16 ottobre 2009

Carlo Michelstaedter: un secolo dopo il suo mito non passa

di Dario Fertilio
Chissà che cosa avrebbe pensato il grande Carlo Michelstaedter, se qualcuno gli avesse pronosticato che un giorno, a un secolo di distanza dalla sua tragica morte, sarebbe stato celebrato all' interno di una casa da gioco. Ma forse il letterato e filosofo goriziano, icona dell' inquieta cultura mitteleuropea d'inizio novecento, suicida con un colpo di rivoltella il 17 ottobre 1910, avrebbe sorriso di questo scherzo della sorte, e della connessa seduzione d'immortalità. Comunque l'inconsueto omaggio gli è stato tributato, su iniziativa di Ito Ruscigni, nel teatro dell'Opera del Casinò, ad aprire la serie autunnale degli incontri letterari di Sanremo; al microfono si sono succeduti Cristina Benussi, Paolo Magris, Roberto Vecchioni, Claudio Magris e lo stesso Ito Ruscigni, mentre alcuni brani sono stati letti dall' attrice Elisa Galletta. Su Carlo Michelstaedter, sul suo giovanile ma fermo rifiuto delle illusioni e dei piaceri «retorici» in favore di una stoica persuasione della vanità del tutto, si sono diffusi critici, letterati e semplici ammiratori, colpiti dal suo fascino tragico (quando si sparò il colpo di rivoltella aveva soltanto ventitré anni). Ma la nota dominante è stata il riconoscimento della perdurante modernità, del mito che non passa.
«Corriere della Sera» del 15 ottobre 2009

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