09 aprile 2010

E la stella di Keats brilla nel firmamento dei romantici inglesi

di Alessandro Zaccuri
Molto è cambiato da quando, nel 1995, Elido Fazi iniziò la sua avventura di editore. La sigla, nata con la dichiarata ambizio­ne di riscoprire classici anche con­troversi, ha sviluppato con il tempo una dimensione più commerciale, senza per questo trascurare un’opera di raffinata ricerca sul piano della narrativa e della saggistica contem­poranee. Fra tante trasformazioni, qualcosa però è rimasto immutato, ed è la passione che il titolare-fonda­tore ha sempre riservato all’opera di John Keats. Uno dei titoli inaugurali del catalogo era proprio l’incompiu­to
La caduta di Iperione , tradotto e commentato dallo stesso Fazi, un manager intellettuale con una spic­cata propensione per l’anglistica. Nel 2005, poi, Fazi ha pubblicato L’amore della luna, romanzesca ricostruzione della vita di colui che, nell’icastica definizione di lord Byron, restituì la voce agli dèi di Omero pur ignorando del tutto la lingua greca. Ora, in atte­sa di vedere anche sugli schermi ita­liani il film che Jane Campion ha de­dicato all’amore platonicissimo fra Keats e Fanny Brawne, il lettore di ca­sa nostra può confrontarsi con la vi­cenda umana e intellettuale dell’au­tore di Endimione grazie a questo
Bright Star, in cui Fazi ripercorre gli ultimi anni della vita del poeta attra­verso un fitto intreccio di versi e cita­zioni tratte dalle lettere. Il racconto parte dall’estate del 1816, quando il ventenne Keats decide di abbando­nare per sempre la carriera di medico e di dedicarsi in modo esclusivo alla letteratura. In Inghilterra il romanti­cismo sta vivendo la sua stagione più felice e grandiosa. Coleridge, Word­sworth, Shelley e – più di ogni altro – il già ricordato Byron pubblicano ca­polavori scandalosi e indiscussi. Per il giovanissimo Keats, proveniente da una famiglia modesta, non è facile mettersi al passo con quei giganti. A tormentarlo non è soltanto la dispa­rità tra la consapevolezza di poeta e l’accoglienza troppo spesso tiepida riservata ai suoi libri, ma anche una situazione economica incerta, che lo trascina sull’orlo dell’indigenza. Pri­ma di morire, a soli 25 anni, nell’ap­partamento preso in affitto a Trinità dei Monti, sviluppa una personalissi­ma forma di ascesi spirituale, alla quale Fazi allude fin dal sottotitolo di Bright Star, ricorrendo al concetto di «vita autentica» recentemente divul­gato con una certa disinvoltura dal best seller di Vito Mancuso. Ma in che cosa consiste, in definitiva, que­sta particolare autenticità? Nell’ade­sione totale all’ideale poetico, proba­bilmente, e cioè in quel predominio dell’immaginazione sulla visione che Keats rivendicava per se stesso quale tratto distintivo rispetto agli altri ro­mantici. La modernità, in fondo, na­sce da questa negoziazione del prin­cipio di realtà, che non a caso impo­ne una diversa dimensione religiosa, in cui Dio viene sostituito dal divino.
Anche per questo, in fondo, la lumi­nosa stella di Keats merita ancora di essere interrogata.

Elido Fazi, BRIGHT STAR, La vita autentica di John Keats, Fazi, pp. 282, € 15,00
«Avvenire» del 9 aprile 2010

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