16 luglio 2007

Gli italiani e la poesia: uno legge, mille scrivono

A un anno dalla denuncia di Balestrini, la produzione di versi è traboccante
di Paolo Di Stefano
L’estate scorsa, su Liberazione, Nanni Balestrini aveva lanciato una provocazione: gli editori hanno smesso di pubblicare poesia, per fortuna c’è internet. Ne nacque una vivace discussione «estiva solo in apparenza». I più rispondevano che i libri di poesia continuano a uscire. E aggiungevano (per esempio Valerio Magrelli) che sì, internet può aiutare, ma per i più giovani esistono pur sempre canali alternativi, come le riviste e i festival. I più radicali, come il poeta Giuseppe Conte, escludeva l’utilità di internet, dove «trovi quasi solo esternazioni emozionali da scemi del villaggio». Dopo un anno circa, sembra che l’editoria di poesia abbia voluto replicare a Balestrini con i fatti. Un fatto è che di questi tempi la scrivania di chi si interessi alla produzione poetica d’oggi (escludendo dunque i classici) trabocca di tutto: raccolte, plaquette, antologie, riviste, monografie, bilanci storico-critici, saggi militanti. Tanto che per perdersi nel mare dei versi contemporanei non c’è proprio bisogno di collegarsi al web, dove tutto è uguale a tutto. Basterebbe andare in una qualunque libreria moderatamente aggiornata. Consiglio che dovrebbe valere soprattutto per l’esercito scalpitante (e non leggente) dei poeti in erba. L’elenco completo dei vient-de-paraître sarebbe noiosissimo. Ma basti una selezione. E pazienza per chi resta fuori. Vediamo un po’. Intanto, Scheiwiller ha ripreso a buon ritmo (ultimo: Anna Carpi, E tu fra i due chi sei). La Bianca Einaudi e lo Specchio Mondadori, piacciano o no, non si sono mai fermate. Neanche Crocetti, Fazi, Donzelli e Manni. Gli ultimi due hanno pubblicato recentemente anche ottime monografie su Amelia Rosselli (di Emmanuela Tandello) e su Bartolo Cattafi (di Stefano Prandi). A queste, si aggiunge uno studio su Sandro Penna di Daniela Marcheschi (Avagliano editore). Pure Marcos y Marcos prosegue imperterrito: e si dà anche alla saggistica. Vedi il volume del poeta «della casa» Fabio Pusterla, Il nervo di Arnold. Ma anche il Nono quaderno di Poesia contemporanea, a cura di Franco Buffoni. I minori di livello non si contano. Campanotto ha da poco proposto Anna Ruchat, Geografia senza fiume. Ci sono poi Casagrande (ultimo nato: Replica di Pietro De Marchi), Interlinea, Moretti & Vitali. Vi sembra poco? Passiamo allora rapidamente alle riviste. I nomi sono noti agli addetti. Cioè a chi le fa, a qualche critico attento, ai poeti laureati più seri. Non agli aspiranti poeti che aspirano alla pubblicazione e si limitano a lamentare l’assenza di tutto, aspettando che qualche «grosso o medio editore» bussi alla loro porta per chiedere: «Scusi, lei per caso avrebbe dei versi da pubblicare?». Dunque, tra le tante, un pò alla rinfusa: Poesia (da vent’anni in edicola!), Kamen’, Atelier, Anterem. Per non dire delle «sempreverdi»: Nuovi Argomenti, Lo straniero, l’immaginazione, Testuale... Che ha anche pubblicato in questi giorni una raccolta di Claudia Azzola, Il poema incessante. Microprovincia di Franco Esposito non è una rivista di sola poesia, ma l’ultimo numero è dedicato a Clemente Rebora. Effigie è la nuova casa editrice di Giovanni Giovannetti e ora esce con una bella rivista dal titolo leopardiano Il primo amore, dove la poesia non manca. Per i poeti in erba che vogliano farsi un’idea del vento (poetico) che tira, è consigliabile andare a cercare il recentissimo Poesia contemporanea dal 1980 a oggi di Andrea Afribo (Carocci editore). E se proprio non sanno che pesci pigliare, facciano una puntata a Parma e a Genova, dove nei prossimi giorni ci saranno due festival di letture poetiche. Oppure si rivolgano ad Alberto Bertoni, e al suo La poesia. Come si legge e come si scrive (Il Mulino), che darà i ragguagli migliori. A cominciare dal più allarmante: «Il rapporto tra chi legge e chi scrive poesia, oggi in Italia, è circa di uno a mille».
«Corriere della sera» del 12 giugno 2007

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