09 aprile 2010

Chiese e sette del neodarwinismo

Mappa dei pasdaran evoluzionisti (più i laicisti del Sole e gli ecclesiastici)
di Giulio Meotti
Negli
Nei quattromila metri quadrati di barocco lombardo dove sorge l’Università San Raffaele Vita-Salute si è formata buona parte della chiesa neodarwinista. Dalla scuola di don Verzé, sacerdote e imprenditore della sanità privata, provengono i principali custodi del darwinismo, come il fisico Enrico Bellone, fustigatore dell’arretratezza scientifica italiana (leggi “oscurantismo cattolico”), il biologo Edoardo Boncinelli, il genetista Luigi Luca Cavalli-Sforza e il teo-evoluzionista Vito Mancuso. La chiesa darwiniana è da giorni in fibrillazione per l’uscita del saggio di Massimo Piattelli Palmarini e Jerry Fodor, Gli errori di Darwin (Feltrinelli). Il bersaglio inquisitorio di questa ideologia neodarwinista ha un profilo accademico puro e prestigioso. Piattelli Palmarini proviene dal loro stesso mondo, in quanto è stato docente ad Harvard proprio al fianco di Stephen Jay Gould, quel Gould “umanista dell’evoluzione” le cui tesi anticonformiste finirono sotto gli attacchi di quelli che lui definì “i fondamentalisti del darwinismo”. Gli stessi che oggi accusano di “creazionismo” il libro “Gli errori di Darwin”.
Laurea in Fisica a Roma, specializzazione in chimica fisica e biologia molecolare, Piattelli Palmarini ha lavorato al fianco di Jacques Monod all’Istituto Pasteur di Parigi. Quel Monod autore de “Il caso e la necessità”, la bibbia dell’evoluzionismo secondo cui “soltanto il caso, il caso puro, il solo caso, libertà assoluta ma cieca, è all’origine di ogni creazione nella biosfera”. E l’uomo? “Il nostro numero è uscito alla roulette”. E’ proprio questa dogmatica darwinista che Piattelli Palmarini rimette oggi in discussione. “Artigiano della mente”, Piattelli Palmarini è stato accademico all’Ecole des hautes études en sciences sociales di Parigi, prima di approdare in Arizona. Celebri i suoi corsivi sul Corriere della Sera contro il fideismo darwinista.
Della chiesa evoluzionista, che Avvenire commentando il libro di Piattelli Palmarini ha chiamato senza tanti giri di parole “pasdaran del darwinismo”, fanno parte nomi blasonati della stampa italiana, come il militante ateista Piergiorgio Odifreddi (suo “In principio era Darwin”) e l’epistemologo Giulio Giorello, che fa di Darwin un’icona libertina. Ma ci sono anche filosofi su posizioni più moderate come lo studioso dell’Università La Sapienza di Roma Orlando Franceschelli, uno dei pochi a dedicare attenzione ai “teisti evoluzionisti che con Darwin vogliono dialogare”.
Uno dei più militanti è il genetista ultradarwiniano Guido Barbujani, che ha stroncato con fredda e scostante eleganza Gli errori di Darwin sul Sole 24 Ore. La pagina della scienza del quotidiano di Confindustria è curata dal filosofo empirista e ateista Armando Massarenti, che insieme agli scientisti Carlo Flamigni e Maurizio Mori ha scritto il “Manifesto di bioetica laica”. Sul Sole 24 Ore scrive di Darwin un altro della filiera di Don Verzé, lo psicologo Michele Di Francesco. Bioeticista darwiniano è anche Gilberto Corbellini, mentre Michele Luzzatto è autore del libro “Preghiera darwiniana” e scrive per la rivista MicroMega. La rivista è da anni portabandiera del giacobinismo darwiniano e in cima alla lista dei nemici figura ovviamente Benedetto XVI per la sua scettica considerazione, nel lavoro di studioso e di teologo, delle tesi evoluzioniste (l’uomo non si scopre usando la vanga del paleontologo, ha scritto).
Un anno fa MicroMega ha dedicato a Darwin un intero focoso volume. Fu Telmo Pievani a firmare l’attacco al Papa, titolo: “L’evoluzione addomesticata”. Pievani del neodarwinismo è il volto più televisivo (è apparso anche nella trasmissione “Turisti per caso”). Studi solidi negli Stati Uniti, accademico alla Bicocca di Milano e teorico di una “etica senza dio”, Pievani ha una verve che spinge a pensare all’evoluzione più in termini di fede che di scienza. Su MicroMega scrive anche Massimo Pigliucci, che sulla rivista scientifica britannica Nature ha stroncato il libro. Non ha concesso mediazioni: “Fodor e Piattelli Palmarini errano orribilmente”. Per MicroMega si occupano di neuroscienze, delle “radici biologiche della fede e della morale”, i professori Giorgio Vallortigara e Vittorio Girotto, che spiegano la fede religiosa con Darwin. Sono i sostenitori italiani della teoria dei “memi” di Richard Dawkins, attaccato proprio da Piattelli Palmarini. Il meme è un gene culturale che passa per imitazione da un individuo all’altro, un virus che contagia i cervelli: sono i memi più forti ad affermarsi a spese dei più deboli. Dio è il più robusto tra i “memi”. Si legge su MicroMega che “se abbiamo una legge morale in noi, non dobbiamo cercarne l’origine nel cielo stellato sopra di noi”. La fede è nel Dna.
Arroccato sull’ortodossia è il biologo riduzionista Edoardo Boncinelli, docente al San Raffaele e autore di “Perché non possiamo non dirci darwiniani”. Nei suoi libri Boncinelli spiega perché gli esseri umani funzionano come gli insetti (“l’uomo è un animale e come tale si conforma alle leggi generali della biologia”). Celebre il suo paragone tra l’ala del pollo e il braccio dell’uomo. Il decano darwiniano è Luigi Luca Cavalli-Sforza, pioniere della genetica che su Repubblica scrive spesso assieme al figlio, anche lui al San Raffaele. All’Accademia dei Lincei il darwinista militante è Carlo Alberto Redi, l’illustre biologo che subì, per interessamento dell’allora ministro della Sanità, Rosy Bindi, una visita dei carabinieri per aver clonato un topolino. Redi ritiene la teoria darwiniana “il massimo contributo della scienza alla storia dell’uomo”. Dal 2004 si celebra in Italia il Darwin Day, “Natale” secolarista a opera dell’Unione degli Atei di Carlo Flamigni e Margherita Hack. Senza dimenticare Eugenio Scalfari: “Non credo che il ruolo della specie alla quale appartengo sia superiore a quello delle api o delle formiche o dei passeri”.
In ambito cattolico aleggia il cosiddetto “darwinismo ecclesiastico”. C’è Fiorenzo Facchini, paleoantropologo. Sempre in ambito vaticano svettano Giuseppe De Rosa, scrittore della rivista dei gesuiti Civiltà Cattolica, e Gianfranco Basti, direttore del Progetto Stoq (scienza, teologia e ricerca ontologica) promosso dal pontificio Consiglio per la Cultura.
«Il Foglio» del 9 aprile 2010

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