06 febbraio 2012

L'Italia del «Gratta e vinci» e quella del «Leggi e cresci»

Il paniere Istat: due nuove voci, due segni dei tempi
di Umberto Folena
Giochiamo al gioco del paniere. Il paniere Istat, quello che registra l’andamento dei prezzi di alcuni beni di consumo e, di conseguenza, serve a calcolare l’inflazione. Il paniere fotografa, a modo suo, una società. Ecco allora il paniere numero uno: inchiostro nero per scuole, carbon coke, legna secca da ardere, polacchi neri per uomo e ragazzo e soprattutto olio di ricino. In quali anni siamo? Troppo facile: è il 1928, l’esordio del paniere, mentre l’Italia si dondola placida, tra inchiostri e oli, dentro il Ventennio, tra le braccia di un "grande babbo" che si prende cura di noi (l’olio di cui sopra è per i ragazzi con l’intestino pigro e gli adulti irriconoscenti).
Altro paniere: prosciutto, calze di nylon, frigorifero, televisore: facilissimo, sono gli anni del boom, a cavallo tra i Cinquanta e i Sessanta, quando non ci culliamo ma corriamo spensierati verso il benessere, forse, chissà, presumibilmente; ancora resiste, perbacco, la brillantina... E oggi? Il paniere, innanzitutto, ci colloca geograficamente. Abbiamo la grappa ma non la vodka, il tonno ma non l’aringa, la caffettiera ma non la teiera. Siamo decisamente italiani. Da oggi, poi, nel paniere – un paniere gonfio di 1.398 prodotti, quando nel 1928 erano poche decine – entrano almeno due voci che descrivono la complessità contraddittoria dell’Italia di mezzo, che non sa bene se disperarsi o sperare, se scialacquare o investire, se puntare sulla fortuna o sul talento.
Il primo sono le «lotterie istantanee». Noi diciamo «Gratta e vinci» ma il burocratese è una neolingua che non può rendersi comprensibile, infatti nel paniere ci sono pure i «giochi a base ippica» (non ittica per ora, ma un domani forse). Già lo sapevamo, perché lo vediamo ogni giorno nei bar e nelle tabaccherie; perché per alcuni, forse purtroppo molti italiani non è un diversivo da pochi euro ma una vera malattia – ludopatia, la sindrome da gioco irrefrenabile che comprende anche le macchinette mangiasoldi, i poker-on-line e altre diavolerie simili – tanto comune da finire dritta dentro il paniere, sì, come nel 1928 l’olio di ricino a cui per certi versi è analoga, nel senso che ti alleggerisce di brutto. Un segno dei tempi: quando dominano insicurezza e paura, quando cultura, talento e professionalità sembrano non bastare a garantire un’esistenza dignitosa a te e alla tua famiglia, è fatale che i tentativi di affidarsi alla botta di fortuna aumentino, come pure i diversivi, le "anestesie" scacciapensieri... e questo appunto può diventare il gioco, una droga, con tanto di dipendenza come effetto collaterale indesiderato.
Poi però troviamo pure l’e-book reader, non un gadget elettronico modaiolo – non ci puoi né giocare né chattare – ma uno strumento per archiviare e leggere libri, per semplici appassionati e per bibliomani, un impegno economico in cultura tipico di chi pensa al futuro, è convinto che la conoscenza sia un investimento redditizio, e non si abbandona a malinconia e sconforto. Due indicatori di due Italie che convivono e si mescolano e ci costringono al pensiero complesso. Il paniere è come un lago che riceve acqua da innumerevoli fiumi e torrenti e rivi, come il «Gratta e vinci» e il «Leggi e cresci». Questo siamo noi, oggi, gli italiani del 2012. Ci piaccia o meno.
«Avvenire» del 4 febbraio 2012

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