01 marzo 2010

Gli scandali uccidono il senso dello Stato

di Ferdinando Camon
E’interessante sentire la lettura che il popolo fa del maxi-scandalo del riciclaggio: basta ascoltare i clienti dei bar. Non sanno niente di caroselli, elezioni all’estero, voti per posta. Ma nel bar ci sono 4-5 giornali, e le prime 3-4 pagine hanno le stesse frasi, le stesse foto, gli stessi titoli. Io porto la mia mazzetta, e la lascio circolare. Quando mi riportano un giornale, lo confesso, li interrogo. I clienti commentano con sarcasmo. Non so quanti milioni di italiani entrino in un giorno nei bar, ma sono milioni di italiani nei quali s’infiltra il sospetto che lo Stato non solo non stia vincendo la guerra contro la criminalità, ma non la stia nemmeno combattendo.
Vedono un politico che dichiara: «Mai conosciuta la ‘ndrangheta», e accanto c’è la foto di lui con un boss. La gente sghignazza. È un autosghignazzo: l’italiano da bar disprezza il corrotto ma compatisce se stesso, la propria impotenza. Noi non possiamo farci niente, chi può farci qualcosa è lo Stato, ma lo Stato sta dall’altra parte. Siamo traditi. Il maxiscandalo è per la gente un tradimento dello Stato.
Un titoletto dice: «Riciclatore prima che senatore». Il messaggio è chiaro: è un senatore perché era un riciclatore. Vuoi far politica? Sii disonesto. Carriera e disonestà sono sinonimi.
Il riciclaggio ammonta a due miliardi di euro, ma i clienti traducono: quattromila miliardi di lire. Così fa più impressione. Il confronto è sempre col proprio stipendietto, sopra o sotto i mille euro. Io, sbarcare il lunario. Loro sbarcano sulla luna.
Nelle intercettazioni il supposto corrotto «si vanta di aver affittato ufficiali e militari della Finanza», per fare «affari tranquilli». La parola che rode il cervello è «affittato». Questo «affitta» finanzieri. La Finanza è un’auto a noleggio. Servitori dello Stato in vendita. Allora lo Stato t’imbroglia: Legge, Giustizia, Politica sono gli strumenti con i quali frega te e i tuoi figli. In conclusione: pagare le tasse? «Conti correnti su decine e decine di banche»: tu ne hai uno solo, ne avevi due ma li hai unificati perché ognuno costa 5 euro al mese. Con 5 euro ti paghi 5 caffè. Le banche non sono di tutti i clienti, sono di questi clienti qua. Puoi fidarti delle banche?
La ‘ndrangheta raccoglie voti nelle case dei poveracci emigrati in Germania, e l'inviato dice che quelle case gli fanno «schifo». I voti no. Il votato da quei voti dovrebbe far gl’interessi di quei votanti. Ma come può, se gli fanno schifo? Avrà pure il diritto di non vomitare.
«L’ambasciatore si adoperava a procurargli falsi documenti»: se sei all’estero e hai bisogno di una pratica, vai alla tua ambasciata e ti senti un pezzente alla corte del re: rompi le scatole. Questo chiede documenti falsi e l’ambasciatore muove le chiappe. Sono ambasciate d’Italia o della mafia?
Stravotato all’estero, in Italia è «un perfetto sconosciuto». Ma tanti voti non significano tanta popolarità? Noo? Significano tanta mafia? «Ascoltami testa di c…, tu puoi anche diventare presidente della Repubblica ma resti il mio schiavo»: il cliente del bar legge la frase ad alta voce. Un boss parla a un senatore: il parlamentare fa le leggi ma è schiavo. Quindi fa le leggi per il suo padrone. La ‘ndrangheta.
La ‘ndrangheta: una sera sì e l’altra pure, sentiamo ai tg i tremendi colpi inferti alla mafia: pare sgretolata. E tu ci credi? Non è che invece si moltiplica? Domani ti suonano il campanello e ti chiedono il pizzo.
«Ascolta amico, il Fioravanti e la Mambro li ho tirati fuori io, li ho aiutati economicamente», ma non erano ergastolani? Non diciamo sempre: «Sbatterli in galera e buttar via la chiave?». Invece questi la chiave se la mettono in tasca, e la tirano fuori quando vogliono.
Cos’è che tagliano a fette, al bar, ogni mattina, le lingue del popolo? Il Pdl? La Politica? La Giustizia? Di più: con questi scandali si uccide nel popolo il senso dello Stato.
«La Stampa» del 1 marzo 2010

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