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Nella sezione "In campagna", XII e "Tristezze', IX e X
di Bàrberi Squarotti
(tratto da Letteratura, Atlas, vol. 5B-6B, pp. 21-22)
Tre esempi di impressionismo e di simbolismo in Myricae
Le tre liriche Temporale, Il lampo, Il tuono possono essere considerare quasi tre varianti di un unico componimento, per le loro affinità a livello tematico e linguistico-stilistico. Si tratta di tre esempi molto significativi dell'impressionismo e del simbolismo che intessono Myricae e che mostrano con evidenza alcuni risvolti più propriamente tecnici della loro genesi, del loro combinarsi, del loro modo di tradursi in espressioni poetiche.
Temporale atmosferico, temporale dell'anima
Come diversi altri componimenti di Myricae, le tre liriche hanno per terna un fenomeno atmosferico – in questo caso, un temporale notturno – impressionisticamente rappresentato attraverso una giustapposizione di effetti visivi e uditivi, in apparenza descrittivi e naturalistici, in realtà immagini simboliche di un "temporale" del tutto "interiore" e soggettivo.
Composizione e collocazione delle tre liriche
Temporale e Il lampo sono più o meno contemporanei (composti nei primi anni '90 e pubblicati nella terza edizione di Myricae nel 1894), ma collocati in diverse sezioni della raccolta (Temporale è nella sezione "In campagna", subito dopo L'assiuolo e prima di Dopo l'acquazzone e Pioggia, due liriche che ne proseguono il tema; Il lampo è nella sezione "Tristezze"). Invece Il tuono, pur appartenendo alla stessa sezione de Il lampo e formando un dittico con esso, appartiene ad una fase successiva: in ordine di composizione è una delle ultime liriche di Myricae e compare solo nella quinta edizione.
Diversi percorsi fra impressionismo e simbolismo
Le tre liriche presentano anche significative variazioni a livello di genesi ispirativa e di impianto. Temporale ha un taglio interamente impressionistico – prima uditivo (il lontano bubbolio del tuono) e poi visivo-cromatico (le macchie di rosso, nero, bianco) – con un tocco finale di simbolismo (l'immagine del casolare bianco come un'ala di gabbiano contro il nero del cielo). Il lampo invece ha un taglio interamente simbolistico (vuole rappresentare l'uccisione e la morte del padre del poeta), ma si conclude con una vera e propria esemplificazione di tecnica di rappresentazione impressionistica (l'occhio che s'apre e si chiude come un obiettivo, quasi che nella camera oscura dell'anima ci sia una "pellicola" capace di essere impressionata dalle immagine esterne). Il tuono, infine, parte da uno spunto simbolistico (la notte nera del mondo, che riprende in anadiplosi l'immagine finale de Il lampo), per passare ad un momento di forte impressionismo uditivo (vv. 2-5) e chiudersi nuovamente in chiave simbolistica (con la struggente evocazione della madre e della culla).
Linee di analisi testuale
L'opposizione esterno/interno, notte/casa, nero/bianco
La legge della regressione, cui obbedisce Pascoli-fanciullino, implica una costante e radicale opposizione esterno/interno, mondo/nido, che queste tre liriche illustrano in maniera esemplare. Temporale, lampo, tuono sono simboli dell'orrida, devastante violenza del mondo esterno; solo all'interno del nido vi possono essere protezione, calore, salvezza. In tutti e tre i componimenti ricorre l'antitesi profonda fra il nero della notte (la tempesta del mondo e della vita) e il bianco di una casa (la pace del nido): nel primo il nero di pece..., il nero contro il casolare bianco come un'ala di gabbiano; nel secondo la casa... bianca bianca contro la notte nera; nel terzo la notte nera contro il canto... di madre e il moto di una culla (metonimie della casa-nido).
Le sequenze paratattiche di sostantivi, aggettivi, verbi: effetto di sospensione e angoscia
Il fenomeno temporalesco non è dunque un evento naturale, ma un avvenimento psicologico, soggettivo. La sua sostanza è simbolica, la sua rappresentazione è impressionistica. Ciò determina, in tutti i componimenti, un fraseggio spezzato, fatto di asindeti, ellissi, frasi nominali, segmenti paratattici, sequenze di termini omologhi che creano un effetto di ripetitività angosciosa, di attonita e impaurita sospensione. Si noti:
1. in Temporale ci sono dieci sostantivi e un aggettivo sostantivato (ripetuto due volte: nero di..., il nero...), con un solo verbo (rosseggia, che oltretutto indica un colore più che un'azione) e soli tre aggettivi (lontano, affocato, chiare);
2. ne Il lampo, invece, prevalgono gli aggettivi sui sostantivi (comunque molto significativi: cielo, terra, tumulto, casa, occhio, notte); pochi, ma di grande effetto, anche i verbi: fulminei passati remoti (si mostrò, apparì sparì, s'aprì si chiuse), che rievocano "lampi" di tragedie passate;
3. ne Il tuono sono prevalenti proprio i passati remoti (rimbombò... rimbombò, rimbalzò, rotolò..., tacque, ...rimareggiò..., vanì... s'udì), che costituiscono l'asse centrale della lirica e hanno lo stesso significato dei precedenti, ma attraverso un effetto di impressionismo uditivo anziché visivo.
Umanizzazione delle immagini naturali: Temporale
La soggettività delle immagini naturali è sottolineata dalla loro costante umanizzazione e personificazione. Il poeta cioè fa "vivere" le immagini come fossero entità coscienti e sofferenti: effetto tipico della rappresentazione impressionistica-simbolistica, in cui è superata la distinzione realistica fra io e mondo. In Temporale notiamo l'iniziale bubbolìo (l'onomatopea appartiene a quella lingua pregrammaticale che accomuna io e mondo e di cui il fanciullino pascoliano è perfetto interprete) e le immagini dell'orizzonte che rosseggia... come affocato, del nero di pece, degli stracci di nubi, dell'ala di gabbiano assimilata al casolare, nelle quali è leggibile una traccia più o meno esplicita di presenza umana.
La tragedia del cielo e della terra: Il lampo
Sono cariche di umana tragedia soprattutto le immagini de Il lampo, la cui genesi, come si è già ricordato, è legata al ricordo dell'uccisione del padre. Come ne Il tuono, l'atmosfera iniziale è di immediata suggestione evocativa: la E... iniziale richiama indistintamente le voci del passato, del non detto per legarle alle parole espresse nella poesia. Il cielo e la terra, poi, dimostrano subito di essere ben altro che inerti elementi naturali. Il poeta li considera un tutt'uno (si veda il verbo al singolare: E cielo e terra si mostrò...), come un grumo cosmico di tragedia e sofferenza. Nel qual era del v. 1 c'è già l'annuncio della rivelazione di ciò che terra e cielo sono in realtà: non il Cielo e la Terra degli dèi e degli eroi, del mito e della religione, ma la terra e il cielo della sventura e del dolore umano (si noti il chiasmo ai vv. 1-3: cielo e terra – la terra... il cielo...). Perciò la terra è ansante, livida, in sussulto (v. 2), il cielo è ingombro, tragico, disfatto (v. 3): le due terne sono simmetriche ed entrambe in climax (ascendente la prima, discendente la seconda). La casa che apparì sparì e l'occhio... largo, esterrefatto che s'aprì si chiuse danno un ulteriore tocco di privata, umana sofferenza; la doppia coppia di verbi accostati in paratassi e senza neppure un segno di interpunzione rende molto incisivamente l'idea della tragedia improvvisa e irrimediabile.
Opposizione nulla/culla: Il tuono
Il tuono è, in qualche modo, la ripresa e la prosecuzione de II lampo. Molto significativo è, al riguardo, il suo incipit (E nella notte nera...), che richiama in un colpo solo l'inizio e la fine del componimento precedente (E... nella notte nera). La presenza umana ne Il tuono è concentrata nel verso iniziale e nei due versi finali. All'inizio l'analogia fra la notte nera e il nulla esprime tutta la negatività del destino umano nell'ottica pascoliana; alla fine il soave... canto/... di madre (iperbato e enjambement) e il moto di una culla indicano la via della salvezza nel riparo del nido (culla richiama e si oppone, per posizione e rima, al nulla del primo verso; lo stesso avviene fra i termini in rima dei vv. 3 e 6: schianto e canto).
I tre tempi di Temporale
In tutti e tre i componimenti è notevolissimo – ed è parte integrante del significato – l'apparato formale, soprattutto per quel che concerne le scelte stilistiche e la componente fonetico-musicale. Osserviamo, per esempio, la struttura ritmica delle tre liriche. Temporale ha un ritmo più largo nei primi due e negli ultimi due versi, grazie all'ampio intervallo fra gli accenti (che cadono sulle sillabe 2 e 6), ed un ritmo più sostenuto nei tre versi centrali, che hanno accenti più ravvicinati (sulle sillabe 1, 4, 6). Si noti anche l'alternanza tra versi con sinalefi (il v. 3 soprattutto e in parte i vv. 4, 6) e versi con pause (vv. 1, 2, 5): le prime legano i termini fra loro, le seconde scolpiscono termini e sintagmi come tanti suoni isolati.
Variazioni ritmiche de Il lampo
La variazione dei tempi è ancor più evidente ne Il lampo. Il v. 1 ha un ritmo largo e solenne; i vv. 2-3, invece, sono concitati e drammatici nella prima parte, in calando nella seconda; il v. 4 è di nuovo molto lento e pausato; il v. 5 è fortemente segnato dalla cesura ritmica che cade fra apparì e sparì; il v. 6 è molto pausato; il v. 7 ripropone la struttura del v. 5: ascendente nella prima parte, discendente e grave nella seconda.
Allitterazione dei suoni n-t-r: l'eco della notte nera
Sul piano fonetico, predominano i suoni dentali, particolarmente evidente nella parte centrale (terra, terra, tragico, tacito, tumulto, tratto, tratto, esterrefatto, ecc.) in cui si combinano con altre figure fonetiche e retoriche (tacito tumulto, ad esempio, è un ossimoro; sparì-s'aprì è un anagramma). Accanto ai suoni dentali, ricorrono con frequenza i suoni nasali (m, n) e liquidi (l, r). È come se l'intero componimento fosse attraversato dall'eco sonora della notte nera (n-t-r).
Tre tempi anche ne Il tuono
Il tuono è in tre tempi come Temporale. Il primo occupa i vv. 1-2 e l'inizio del v. 3 (attraverso un forte enjambement). Nella prima parte (v. 1) è caratterizzato da un fraseggio molto melodico, soprattutto grazie all'insistita allitterazione del suono nasale (ne-no-ne-me-nu), alle paronomasie nella-nera e nella-nulla, alla assonanza notte-come; nella seconda parte è più spezzato e con suoni più duri (allitterazioni e combinazioni di dentali-liquide: tratto, col fragor d'arduo dirupo / ... frana), che preparano l'andante fragoroso del secondo tempo. Infatti i vv. 3-5 e l'inizio del 6 (di nuovo con un forte enjambement) riproducono, con un grande effetto impressionistico, il rumore e il ritmo del tuono, per mezzo di rime aspre (schianto), ripetizioni (rimbombò... rimbombò), allitterazioni (ri-, ri-, ri-, ro-, ri-, re-, ri-; bo-, bo-, bo-, bo-, ba-; ecc.) ed insistenza sui suoni tronchi dei passati remoti (rimbombò, rimbombò, rimbalzò, rotolò, rimareggiò, vanì). Nella terza parte (vv. 6-7), infine, passata la tempesta, si torna al ritmo posato e ai suoni dolci dell'inizio (di rilievo soprattutto l'allitterazione madre-moto e, al centro, la lunga sinalefe -dre-e-il).
Postato il 17 febbraio 2011
molto ben fatto
RispondiEliminaPienamente soddisfacente!!#
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