09 aprile 2010

Sindone, sfida alla scienza

Sulla genesi della reliquia sono state elaborate molte ipotesi. A volte fantasiose Ma il processo di formazione dell’immagine sindonica, così come la datazione del tessuto, sono enigmi ancora senza risposta. Che richiedono innanzitutto una nuova campagna di raccolta di dati fatta direttamente sul Telo
di Bruno Barberis *
La prima Ostensione della Sindone del terzo millennio è ormai imminente, dieci anni dopo quella del Giubileo. Da domani al 23 maggio circa due milioni di persone provenienti da tutti i continenti si daranno appuntamento di fronte alla Sindone nel Duomo di Torino. Come sempre accade ogni volta che viene indetta un’Ostensione, sui mass media si riaccendono le solite discussioni riguardanti presunte scoperte e nuove ricerche. Studiosi di varie provenienze sostengono che la Sindone sarebbe un falso realizzato con le tecniche più svariate, ovviamente in epoca medioevale. Qualcuno afferma che la Sindone sarebbe l’autoritratto di Leonardo realizzato dal genio toscano in una vera e propria camera oscura utilizzando un busto con le proprie fattezze: in pratica l’invenzione della fotografia sarebbe da far retrocedere di quasi quattrocento anni! Leonardo però è nato cent’anni dopo le prime Ostensioni pubbliche documentate della Sindone in Europa. Altri affermano che l’immagine della Sindone è facilmente realizzabile con un pirografo. Altri ancora sostengono di aver ottenuto un’impronta identica a quella sindonica usando come matrici un corpo umano e un calco in gesso e utilizzando ocra rossiccia, tempera liquida, acido solforico, alluminato di cobalto e altre sostanze. Per dimostrare che un’ipotesi teorica sulla formazione dell’immagine sindonica è significativa, è indispensabile effettuare esperimenti per verificarne l’attendibilità. Non è sufficiente però ottenere un immagine che ad un esame visivo appaia simile a quella presente sulla Sindone. Per poter affermare di aver ottenuto (non importa con quale tecnica o metodo) un’immagine identica a quella sindonica è indispensabile effettuare su di essa le stesse analisi fatte sulla Sindone ed ottenere tutti gli stessi identici risultati.
Tutte le teorie proposte fino ad oggi, pur interessanti di per sé, sono sempre risultate carenti o perché non sono state corredate da verifiche sperimentali serie o perché tali verifiche hanno evidenziato sulle immagini ottenute caratteristiche fisico-chimiche molto diverse da quelle possedute dall’immagine sindonica. Il processo che ha causato la formazione dell’immagine sindonica rimane pertanto ancora non noto e per giungere alla sua identificazione saranno necessari ulteriori studi sia teorici sia sperimentali. Nel 1988 un campione di tessuto sindonico fu datato con il metodo del radiocarbonio (il cosiddetto C14): il risultato fornì una data medievale compresa tra il 1260 e il 1390 d.C. Questo risultato è tuttora oggetto di un ampio dibattito tra gli studiosi circa l’attendibilità dell’uso del metodo del radiocarbonio per datare un oggetto con caratteristiche storiche e chimico-fisiche così peculiari come la Sindone. La datazione medioevale contrasta con vari risultati ottenuti in altri campi di ricerca ed inoltre non è facile accertare se nel corso dei secoli non si è aggiunto nuovo C14 a quello antico. Studi effettuati su tessuti antichi hanno fornito risultati sperimentali che sembrano provare che contaminazioni di tipo biologico, chimico e tessile sono in grado di alterare considerevolmente l’età radiocarbonica di un tessuto. Poiché la Sindone è certamente stata sottoposta a contaminazioni di tipo biologico (lo provano le microtracce ritrovate su di essa), chimico (in conseguenza dell’incendio patito a Chambéry) e tessile (la zona del prelievo sembra possedere caratteristiche diverse dal resto del tessuto, facendo presumere che possa essere stata oggetto di un rammendo), i suddetti risultati sperimentali meritano di essere attentamente studiati e verificati mediante la realizzazione di un ampio programma di ricerche e di nuovi esami che consenta di valutare il problema dell’introduzione di un opportuno fattore di correzione alla data radiocarbonica del tessuto sindonico. Pertanto al momento attuale il problema della datazione del tessuto sindonico risulta aperto e non ancora risolto. In questi ultimi trent’anni alcuni studiosi hanno affermato di aver individuato su ingrandimenti di fotografie della Sindone tracce grafiche variamente disposte.
Queste tracce sono state interpretate come scritte in varie lingue (greco, latino, ebraico, aramaico) fatte direttamente sul telo o trasferite su di esso con varie tecniche. Altri studiosi hanno affermato di aver osservato anche tracce di petali di infiorescenze di fiori e di altri oggetti vari. Sono state inoltre identificate tracce di due monete poste sulla palpebra destra e sul sopracciglio sinistro. Recentemente sono state proposte ricostruzioni storiche dell’immagine sindonica basate totalmente su tali presunte scoperte. Bisogna essere molto cauti nell’accettare tali risultati per evitare il rischio che si tratti di interpretazioni soggettive di segni casuali presenti sulle fotografie esaminate. La maggior parte delle suddette scoperte sono state fatte esaminando esclusivamente le fotografie in bianco e nero della Sindone scattate da Giuseppe Enrie nel 1931 realizzate su lastre ortocromatiche che posseggono caratteristiche tecniche tali da consentire un’ottima visione d’insieme dell’immagine sindonica, ma che provocano una consistente perdita di informazioni dovuta alla trasformazione in bianchi o in neri di tutte le sfumature intermedie dei grigi. Per questi motivi tali fotografie non sono adatte allo studio scientifico dell’immagine in quanto, ingrandendole, si corre il rischio di vedere figure e sagome dovute alla grana della lastra e non all’immagine. La traccia che sembra essere più attendibile è quella individuata sulla palpebra destra e interpretata come quella lasciata da una moneta romana coniata nella prima metà del primo secolo d.C. Per potere esprimere un giudizio certo e definitivo su tali studi sarà necessario effettuare nuove fotografie ad alta definizione da esaminare con le più moderne tecniche di elaborazione di immagini. È evidente che il futuro della ricerca sul misterioso lenzuolo dipende da una nuova campagna di raccolta di dati fatta direttamente sulla Sindone. La nuova ed affascinante sfida che la Sindone lancia alla scienza per il nuovo millennio è già iniziata.
* direttore del Centro internazionale di sindonologia
«Avvenire» del 9 aprile 2010

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