16 aprile 2010

Il download uccide il cinema? No, se a pagamento e di qualità

di Flavio Della Rocca
Quello delle videoteche, soprattutto i noleggiatori, è un business in ginocchio. Più di mille esercizi hanno chiuso negli ultimi due anni, tanto che è stata chiamata in causa l’Autorità garante per la concorrenza e il mercato, per tamponare un’emorragia inarrestabile… I rilevamenti mondiali del primo quadrimestre 2009 dicono che il film più scaricato, Watchmen, totalizza 17 milioni di download illegali, mentre una serie Tv come Heroes è in grado di sviluppare un traffico tre volte superiore. Il risultato è un -17% complessivo nella spesa degli italiani su supporti fisici legali (vedi il Rapporto completo Univideo 2009 sullo stato dell’editoria audiovisiva, su www.univideo.org) per un volume d’affari complessivo di 828 milioni di euro, che riporta il fatturato indietro di 5 anni (prima del boom del dvd), nonostante le performance in crescita dell’Alta Definizione, grazie al Blu-ray Disc.
Nel resto d’Europa - forti anche del «Pacchetto Telecom» approvato dal Parlamento europeo, che permette la disconnessione da Internet previo processo - Inghilterra e Spagna si muovono per seguire l’esempio della Legge francese, da poco operativa attraverso l’Haute autorité pour la diffusione des oeuvres et la protection des droits sur Internet. Se l’Hadopi scova qualcuno che scarica illegalmente, emette, autonomamente rispetto all’autorità giudiziaria, un primo warning via e-mal, seguito da un’eventuale lettera scritta. Alla terza trasgressione, scatta la convocazione dal giudice, che potrà comminare una multa o la disconnessione della linea, anche per un anno.
Da noi, ogni settore della filiera coinvolto continua a tirare l’acqua al proprio mulino, ora difendendo le obsolete windows (il periodo che deve trascorrere tra l’uscita di un film al cinema, in home video e negli altri canali), ora attaccando i provider telefonici, che forniscono banda larga senza curarsi di come venga utilizzata. Tanto che la Federazione Italiana antipirateria Audiovisiva, dopo continui appelli al governo, e un’attività che ha prodotto la rimozione dalla rete di 2230 link per il download di file illeciti, ha deciso di intraprendere le vie legali nei confronti della Telecom. Sarà il buon senso a prevalere, o finirà ancora una volta nel nulla di fatto, in nome della tutela alla privacy di chi continua a scaricare illegalmente?
E il cinema?
Il cinema in Italia tiene, gli incassi aumentano, stando ai rilevamenti Cinetel, che nel periodo 1/01-31/12/2009 registra più di 99 milioni di biglietti venduti (-0,30% rispetto al 2008) e 623milioni di euro incassati (+4,95%). «La sostanziale tenuta del pubblico e la crescita degli incassi - secondo il presidente dell’Anec, Paolo Protti - vanno valutati positivamente. Anche rispetto ai risultati di altri settori che hanno subito ben più pesantemente la crisi economica…». Attenzione però a leggere i dati nel complesso. Innanzi tutto il cinema è stato sempre un settore anticiclico, quindi in controtendenza rispetto ai momenti neri dell’economia. C’è poi da considerare il non irrilevante effetto traino del nuovo 3D stereoscopico, tecnologia che nel 2009 ha avuto sviluppo molto forte in Italia - anche oltre la media europea (vedi www.mediasalles.it) - che avrebbe potuto produrre altri risultati.
È facile immaginare, dunque, che gli strabilianti incassi ottenuti in questi primi tre mesi del 2010, difficilmente saranno replicabili l’anno prossimo, perché legati a due prodotti-evento quali Avatar e Alice in Wonderland. Ci sono poi le dolenti note delle monosale cittadine, che dal 2003 al 2009 hanno perso una quota di mercato di oltre il 50%, con conseguenti chiusure ad effetto domino, a vantaggio di strutture con oltre 4/5 schermi. Aziende, queste, gestite da entità economiche capaci di affrontare momenti di recessione investendo con continuità nel rinnovamento e nella digitalizzazione degli impianti. Da non sottovalutare l’esempio del nuovo circuito The Space Cinema, il più grande esercizio italiano nato dall’unione dei Gruppi Benetton (51%) e Mediaset (49%), che sembra cercare nei servizi accessori, rispetto al prodotto filmico, la principale fonte di business.
In attesa di una Legge organica sul cinema, che serve come il pane, ma che pare non arrivare mai, si fanno i conti con la Pirateria audiovisiva, che ogni anno sottrae cifre crescenti all’industria e che offre servizi che non hanno alternativa legale. Dei 537 milioni di euro venuti meno nel 2008, 183 riguardano il mancato incasso al botteghino, con un’incidenza imputabile per 45 milioni alla pirateria fisica (dvd contraffatti), 87 a quella digitale (download, p2p, streaming, copie digitali), e 41 a quella indiretta. Ciò si traduce nella minaccia del taglio 250.000 posti di lavoro nel settore. C’è chi, come Riccardo Tozzi, Presidente di Cattleya e dei Produttori Anica, vede comunque negli utenti che scaricano illegalmente da internet «un potenziale pubblico al quale offrire, a prezzi bassi, qualcosa qualitativamente migliore di un file piratato». Del resto, l’anno scorso oltre 1/3 degli italiani è stato riconosciuto heavy user dall’Osservatorio Permanente dei Contenuti digitali, per un totale di 354 milioni di download illegali. Ma c’è anche chi, più provocatoriamente, avrebbe già da anni reso disponibili su tutte le piattaforme i titoli di prima visione. Sarebbe una risposta forte al mondo del «tutto e subito», dove i film Usa sono già su web prima che arrivino nelle nostre sale. L’analisi sull’andamento in rete di un film di grande successo come EX di Fausto Brizzi, ha mostrato come l’utilizzo degli utenti web si concentri nell’arco di 21 settimane, mentre lo sfruttamento commerciale medio dell’industria legale copre ben due anni (per ulteriori approfondimenti: www.fapav.it).
«L'Unità» del 14 aprile 2010

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