04 aprile 2010

Perché Darwin non ha le ali

Parla Jerry Fodor, l’allievo di Chomsky autore del libro sull’evoluzione. “La dottrina darwiniana ha fallito anche senza scomodare Dio”. “Mi hanno dato dell’idiota e del creazionista, c’è chi mi ha tolto il saluto”
di Giulio Meotti
E’ stato con uno storico articolo sulla London Review of Books, che portava il bel titolo “Perché i porci non hanno le ali”, che il filosofo americano Jerry Fodor ha riaperto il dibattito sul darwinismo. “Darwinismo e creazionismo sono entrambi fallaci”, esordisce al Foglio il professor Fodor senza tanti giri di parole. Figlio dell’ebraismo assimilato newyorchese, Fodor è considerato uno dei maggiori studiosi nel campo delle scienze cognitive e della filosofia della mente. La Bbc lo ha definito “uno dei più importanti filosofi analitici del mondo”. L’ateo, ateissimo Fodor, per le sue tesi scettiche e critiche su Darwin, è stato accusato di “creazionismo”. Oggi pubblicare un libro contro Darwin non è una grande novità negli Stati Uniti, dove esiste una viva e ricca letteratura critica della teoria darwiniana. Ma il libro di Fodor e dello studioso italiano Massimo Piattelli-Palmarini, “What Darwin got wrong” (in Italia per Feltrinelli), è davvero un unicum. Perché il saggio demolisce il darwinismo dal punto di vista razionale e scientifico, pieno com’è di dati, fatti e meccanismi alieni dalla selezione naturale frutto di anni di ricerche sorprendenti.

I due studiosi hanno scatenato una levata di scudi da parte dell’ortodossia darwinista. Michael Ruse, uno degli scienziati più noti dell’evoluzionismo, ha parlato di “libro intensamente irritante” e di “cattivissimi argomenti”. La tesi del libro è che non è l’ambiente a guidare il mutamento, sono i vincoli interni di altro tipo, tra cui il funzionamento dei “geni maestri” (che comandano molte strutture dell’organismo), le leggi fisico-chimiche della forma e dell’auto-organizzazione. Se confermata, la tesi rischia di abbattere l’architrave che regge l’intera dottrina darwiniana.
Fodor è una mosca bianca che proviene dalla scuola di Noam Chomski, il famoso linguista le cui controverse idee universalistiche sul linguaggio lo hanno portato a essere chiamato “erede di Port-Royal”. Centinaia di lettere di insulti e numerose e dettagliate critiche accademiche si sono accumulate nel computer di Fodor dopo l’articolo sulla London Review of Books. Perché Fodor ha cercato di dimostrare che il darwinismo ortodosso è minato dall’interno, da nozioni che, per funzionare, presuppongono ciò che pretendono di spiegare.
Nell’articolo del 2007 Fodor ha attaccato l’onnipotenza acritica dei suoi nemici. “Per i darwinisti, nell’evoluzione la selezione naturale ha il ruolo principale, anche se non proprio esclusivo. Il classico resoconto darwinista di un’evoluzione dovuta innanzitutto alla selezione naturale è nei guai sul piano sia concettuale che empirico”. Ma secondo Fodor c’è una seconda morale e riguarda l’atteggiamento da tenere nei confronti di questa scienza. “Dopo Darwin, sono proliferate le teorie che volevano cooptare ai propri fini la selezione naturale. Oggi è la psicologia evoluzionistica, ma ci sono esempi a iosa in quasi tutte le scienze comportamentali, in epistemologia, teologia, storia della filosofia, etica, sociologia, teoria politica, eugenetica ed estetica. Tutte tentano di spiegare perché siamo così e cosà e perché il così e cosà è un vantaggio per noi o per i nostri noi antenati. L’alta marea dell’adattazionismo teneva a galla barche variopinte, ma forse si sta ritirando. Se si scopre che la selezione naturale non è il motore dell’evoluzione, quelle barche finiranno per incagliarsi e ci appariranno un po’ ridicole. La storia della scienza insegna che le migliori teorie di oggi risulteranno più o meno false domani pomeriggio al più tardi. Nella scienza come altrove, non conviene mai puntare tutto su un cavallo solo”.
Prima ancora dell’articolo sulla London Review of Books, sulla nota Times Literary Supplement il professor Fodor aveva pubblicato un durissimo attacco alla “psicologia evoluzionistica”, uno dei pilastri della “magione ortodossa occupata dai darwiniani”. “C’è qualcosa di sbagliato non soltanto con i neodarwinisti, ma con la teoria della selezione naturale per sé”, ci dice Fodor. “Cercano di spiegare tutto con l’idea di adattamento, ma oggi sappiamo che non è così. La letteratura neodarwinista è del tutto priva di senso critico. Ci danno risposte non plausibili e tutta la teoria viene meno. Si scatena l’allarme se si tocca il darwinismo. Per oltre cento anni la biologia ha dato per scontato che la teoria darwiniana era giusta e oggi non vogliono sentirsi dire che era sbagliata. Gli organismi si evolvono, ma la teoria di Darwin non è affatto coerente. Tanta gente non mi ha più parlato dopo l’uscita del libro”.
Il professor Fodor è convinto che se si mette in dubbio la selezione naturale, a cadere sia l’intera dottrina darwiniana. “Ci sono persone che pensano che senza il darwinismo tutte le fondamenta della biologia moderna collasserebbero. Non sono d’accordo. La gente mi ha detto che ero un idiota, ma non ha detto anche il perché. Secondo Charles Darwin, le caratteristiche delle creature sono selezionate per il loro contributo all’adattamento, alla sopravvivenza. Ma ci sono molte caratteristiche nelle creature che non hanno nulla a che fare con l’adattamento. Alcune variabili nelle selezioni sono ambientali. Creazionismo e darwinismo sono entrambi oggetto di sospetto perché hanno conseguenze spurie in comune. Dobbiamo ripensare le implicazioni del darwinismo anche senza credere nel creazionismo o altre teorie. Non c’è bisogno di credere nel ‘disegno intelligente’ per capire che Darwin si sbagliava. Anche senza Dio, la storia darwiniana è sbagliata. Si può osservare l’intero fallimento del progetto evoluzionista”. Ad ascoltarlo torna in mente un motto di Antonio Coutinho, immunologo dell’Institut Pasteur: i sassi cadono in terra per la forza di gravità, non perché la selezione naturale ha eliminato tutti quelli che tendevano ad ascendere in alto.
«Il Foglio» del 3 aprile 2010

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