13 febbraio 2010

Macché Leonardo, il più grande italiano è Galileo

La trasmissione Rai di Facchinetti ha incoronato l’artista-scienziato toscano come personaggio simbolo del nostro Paese. Ma il vero uomo più importante della nostra storia è l’astronomo eretico: senza di lui il mondo sarebbe un buco nero
di Antonino Zichichi
Il programma condotto da Facchinetti ha il merito di avere ricordato al grande pubblico molti italiani delle cui opere, nei vari campi dell’umano sapere, noi italiani dovremmo essere orgogliosi. Ma c’è un nome di cui orgogliosa dovrebbe essere l’intera umanità. Questo nome è Galileo Galilei, padre della Scienza di primo livello, detta moderna.
È grazie a lui che siamo usciti dal «buco nero» in cui eravamo rimasti nel corso di trentamila anni dall’alba della civiltà. Senza la scoperta della Scienza sarebbe stato impossibile realizzare la più incredibile di tutte le imprese immaginabili: passeggiare tra le Stelle. Galilei insegna che l’umana fantasia è poca cosa rispetto a ciò che riesce a scoprire la Scienza. Ed è sempre Galilei a insegnarci che non basta immaginare qualcosa: bisogna saperla realizzare. Sta qui il muro invalicabile che Leonardo da Vinci non seppe superare. Perché? Risposta: non era ancora stata scoperta alcuna Legge Fondamentale della Natura e tutto quello che l’uomo s’era illuso di avere capito su com’è fatto il mondo è risultato totalmente privo di fondamento. Galilei dette alle pietre la stessa dignità culturale delle stelle, permettendo alla Scienza in appena quattro secoli di arrivare alla soglia del Supermondo, passando per Marconi e Fermi, che sono figli di Galilei non di Leonardo da Vinci. Un’altra cosa che rende Galilei unico nella sua potenza intellettuale è l’avere saputo estendere la sua genialità in tutti i campi dell’umano sapere.
Vorremmo precisare che gli innumerevoli campi dell’umano sapere si possono sintetizzare in tre grandi classi di conquiste: Linguaggio, Logica e Scienza. La Musica, il Cinema, l’Arte, la Letteratura e tutte quelle attività in cui non è necessario il Rigore Logico, sono esempi di «Linguaggio», grazie al quale è possibile immaginare tante cose, tra cui l’Infinito, che Leopardi seppe descrivere in modo meraviglioso. Ma senza Rigore Logico l’incredibile proprietà dell’Infinito non sarebbe mai stata scoperta. Questa proprietà ci dice che un pezzo d’Infinito è sempre Infinito. Un pezzo di mela non è come la mela e un bicchiere di vino è meno di quello che c’è in una bottiglia. Il motivo è che la mela e il vino della bottiglia sono quantità finite. Ma se fossero Infinite, anche un pezzo di mela sarebbe Infinito. Ebbene fu Galilei a scoprire quest’incredibile proprietà dell'Infinito matematico: «un pezzo è uguale al tutto» che fa a pugni con il «buonsenso». Un pezzo di mela non è uguale alla mela. Un pezzo di torta è meno della torta. Il «buonsenso» - dice Galilei - nasce dal fatto che tutta la realtà a noi familiare è fatta di cose finite. Se la mela fosse infinita, un pezzo di mela sarebbe con le stesse proprietà infinite di tutta la mela. A questa grande scoperta Galilei arrivò per un problema che un suo allievo, Bonaventura Cavalieri, gli aveva posto. Problema per la cui soluzione c’era bisogno di «Infinito».
Al grande pubblico bisogna dire che anche nel linguaggio dell’Arte fu Galilei il primo a dire che la potenza emotiva di un’opera d'Arte non dipende dalla banale e sciocca imitazione della realtà; l’imitazione della realtà deve essere astrazione pura. Ecco le sue esatte parole: «Perciocchè quanto più i mezzi, co’ quali si imita, son lontani dalle cose da imitarsi, tanto più l’imitazione è maravigliosa.» (Galileo Galilei, Opere XI, 341). A questa conclusione Galilei era arrivato per difendere un suo amico pittore, Ludovico Cardi, detto Cigoli, che era stato messo in difficoltà dagli esponenti della cultura dominante di quei tempi in quanto la «Pittura» era stata giudicata inferiore alla «Scultura». Motivo: alla «Pittura» manca - dicevano loro - il «rilievo»; questa mancanza rende la Pittura incapace di dare alla realtà quella potenza che invece da la «Scultura».
Galilei fornisce una incredibile anticipazione della moderna distinzione fra valori «ottici» e «tattili», proponendo un esperimento che venne poi realizzato da Panofsky. Il «rilievo» a tre dimensioni (tipo statua) inganna il senso del tatto. Il «rilievo» a due dimensioni (tipo quadro) inganna il senso della vista. Mai prima di allora era stato avanzato, nella analisi sul ruolo effettivo della Scultura e della Pittura, un argomento così profondo per mettere in evidenza l'inganno del «rilievo» tridimensionale o, se si vuole, l’inganno del senso del tatto. Galilei dà all’astrazione il valore supremo per esprimere passioni, sentimenti ed emozioni meravigliose. E, come se non bastasse, estende questa proprietà di astrazione dalla realtà anche alle espressioni più sublimi della Musica.
Galilei è anche il padre della meteorologia in quanto inventore dei due strumenti chiave delle previsioni meteorologiche: il termometro e il barometro. Senza Galilei non avremmo orologi a pendolo né quelli al quartz in quanto nel corso di migliaia e migliaia di anni il Tempo s'era sempre misurato con le «meridiane» e con le clessidre mai con i movimenti periodici, come il pendolo prima e gli atomi poi.
Galilei con le sue sette formidabili scoperte astronomiche, fu il più grande astronomo e astrofisico di tutti i tempi. L’astrofisica però è Scienza Galileana di secondo livello. Esempio: se studiamo l’evoluzione stellare e ci viene un dubbio non possiamo intervenire, accendendo e spegnendo una Stella. Galileo scoprì la Scienza detta moderna (di primo livello): quella in cui si fanno esperimenti riproducibili in Laboratori e si esprimono in modo rigorosamente logico (matematico) i risultati. Nascono così le «previsioni» scientifiche che hanno generato l'enorme fiducia del grande pubblico nella Scienza di primo livello.
Galilei - come detto in apertura - scoprì che la fantasia umana è poca cosa rispetto alla fantasia di Colui che ha fatto il mondo. La prova sta in questi quattro secoli di Scienza Galileana. Tutte le grandi scoperte scientifiche sono sempre venute in modo totalmente inaspettato. Il motivo ce lo spiega Galilei: Colui che ha fatto il mondo è più intelligente di tutti. Ecco perché, al fine di venire a capo della Logica da Lui seguita è necessario fare esperimenti. Ancora oggi c'è chi scrive libri dicendo che è l’energia la base su cui si fonda la nostra esistenza. Se così fosse, noi non potremmo esistere. L’energia è infatti una delle sette quantità fondamentali necessarie per fare il mondo così com’è. Ed è seguendo l’insegnamento galileano che siamo arrivati alle porte del Supermondo. Se esiste ce lo dirà la supermacchina del CERN, detta LHC (Il Giornale 25.1.2010). Con le conquiste di Leonardo da Vinci saremmo rimasti bloccati nel «buco nero» detto Terra, senza potere nemmeno concepire la possibilità di avere la minima speranza un giorno di avere tra le nostre mani le enormi invenzioni tecnologiche che hanno permesso alla trasmissione di Facchinetti di esistere.
«Il Giornale» del 13 febbraio 2010

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