L'Aie ha "mappato" gli studenti delineando cinque profili, su un campione di oltre duemila giovani tra i 18 e i 30 anni. Da chi usa tutto, manuali, ebook, web, appunti ai refrattari alle nuove tecnologie
di Manuel Massimo
Dimmi come studi e ti dirò chi sei. In base agli strumenti tecnologici utilizzati per prendere appunti a lezione, approfondire gli argomenti e preparare gli esami l'Aie (Associazione Italiana Editori) ha "mappato" gli universitari delineando cinque profili rappresentativi del variegato microcosmo di studenti con un'età compresa tra i 18 e i 30 anni. L'indagine - condotta in collaborazione con Cun (Consiglio Universitario Nazionale), Crui (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) e Anvur (Agenzia Nazionale di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca) e presentata oggi a Roma - ha scandagliato preferenze e abitudini di un campione rappresentativo di oltre duemila studenti universitari (nell'ambito del concorso è-book, all'interno del Maggio dei Libri) restituendo una fotografia precisa di come i giovani studiano oggi negli atenei.
Tra carta e digitale. Negli ultimi anni la tecnologia si è diffusa in modo massiccio e capillare anche nelle aule universitarie ma "carta" e "digitale" continuano a convivere: c'è chi integra le due modalità di fruizione dei contenuti, chi ne predilige decisamente una rispetto all'altra e anche chi, invece, utilizza di volta in volta il supporto che ritiene più adatto per le sue ricerche su una determinata materia. La ricerca completa - disponibile dal 31 marzo sulle principali piattaforme online nell'ebook di Marina Micheli "Stili di studio degli universitari italiani tra carta e digitale" - costituisce un vademecum utile agli editori per orientare le loro scelte strategico-editoriali ma anche a chi ha responsabilità politiche in materia, in primis il Miur (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca).
I cinque identikit. In base alle modalità prevalenti di fruizione dei contenuti gli studenti sono stati classificati in cinque categorie. La più rappresentativa è costituita dagli "onnivori" (il 37 per cento del campione, ndr) che usano tutto: manuali cartacei, ebook, fonti web, appunti e libri scelti autonomamente; con il 18,5 per cento seguono i "tradizionalisti", refrattari alle nuove tecnologie, che prediligono strumenti di studio cartacei; al terzo posto i "pragmatici" (18,4 per cento) che studiano lo stretto necessario per l'esame senza fare distinzioni tra carta e digitale; con il 13,4 per cento i "minimalisti" cercano di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo e per studiare si affidano più agli appunti e agli schemini riepilogativi che non ai libri; infine, con il 13 per cento, gli "esploratori" sono per lo più lettori forti e approfondiscono le materie di studio sia sulla carta che su supporti digitali.
Il campione intervistato. I giovani protagonisti dell'indagine hanno in media 23 anni, circa la metà frequenta un corso di laurea triennale e per il 57,4 per cento sono femmine. Possono essere considerati "lettori forti" - visto che leggono in media circa un libro al mese - e il 54 per cento ha letto almeno un ebook nell'anno precedente. In media sono abbastanza tecnologici: hanno praticamente tutti un computer, il 64 per cento possiede uno smartphone e il 28,6 per cento un tablet. Il social network più gettonato è Facebook (89 per cento), seguito da Google+ (48 per cento) e da Twitter (45 per cento). La distinzione forte che emerge dall'indagine non risiede dunque nella dicotomia "cartaceo vs. digitale" quanto piuttosto tra chi studia per apprendere e chi studia per passare gli esami.
"Il futuro è nei libri che leggi". Lo slogan di Matteo Zocchi (vincitore dell'edizione 2013, ndr) è stato scelto per la campagna di comunicazione degli editori per valorizzare i libri universitari che l'Aie lancerà a partire dal 23 aprile 2014, con la nuova edizione del concorso in tutte le università italiane, accompagnato dall'hashtag #compracultura. Come emerge dall'indagine, accanto ai contenuti digitali continuano (e continueranno) a convivere quelli su supporto cartaceo e la fruizione dei libri "tradizionali" è molto diversificata in base alla tipologia di studente: gli onnivori prediligono quelli presi in prestito dalle biblioteche; i minimalisti tendono ad utilizzarli di meno (ma ad acquistarli nuovi); i pragmatici puntano sull'usato e sullo scambio; gli esploratori ne studiano, ne possiedono e ne conservano più degli altri; infine i tradizionalisti, che studiano soltanto sui libri di carta, lo "zoccolo duro" che sfoglia le pagine, prende note a margine e sottolinea le righe con evidenziatori colorati.
Tra carta e digitale. Negli ultimi anni la tecnologia si è diffusa in modo massiccio e capillare anche nelle aule universitarie ma "carta" e "digitale" continuano a convivere: c'è chi integra le due modalità di fruizione dei contenuti, chi ne predilige decisamente una rispetto all'altra e anche chi, invece, utilizza di volta in volta il supporto che ritiene più adatto per le sue ricerche su una determinata materia. La ricerca completa - disponibile dal 31 marzo sulle principali piattaforme online nell'ebook di Marina Micheli "Stili di studio degli universitari italiani tra carta e digitale" - costituisce un vademecum utile agli editori per orientare le loro scelte strategico-editoriali ma anche a chi ha responsabilità politiche in materia, in primis il Miur (Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca).
I cinque identikit. In base alle modalità prevalenti di fruizione dei contenuti gli studenti sono stati classificati in cinque categorie. La più rappresentativa è costituita dagli "onnivori" (il 37 per cento del campione, ndr) che usano tutto: manuali cartacei, ebook, fonti web, appunti e libri scelti autonomamente; con il 18,5 per cento seguono i "tradizionalisti", refrattari alle nuove tecnologie, che prediligono strumenti di studio cartacei; al terzo posto i "pragmatici" (18,4 per cento) che studiano lo stretto necessario per l'esame senza fare distinzioni tra carta e digitale; con il 13,4 per cento i "minimalisti" cercano di ottenere il massimo risultato col minimo sforzo e per studiare si affidano più agli appunti e agli schemini riepilogativi che non ai libri; infine, con il 13 per cento, gli "esploratori" sono per lo più lettori forti e approfondiscono le materie di studio sia sulla carta che su supporti digitali.
Il campione intervistato. I giovani protagonisti dell'indagine hanno in media 23 anni, circa la metà frequenta un corso di laurea triennale e per il 57,4 per cento sono femmine. Possono essere considerati "lettori forti" - visto che leggono in media circa un libro al mese - e il 54 per cento ha letto almeno un ebook nell'anno precedente. In media sono abbastanza tecnologici: hanno praticamente tutti un computer, il 64 per cento possiede uno smartphone e il 28,6 per cento un tablet. Il social network più gettonato è Facebook (89 per cento), seguito da Google+ (48 per cento) e da Twitter (45 per cento). La distinzione forte che emerge dall'indagine non risiede dunque nella dicotomia "cartaceo vs. digitale" quanto piuttosto tra chi studia per apprendere e chi studia per passare gli esami.
"Il futuro è nei libri che leggi". Lo slogan di Matteo Zocchi (vincitore dell'edizione 2013, ndr) è stato scelto per la campagna di comunicazione degli editori per valorizzare i libri universitari che l'Aie lancerà a partire dal 23 aprile 2014, con la nuova edizione del concorso in tutte le università italiane, accompagnato dall'hashtag #compracultura. Come emerge dall'indagine, accanto ai contenuti digitali continuano (e continueranno) a convivere quelli su supporto cartaceo e la fruizione dei libri "tradizionali" è molto diversificata in base alla tipologia di studente: gli onnivori prediligono quelli presi in prestito dalle biblioteche; i minimalisti tendono ad utilizzarli di meno (ma ad acquistarli nuovi); i pragmatici puntano sull'usato e sullo scambio; gli esploratori ne studiano, ne possiedono e ne conservano più degli altri; infine i tradizionalisti, che studiano soltanto sui libri di carta, lo "zoccolo duro" che sfoglia le pagine, prende note a margine e sottolinea le righe con evidenziatori colorati.
«la Repubblica» del 31 marzo 2014
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