tipici della famiglia romana (pater, avus, proavus, abavus, tutti definiti nel loro insieme maiores), l'invocazione al Lar farniliaris da parte di Palestrione al v. 1339, l'allusione (v. 359) al luogo del supplizio per gli schiavi, che a Roma era fuori della porta Esquilina (extra portam).
Proprio dalla efficace unione di matrici greche e di apporti indigeni nasce la singolarità del teatro plautino, non a caso molto apprezzato dal pubblico antico, che poteva gustare in esso una poliedrica varietà di elementi strutturali e di atteggiamenti espressivi.
Alla romanizzazione delle matrici elleniche contribuisce anche, in maniera considerevole, tutta una serie di procedimenti linguistici (si pensi in particolare ai giochi di parole) che, per la loro specificità idiomatica latina, non potevano essere stati impiegati nei testi greci presi a modello.
Postato il 9 gennaio 2013
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