10 aprile 2010

Ma non sarebbe meglio se Rodotà con la Ru486 facesse fuori il suo pensiero?

di Raffaele Iannuzzi
Ammirevole, il Prof. Stefano Rodotà. Gran signore, dal tratto fine e dall’eloquio garbatamente siculo-illuminista. L’ho visto mesi fa su un intercity, è sceso a Orvieto, con quell’approccio alla realtà come a dire: ti faccio un favore ad esistere, ancora non l’hai capito?
Fa davvero molto “figo” stare accanto ad un uomo così, forse anche solo a sfiorargli la mano, mentre piroetta con le sue estremità ben curate aprendo varchi eterei nell’atmosfera; egli è uno che non sbaglia le posate a tavola e certamente manda i nipoti – avendolo già fatto con la figlia, la ben nota “gossippara” radical-chic del Corriere della Sera – nei colleges dei notabili americani laicisti, quelli che con il cuore a sinistra (oggi Obama forever, of course) e il portafoglio al destra. La solita storia che si ripete e Vico può dire, dall’oltretomba dei più e degli accademici italici, di aver fatto un buon lavoro: corsi e ricorsi, ebbene sì. Duole doverlo ammettere, ma così è…se vi pare (e anche se non vi pare).
Rodotà è un editorialista colto e banale – come si conviene ai colti autentici -, incapace per postura intellettuale, pari a quella fisica da maggiordomo inglese cavato a peso fuori da un romanzo di Agatha Christie, di guardare in faccia l’altro, per capire un po’ come vadano le cose da quelle parti. Dopodiché se lo interrogate, escono fuori citazioni favolose – anche favolosamente banali, ma tant’è…non si cava il sangue dai rapi…- su Capitini, Calogero e l’immancabile Calamandrei, sì, avete letto bene, miei devoti venticinque lettori, proprio Lui, il capo-banda dei giuristi progressisti, il cosiddetto Maestro del capo-popolo stalinista Zagrebelsky, colui che vorrebbe far chiudere i seminari, la Curia Romana e almeno qualche sala dei Palazzi Vaticani, per dare tutto ai poveri, anzi al Popolo; insomma, dicevo, Rodotà la sa lunga e la sa vendere bene; infatti, Calamandrei non era contento del lavoro fatto alla Costituente e nemmeno del testo costituzionale in sé, voleva cambiarlo in tempi non sospetti, praticamente il giorno dopo e in ciò non era molto distante dal “destro” Mortati. Ma l’ermenutica fa cose folli quando si vuole aggiustare il vestitino sul morto e poi farlo parlare come un ventriloquo.
Ecco, Rodotà è un mito e fa questo ed altro. E oggi cosa si inventa? Niente. Perché Rodotà è serio e non va in piazza a vellicare gli umori bestiali della folla, della massa, del popolo, suvvia, non sta bene. Rodotà è frigidamente banale e “normale” – concetto statistico – e dunque scrive sulla solita carta di regime de La Repubblica (7 aprile) un editoriale dal seguente titolone: Il turismo dei diritti. Tutto un programma. Tesi: il becero centrodestra nella sua ancor più becera versione leghista si inventa oggi il “federalismo etico” e questa parola è “barbara”, aggiungo io, cioè estranea al lessico della decenza democratica, insomma, ragazzi, cercate di capirlo, no?, non è politicamente corretto. E’ infatti molto scorretto quanto sta facendo la Lega e tre quarti della palazzina sua. Leggiamo le accorate parole del sincero democratico: “Quando il neopresidente del Piemonte ha parlato di pillole RU486 che sarebbero “rimaste in magazzino”, si è materializzata davanti ai nostri occhi un’Italia nella quale i diritti fondamentali non sono più un patrimonio che accompagna ogni persona, quale che sia il luogo dove si trova”. Chiaro? Ah no? Ma come? Non dovete farvi prendere dalla “leghite”, dovete, cari lettori, accostarvi al Professore con tutto la devozione intellettuale e la dovuta capacità di ascolto. E’ chiaro il messaggio: la RU486 è una pillola che ammazza i bambini nel grembo di una donna e tiene impiccato il feto, che già esiste, vale a dire una persona, per quattro-cinque giorni; ovvero, va al di là delle pratiche ammesse dalla stessa legge 194, non solo, la sacra pilloletta trancia via di netto qualsiasi nesso con un interlocutore sanitario o parasanitario, diciamo anche proveniente dai famosi consultori, e rende la morte, non scelta evidentemente, di una persona al pari di un banale incidente di percorso. Come togliersi il mal di testa con quel farmaco – avete vista la pubblicità in tv? -, Moment Akt, tutto va via in un…Akt. Il che non corrisponde al vero, come già documentato sul Giornale da una vittima di questa ideologia mortifera prodotta dalla RU486, ma tant’è.
Il Professore è sempre così pacato e perbene, come si usa dire nei salotti politici e non solo, che a noi pedestri destrorsi non pare nemmeno che stia parlando di genocidio, come ha scritto quell’altro invasato di Antonio Socci. No, c’è un’altra parola che funziona e placa gli animi della meglio gioventù: diritti. Tu dici “diritti” e l’altro, come ieri di fronte al gerarca petto in fuori e pancia in dentro, deve tacere e subire la lavata di capo. Il popolo è bue fintantoché non arriva Lui, il Professore dei Diritti Fondamentali, a spiegarci in ordine: a) che il diritto alla vita di un nascituro non è naturale, ergo non è inalienabile; b) che soltanto le donne adulte o sedicenti tali, dotate di patente, votanti, possibilmente il centrosinistra e via su, anche il centrodestra, possono decidere qualcosa come la morte di una vita nel loro grembo; che i mariti o i compagni tacciano, salvo magari trovare accoglienza da Feltri con qualche lettera becera, ovvio, da dare in pasto a mezzi catto-nazisti, tutti lettori di fogli così reazionari, etc. ; c) che le procedure formali sono le sole che contano, tradotto: io, come persona, non esisto fintantoché il Diritto non mi dice di esistere e questo può accadere se e solo se io voglia accettare come un dogma l’infallibilità assoluta dei Diritti Fondamentali, senza neppure emettere un fiato su quella cosetta, amata già a suo tempo da una libertaria senza chiesa come Simone Weil, che chiamiamo da un tot di tempo a questa parte…doveri (basta la minuscola…); d) che questa connection tra Lega e Chiesa porterà l’Italia alla rovina, perché già la Lega fa schifo nel suo insieme, mettiamoci poi anche le cellule nere del Vaticano e la frittata è fatta: Stato laico e manganello procedurale, questo ci vuole, che diamine!
Ma per fortuna che Giorgio c’è! Napolitano, ovviamente, il Presidente. Sembra, a dire del magnifico Rodotà, che il Presidente abbia detto che l’identità nazionale si fondi esclusivamente sui diritti e sulla tutela dei singoli. E non che – come avevamo più volte sentito noi che, d’altra parte, stiamo in mezzo a questa canaglia leghista – siffatta identità sia legata alla coesione sociale, a valori, a diritti naturali e all’ethos comunitario di un popolo. No, questo non c’è, c’è, come per Calamandrei, soltanto il primo tempo, quello in cui i bianchi vincono sugli indiani, poi li prendono e li infilano nelle riserve a gonfiarsi la panza di whisky, così è, anche in questo caso, se vi pare, sussurra il Nostro. E sia.
Concludiamo. Rodotà ha ragione: chi siamo noi per ostacolare la marcia del Progresso? E dei Diritti Fondamentali? Vadano pure avanti e facciano a meno dei dati statistici e delle testimonianze delle donne dopo l’aborto, se ne fottano pure e non abbiano un benché minimo accenno di umanità. Si sa, per affermare i Diritti Fondamentali si deve essere duri, di pietra. Come i loculi nei cimiteri di mezza Italia, che bisogna prenotare decenni prima di andare all’altro mondo. Non più l’ultimo atto in un mondo che adora la vita, ma il primo, in un mondo stracolmo di professori che sfruculiano la morte. Fino a far morire il pensiero, fatto per dire sì alla vita.
«L'Occidentale» dell'8 aprile 2010

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