08 dicembre 2009

La congiura del silenzio sui dossier Kgb

Gli storici dovrebbero esultare per i nuovi fascicoli sui segreti che Berlusconi ha ricevuto dalla Bielorussia. Ma per la casta dei compagni qualsiasi documento va prima sottoposto al sinedrio degli ex e post comunisti
di Renato Farina
Prosperi dixit. Chi è Adriano Prosperi? È lo storico ufficiale di Repubblica, cioè del regime che decide, o vorrebbe decidere, che cosa è degno o no di essere conosciuto dai poveri italiani sottomessi alla dittatura degli intellettuali. E, a nome della citata casta che nessuno ha eletto, è stato emesso un ukase: guai a chi cerca di apprendere come hanno funzionato i rapporti tra Unione Sovietica e Italia, quali alleanze, tradimenti, complicità ci sono stati e perdurano ancora oggi dopo la caduta del comunismo (almeno di quello del Cremlino che va da Lenin fino a Breznev e perché no, Gorbaciov). Dunque la casta ha stabilito che qualsiasi carta, testimonianza, documento vada prima sottoposto al Sinedrio dominato dagli ex, o post, o comunque li si voglia chiamare, figli della rete di compagni amministratori unici della storia occidentale e in particolare della nostra, di quella provincia la cui capitale è Roma. Dunque, guai a chi esplora e studia l’archivio fornito a Berlusconi dal governo della Bielorussia. A Prosperi qui si risponde: vada al diavolo.
I fatti. Il dittatore della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, grato per la visita a Minsk del nostro premier, ha consegnato a Silvio Berlusconi quattro bei libroni con i fascicoli segreti custoditi dai sovietici a proposito di soldati italiani, e forse non solo soldati, fatti prigionieri e in gran parte morti o spariti durante e dopo la seconda guerra mondiale in Urss.
La nostra reazione abbastanza banale è stata: interessante. Molto. Leggere. Leggere con cura ovvio. Senza impantanare, annebbiare, sbianchettare. Poi certo contestualizzare, difendere, tutto quanto. Comunque vedere, leggere, sapere. Eravamo convinti fosse questa la famosa ricerca storica, con i criteri della scienza e non quelli dell’ideologia. Ovvio. Il primo moto siamo convinti sia giusto e assai congruo: è la curiosità, se si è uomini.
Invece. Orrore. Ripulsa. Guai. Paura, soprattutto paura. Da cui la calunnia preventiva, persino al sottoscritto che chiede semplicemente a quei fogli di tenere duro, almeno loro, visto che non possono avere paura, né hanno il potere di ricredersi. Abbiamo supplicato modestamente non siano lasciati ammuffire né sotterrare nei particolarissimi scantinati o nelle casseforti dove poi, dopo un po’, naturalmente spariscono o vengono sommersi dalla camomilla, avvolti da nuvole di gas narcotizzanti, resi innocui, paciosi, in fondo alla fine inutili.
L’ipse dixit di Prosperi è stato accolto, a quanto pare. La comunità degli scienziati storici dovrebbe mobilitarsi, persino eccitarsi dinanzi a degli inediti che per di più ci riguardano direttamente: scoprire che essi (forse!) parlano italiano, non suscita desiderio di sapere, ma di non sapere, ed è partito l’invito non a studiarli alla morte, ma ad occultare, coprire, sopire. La possibilità che sia tra le vittime sia tra i carnefici ci siano nostri connazionali è diventato un motivo per scostare quelle carte, per metterci il timbro di impresentabili. Si guarda il dito di un dittatore invece che la luna, la quale esiste, eccome se esiste, ci sono stato milioni di prigionieri, di assassinati, addirittura tra i nostri. Be’, non bisogna permettere a questi sacerdoti dalle pozioni già precostituite di iniettare i loro tossici deformanti alla realtà. Quei libroni non sono di Repubblica e degli ex comunisti. Ma sono delle famiglie italiane che hanno perduto i loro cari. E della famiglia italiana intesa come Repubblica italiana e non debenedettiana.
È bastata un’osservazione del Giornale e si è alzato il fuoco di sbarramento. Una paura della verità, un timore delle carte e degli archivi, che ha indotto Prosperi & C. a mettere le mani avanti. Non ci fa spavento questa mossa. Anzi essa indica uno spavento. Facile da individuare. Prosperi, con la classica pompa dell’accademico à la page appare seccato che arrivi materiale, e si dice sicuro sia stato manipolato e lo sarà ulteriormente a meno che - ovvio - lo rigiri lui, a lungo, per saecula seaculorum su mandato del Parlamento.
Pazzesco, ma in fondo neanche tanto. Basta fare un giretto su internet per rendersi conto che questo è il parere del vasto popolo che vuole la verità su tutto, purché coincida con la verità che essa crede già di sapere. E cioè che il male è Berlusconi e il bene è tutto il resto purché sia funzionale al suo assassinio morale e lo sputtani.
Va bene, va benissimo se un presunto pentito di mafia costruisca versioni da bar di Cosa Nostra. Allora lo si ascolti da parte dei pm senza contraddittorio, venga incoronato - come ha scritto Feltri - da manifestazioni da Transilvania, dove si usano i colori foschi dei vampiri benedetti da intellettuali da quattro soldi e da quattro rubli vecchi quattro novi franchi svizzeri.
Ci eravamo mostrati contenti dell’arrivo di molto materiale degli archivi segreti del Kgb consegnati da Lukashenko a Berlusconi. Riguardano i nostri soldati prigionieri in Russia. Qualcosa che permetterebbe di ricostruire - si spera - tanti destini di gente scomparsa. E forse tanti tradimenti. Anzi senz’altro molti tradimenti. Di essi c’è una letteratura di testimonianze universali. Possiamo a richiesta fornire un’antologia, infinitamente più seria e senza scopo di lucro, a differenza delle chiacchiere malavitose degli Spatuzza. Ora sono a disposizione possibili riscontri, o forse no. Ma questi archivi sono a disposizione, probabilmente. Non si tratta di nominare inchieste parlamentari, oppure sì. Quello che chiediamo è un gruppo di esperti di rango internazionale. Idea: Martin Amis, Robert Conquest, Elena Aga Rossi, Vladimir Bokovskij. E altri studiosi che essi ritengano utili a esplorare archivi e carte. E il Parlamento vigili, ma senza che ci mettano il naso tutti quanti potrebbero avere un certo conflitto di interessi o l’intenzione alla Prosperi di impastoiare il lavoro di scoperta della storia. E visto che ci fidiamo della sua buona fede, sia fatto sotto l’alto patrocinio del presidente Napolitano, coadiuvato da un parlamentare di maggioranza (e ho proposto Giancarlo Lehner) e uno di opposizione. Qualcuno non vuole sapere, vuole frenare, impolverare? Be’, ha già parlato. Ora smetta di scavare buche per nascondere quei quattro libri che sono album di famiglia a quanto pare piuttosto scomodi, e molto molto interessanti.
«Il Giornale» dell'8 dicembre 2009

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