01 marzo 2010

Quella "finestra" sempre più chiusa che minaccia il cinema

L'annuncio Disney di anticipare la diffusione home diveo di "Alice nel paese delle meraviglie" ha scatenato un putiferio
di Marco Ventimiglia
Paradossi del vocabolario. Window (che in inglese sta per finestra) è parola che richiama generalmente concetti positivi: apertura, luce, cielo e via dicendo. Window, però, è anche il termine che sta mandando su tutte le furie gli esercenti cinematografici di mezzo mondo, addirittura pronti a lanciare un'autentica crociata contro le Major di Hollywood. Ma andiamo con ordine. La window in questione è, appunto, la finestra temporale che intercorre fra il lancio di una pellicola nelle sale e la sua successiva commercializzazione nel circuito dell'home video sotto forma di DVD, Blu-ray Disc e le sempre più residuali videocassette. Ebbene, un paio di settimane fa Disney ha annunciato ufficialmente la sua intenzione di accorciare la window, portandola da 17 a 12 settimane, relativa all'atteso "Alice nel Paese delle Meraviglie", firmato dal regista visionario Tim Burton e la cui proiezione nelle sale scatterà il prossimo 5 marzo. Una decisione motivata con la necessità di evitare la sovrapposizione della commercializzazione del prodotto home-video con un evento planetario quale i prossimi mondiali di calcio.
Apriti cielo! Il proposito della Disney ha scatenato la durissima reazione dei gestori delle sale cinematografiche, sia per il caso in questione, ma soprattutto per il precedente pericolosissimo che, a loro dire, rappresenterebbe un provvedimento del genere. Il timore, infatti, è che la Disney faccia solo da prestigioso "apripista" a tutte le altre Major, desiderose di accorciare il tempo di esposizione cinematografica per accelerare la distribuzione home-video. La preoccupazione degli esercenti è facilmente comprensibile: meno tempo in sala significa meno incassi, non tanto perché gli spettatori non fanno in tempo a vedere il film, quanto perché chi è in dubbio sull'andare al cinema o meno finirà sempre più per aspettare le versione "domestica" se questa sarà disponibile in tempi via via più brevi. "Non si può pensare di trasformare il cinema in una semplice vetrina dei film - spiega Laura Fumagalli, marketing manager dell'Arcadia di Melzo, la più evoluta multisala del nostro paese -. Gestire un cinema costa caro e decisioni come l'accorciamento della window possono mettere in grave difficoltà molti esercenti".
Forse meno evidenti, ma non per questo prive di sostanza, le presunte ragioni delle Major. Il fatto di giustificare l'allargarsi o restringersi della window con l'esigenza di evitare sovrapposizioni con eventi, che distoglierebbero l'utente dall'acquisto, appare in realtà la classica foglia di fico. L'accelerazione della commercializzazione home-video è piuttosto legata a due interessi forti: da un lato la volontà di ottenere ancor di più dal mercato domestico, che negli ultimi anni ha visto costantemente salire la percentuale dei proventi relativi alla vendita dei film rispetto agli incassi in sala. Dall'altro lato il tentativo, la cui efficacia è peraltro tutta da dimostrare, di limitare la pirateria accorciando il tempo utile per far circolare su Internet e DVD copie illegali delle opere prima della loro regolare messa in vendita sul mercato dell'home video.
Come si diceva la reazione degli esercenti cinematografici al possibile restringersi della window per "Alice" è stata durissima. Il circuito multisale Odeon & UCI Cinemas è addirittura arrivato ad annunciare il boicottaggio dell'atteso film in Gran Bretagna, Irlanda e Italia (per un totale di 135 strutture multisale). Una minaccia che sembra aver sortito il voluto effetto, se è vero che la Disney ha infine deciso di venire a più miti consigli, accorciando solo di pochi giorni e non di settimane la window in questione, un passo indietro che consentirà la programmazione cinematografica di Alice nei tempi e nelle modalità previste. Ma non sembra azzardato prevedere che il tema, magari sotto la spinta di altre Major, si ripresenterà a breve, tanto più che la progressiva diffusione del Blu-ray Disc e dei suoi contenuti in Alta Definizione renderà ancor più commercialmente "aggressive" le proposte home-video.
«L'Unità» del 27 febbraio 2010

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