16 aprile 2010

Post-voto, i politici abbandonano Facebook e Twitter

di Maddalena Loy
Dai manifesti elettorali sparsi per la città a un post sulla bacheca di Facebook: così cambia la comunicazione politica italiana, che faticosamente cerca di adeguarsi agli standard del mondo 2.0. Ma, dopo l'indigestione di loghi di Fb e Twitter sui siti dei candidati alle elezioni regionali, in pochi hanno continuato a utilizzare i social network per non interrompere la conversazione con gli elettori. E il "tasso di abbandono" è molto alto.
Secondo uno studio dell'agenzia di comunicazione di Milano, la MR & Associati, la maggior parte dei candidati hanno pubblicato un messaggio di ringraziamento ai propri elettori, a prescindere dal fatto che avessero vinto o perso. I "rapidi" (la Bonino e De Luca in Campania) hanno immediatamente postato uno o più messaggi, c'è chi ha reagito dopo qualche giorno ((Zaia, Bresso e Loiero) mentre altri ancora (Penati, Bernini, Modena e Biasotti) sono totalmente scomparsi, interrompendo dall'oggi al domani il flusso di comunicazione attivato solo in funzione della campagna, anche a fronte di migliaia di messaggi che continuano ad affollare le loro "bacheche".
I politici, in linea di massima, non sono ancora riusciti a cogliere le potenzialità 2.0 della rete, arena di dibattito e discussione, e continuano a considerarla soltanto come un mezzo di propaganda (o, nel migliore dei casi, di comunicazione tradizionale) dove far calare dall'alto i loro messaggi, video e foto. Il dialogo con l'elettore ancora non è contemplato: e alla fine sostenitori e oppositori finiscono per insultarsi sui loro wall senza alcuna moderazione (in tutti i sensi).
E' il caso del neo presidente del Piemonte, Roberto Cota, che ha annunciato la propria iniziativa sulla RU486, senza poi chiedere al proprio staff di intervenire per gestire i commenti (molto vivaci). Risultato: una pagina caotica e aggressiva, dove sono soltanto altri fan (o oppositori) che si rispondono e si insultano l'uno con l'altro. Stessa situazione sulla pagina del presidente calabrese Scopelliti.
Nel mare degli esempi negativi spiccano i virtuosi Nichi Vendola e il governatore toscano Enrico Rossi. Se si diventa fan della pagina del governatore pugliese, si riceve la sua richiesta di “amicizia”. Vendola, che si è servito di una delle migliori agenzie di comunicazione del settore, la Proforma, ha annunciato la vittoria su Twitter pochi secondi dopo l'ufficializzazione del risultato e continua a twittare regolarmente. Rocco Palese, il candidato sconfitto del Pdl, ha ringraziato ancor prima di Vendola gli elettori e da poco è tornato a scrivere su Fb e Twitter.
Ai politici su Twitter ha dedicato uno spazio Lucio Colavero di www.lademocrazia.it.
Secondo il suo studio, Emma Bonino non ha mai twittato, mentre la Polverini - delusa dai pochissimi "followers" - ha smesso il 2 marzo. Formigoni, che ha saputo sfruttare la rete spaziando da Facebook a YouTube, ha smesso di usare Twitter il 30 marzo. Il neo governatore del Pdl in Campania, Stefano Caldoro, continua a postare due tweet a settimana, mentre De Luca non ha mai usato Twitter. Cota, vincitore piemontese del Pdl, non si è mai servito di Twitter per la sua campagna elettorale ma scrive regolarmente dal 7 aprile e al momento conta soltanto qualche decina di follower. La Bresso, candidata e Presidente uscente, ancora non ha ripreso la propria attività sui social network.
Claudio Burlando ha scritto fino al 3 aprile, poi ha sospeso i propri tweet, mentre Sandro Biasotti del Pdl scrive regolarmente e non necessariamente di politica, così come Enrico Rossi.
Le regioni dove l'utilizzo dei social network non è stato neanche contemplato sono state Umbria e Marche. In Umbria Catiuscia Marini (centrosinistra) non ha mai rinfrescato il suo account Twitter, inutilizzato da giugno 2009, Fiammetta Modena non è iscritta e Paola Binetti ha un account ma non ha mai scritto nulla. Situazione simile nelle Marche, dove i due candidati non hanno mai attivato i loro profili.
Sono pochissimi, insomma, i nuovi Presidenti di Regione o gli sconfitti della tornata elettorale per i quali l’appuntamento del 28 e 29 marzo ha rappresentato solo una parentesi in un uso costante e fluido delle reti sociali e di Internet. Quasi tutti non hanno uno staff che se ne occupi o, più semplicemente, non comprendono la viralità dello strumento.
«L'Unità» del 14 aprile 2010

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