03 dicembre 2009

Il carnevale delle grandi bugie

Un saggio ripercorre le menzogne di successo e il «complottismo» che le alimenta
di Pierluigi Battista
Dai «Protocolli» antisemiti ai siti negazionisti sull' 11 settembre
I maniaci del complotto non si danno mai per vinti: perfino la smentita delle loro teorie funziona come attestato di autenticità. Quando la falsità di una delle più fantastiche e tragiche imposture, quella dei Protocolli dei Savi di Sion, era stata ampiamente e inconfutabilmente acclarata, un francese antisemita e complottista rovesciò la frittata, ritenendo che «gli ebrei stanno inscenando la grande farsa della falsità del documento» e ricordando «come Satana fosse maestro nel negare la propria esistenza». Per i paranoici della cospirazione universale i fatti fanno parte della congiura. Per il complottista tutto fa parte del complotto: anche l'evidente verità che lo nega. Le pagine di Errico Buonanno che Einaudi Stile libero sta per mandare in libreria (Sarà vero. La menzogna al potere. Falsi, sospetti e bufale che hanno fatto la storia, pp. 364, 17) non sono solo una straordinaria, avvincente, sarcastica carrellata delle più sconvolgenti imposture che hanno nutrito l'insaziabile immaginazione storica dell'umanità. Sono anche una meticolosa indagine sulla capacità degli uomini di credere alle loro fandonie, di immedesimarsi nelle trame occulte che lavorano instancabili sotto la superficie della storia. Continueranno ad ammirare rapiti nella nebbia New Age le gigantesche pietre di Stonehenge, dove si dice che i druidi prevedevano le eclissi: anche se «i primi macigni furono alzati e disposti in posizione adeguata nel 1919». Continueranno a pensare che il kilt sia il simbolo più autentico, assieme alla cornamusa, dell'avventuroso passato delle Highlands scozzesi avvolte nelle fredde brume celtiche, e invece è un' invenzione di un fantasioso inglese negli anni Trenta del Settecento. Perfino Napoleone credeva nell' esistenza di Ossian, «l'Omero del Nord» che tanto infiammò la mitologia romantica del nazionalismo: altro fulgido esempio di falsità presa per buona, altro tassello di quel sorprendente fenomeno storico-culturale ribattezzato «l'invenzione della tradizione». Ma le imposture rimbalzano, si lasciano, si riprendono, si fanno l'eco a vicenda, riesplodono quando meno te lo aspetti. E chissà come se la sarebbe cavata Dan Brown se un ciarlatano di genio, un campione della mistificazione complottista che si fece passare per nazista, poi per resistente, poi per collaboratore di de Gaulle, non avesse inventato un fantasmatico «Priorato di Sion», chiamato dal destino a custodire il gran segreto della discendenza di Gesù Cristo e Maria Maddalena. I complottisti a volte fanno ridere, a volte piangere. Fanno ridere quando la loro ossessione, la loro certezza metafisica, come scrive Buonanno, che esistano dei «padroni segreti del mondo che tirano le fila di tutte le cose» prende una piega comico-maniacale. C' è un numero vastissimo di eccentrici, per esempio, che si accapiglia sulla possibilità che gli extraterrestri siano atterrati tanto che «le prove sono nascoste in quella base del Nevada detta Area 51». O che, in Italia, si scervellano sul celeberrimo e misterioso oro di Dongo. Che vedono la mano dell' oscura cospirazione nella morte di Marilyn Monroe, di Lady Diana, di Elvis Presley. Che al solo sentir pronunciare la parola Templari, o Rosacroce, o Illuminati di Baviera, sono presi da un fremito incontrollabile e scambiano la realtà per i loro fantasmi. A volte fanno ridere, ma anche un po' piangere, come i frequentatori dei siti negazionisti sull'11 settembre, in perenne litigio tra loro, intenti a rinfacciarsi l'un l'altro la patente di spie al soldo della Cia. A volte fanno piangere, come i creduloni tutt'altro che ridanciani che hanno dato spago a un falso antisemita fabbricato dalla polizia segreta zarista per farne la base teorica della loro furia di sterminio antiebraico. Non rise Napoleone quando diede credito a un falso che svelava fantasiosi piani russi di aggressione al suo impero: da lì cominciò l'avanzata verso Mosca e poi l' umiliazione della disfatta e il trionfo del saggio generale Kutuzov glorificato da Tolstoj. Uno scacco per il complottismo di tutti i tempi. Esistono falsi che hanno fatto la storia, come la Donazione di Costantino che plasmerà il destino dell' Occidente cristiano malgrado la distruzione filologica per opera di Lorenzo Valla. Esistono false genealogie che non intaccheranno il prestigio di un mistero che non è mai stato veramente misterioso. Basta pensare alla interminabile fortuna esoterica della massoneria, che ancora oggi esercita un' attrazione irresistibile tra seguaci e detrattori. E poi ci sono la finzione, il falso, l'impostura, la credulità e la fede, fusi tutti insieme nel simbolo del Santo Graal, matrice di arte e letteratura e musica per secoli e secoli, ma che mobilita schiere foltissime di cultori dediti al misticismo della reliquia segreta, alle lotte sanguinose ingaggiate per difenderla o per impossessarsene. Buonanno, con una minuzia e un'erudizione che tradiscono la fascinazione dell'autore per la determinante presenza della bufala nella storia dei popoli e degli individui, arriva fino alla febbre cospirazionista dei nostri giorni. Purtroppo evita di affrontare complottismi scabrosi che ancora oggi condizionano la misteriologia politica italiana (quante fantastiche invenzioni risarcitorie nella fissazione per gli «spezzoni dei servizi deviati» che infiorano il nostro lessico politico-giornalistico, o per «mandanti occulti» o «a volto coperto»). E non sembra particolarmente colpito dalle leggende che hanno accompagnato come in una realtà parallela la nostra storia, come le peripezie dello yacht «Britannia», dove la crema plutocratica mondiale si sarebbe riunita per chiudere la Prima Repubblica, fondare la Seconda e spartirsi i bocconi prelibati dell' economia italiana in via di privatizzazione. Ma il racconto di Buonanno affonda nella notte dei tempi e mette in evidenza la straordinaria continuità che bugie e imposture riescono a salvaguardare nello snodarsi dei secoli, dall'invenzione di Ermete Trismegisto, mai esistito ma capostipite indiscusso ed eponimo di ogni ermetismo. O alle battaglie del Prete Gianni, meno note, ma che possono essere una lettura istruttiva per i complottisti affamati di mirabolanti piani per la conquista del mondo, nascosti in carte segretissime. Che sono veri anche se sono falsi. E se sono falsi, direbbero i complottisti, è la prova che sono veri.

Errico Buonanno ha esordito con il romanzo «Piccola serenata notturna» (premio Calvino). Il saggio «Sarà vero» (Einaudi Stile libero, in libreria da venerdì 4) copre un arco che va dal Medioevo ad oggi
«Corriere della Sera» del 2 dicembre 2009

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