14 giugno 2010

Videogames follia: né cibo né scuola

Tredicenne sconvolto. Arrivano i carabinieri
di Dino Frambati
Anche i genitori inerti per mesi. A «salvare» il ragazzo gli uomini dell’Arma.
Giornate passate in camera, gli occhi fissi sullo schermo, le mani sulla cloche. Il videogioco sulla guerra era diventato un’ossessione. Tanto forte, da tenerlo costantemente attaccato alla consolle, fargli saltare la scuola, togliergli l’appetito. E trasformarlo, appena tredicenne, in un ragazzo aggressivo e violento persino nei confronti dei genitori, preoccupati, che cercavano di impedirgli di giocare. È la storia di un autentico incubo, quella avvenuta nell’hinterland di Genova, dove - inspiegabilmente ­una famiglia per mesi è rimasta impotente di fronte alla dipendenza del figlioletto da videogiochi, un male che anche nel nostro Paese miete sempre più vittime. Fino a qualche giorno fa, quando nel tentativo di farlo uscire dalla sua camera per andare a lezione, la madre del ragazzino, un’impiegata di 40 anni, lo ha rimproverato: un gesto che ha scatenato la violenza del ragazzo. È stato troppo. I genitori, mortificati, non sapendo più cosa fare, hanno deciso di 'ribellarsi' alla situazione e di rivolgersi ai carabinieri. Forse una scelta discutibile sul piano educativo, ma i genitori in quel momento non hanno saputo trovare di meglio.
La richiesta d’aiuto è stata accolta immediatamente dai carabinieri della Compagnia di Sampierdarena, che venerdì sono entrati nell’abitazione della famiglia attorno alle 16, proprio mentre il ragazzo si trovava davanti al video. Lui è caduto dalle nuvole, trovandosi davanti le forze dell’ordine, e per la prima volta, ha ammesso di non essersi reso conto né del tempo che passava a giocare alla guerra, né di quanto gli accadeva intorno quando 'combatteva' nel suo mondo virtuale, fatto di armi e di violenza. Una micidiale 'calamita' psicologica, che gli faceva persino dimenticare i bisogni primari, come quello di nutrirsi.
I carabinieri hanno sequestrato il computer e i videogiochi del ragazzo, sui quali ora si concentrano le attenzioni degli investigatori. Tra questi, infatti, ce ne sarebbero diversi la cui vendita è proibita ai minorenni: si cercherà ora di accertare se qualcuno li abbia venduti al ragazzo nonostante la sua età.
Secondo una prima ricostruzione, il ragazzo avrebbe scatenato la sua passione per i giochi di guerra dopo aver scoperto la possibilità di collegarsi online ad alcuni siti che avrebbero dovuto essere inaccessibili agli 'under 18': proprio qui avrebbe iniziato a cimentarsi nei 'wargames', in particolare giocando anche partite delle durata di diversi giorni, disputate assieme ad altri utenti.
Della vicenda, intanto, è stato informato anche il Tribunale dei Minori di Genova dal quale arriveranno indicazioni per un percorso di riabilitazione del ragazzo: il giovane con ogni probabilità sarà seguito da specialisti per aiutarlo a uscire dalla spirale nella quale lo hanno gettato l’ossessione per i videogiochi e, forse, qualche disattenzione di papà e mamma.
«Avvenire» del 13 giugno 2010

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