13 febbraio 2010

Il primo bacio ha fatto big bang

Per San Valentino
di Bruno Ventavoli
Dal Cantico dei Cantici a Paolo e Francesca, da Hayez alla pop art, da Via col vento a Muccino, tra letteratura, arte e cinema: quando la spumeggiante euforia del cuore avvicina le labbra
Nei giorni in cui i baci non si lesinano forse è avvilente pensare che una fetta d'umanità i baci non se li è mai dati, perché in certe culture sono altri i modi per esprimere la spumeggiante euforia del cuore. Ai tempi in cui gli eruditi non si preoccupavano della scorrettezza politica, il danese Kristoffer Nyrop faceva notare con curiosi aneddoti che «presso molti popoli non civilizzati il bacio non è espressione dell'amore e delle emozioni affini». Era l’800. Forse oggi le cose sono mutate. Sia come sia, il bacio presso noi europei, e ovunque si dà, cambia il mondo. Che Italia avremmo, tanto per dire, se tanti anni fa la mamma di Berlusconi e quella di Bersani, un giorno, non avessero baciato i rispettivi mariti? Una Storia del bacio - compilata da Adriano Bassi, direttore d'orchestra (Odoya, pp. 222, 16 euro) - ci consente una scorribanda attraverso romanzi, quadri, film, poesie. Senza baci saremmo tutti più monchi di dolcezza, e ancor più nell'immaginario.
Difficile stabilire se Adamo baciasse Eva per ingannare il comfort dell'Eden prima di ricevere il decreto di espulsione. Il Genesi in materia è evasivo, anche se la Bibbia si rifà straordinariamente nel Cantico dei cantici dove mille sono le effusioni tra gli amanti. Il mistero sul primigenio bacio, su quel big bang che ha distinto per sempre l'uomo dalla fiera, resta. Desmond Morris, l'antropologo, osservando i primati ne fa una questione di nutrizione. Ha scoperto che le mamme scimmie masticano il cibo e lo trasferiscono fra le labbra dei piccoli. Quando questi si lamentano affamati, loro li baciano sulle labbra per placarli, per distrarli, per ingannarli. Da lì, per le misteriose vie dell'evoluzione, s'è arrivati all'eros. E a miliardi tendiamo le labbra per sfamarci dell'amata. Certe volte riesce, altre volte no. L'unica certezza è che i baci, come le bacche per i primati, non accontentano mai. Catullo: «Saper vuoi proprio quanti tuoi baci, o Lesbia, mi sien bastanti? Quante di Libia sono le arene, dove di silfio ricca è Cirene! Quanti astri ai taciti notturni orrori miran degli uomini gli occulti amori».
Meglio buttarla in letteratura. Dato che l'amore è una delle fonti più birichine, i baci abbondano nei libri come le stelle in cielo. Omero, Boccaccio, Salgari, Flaubert, Dostoevskji. Dite uno scrittore avrete almeno un bacio. Tremori, ardori, fiati. Tutti raccontano la stessa esperienza, due labbra congiunte, due lingue in contatto. Da Lolita al Giovane Holden, da Benigni a Moccia. Nulla è più uguale d'un bacio. Eppure ci sono più varianti nelle bocche degli amanti che combinazioni del cubo di Rubik o del superenalotto. Giotto, Hayez, Liechtenstein. O un fumetto di Diabolik. Il bacio è democratico, mette alla pari il messaggetto di un cioccolatino con Leopardi, Montale e il comune mortale. E' sempre stupendo, eppure un po' straziante.
«Che cos'è il piacere, se non un dolore straordinariamente dolce?» sosteneva Heine. Il poeta tedesco, ferrato in ironia, aggiungeva «E' dolce quello che tu mi dici, ma più dolce è il bacio che ho rubato alla tua bocca» per ricordare che talvolta giova anche osservare un minuto di operoso silenzio tra gli amanti. Talaltre converrebbe ciaccolare un po' di più. Baciando tutto tremante la bocca di Francesca, il Paolo di Dante finì nella bufera infernale, eterna come uno sconvolgimento climatico. Abelardo, che invece di spiegare filosofia baciucchiava le mani di Eloisa, finì evirato.
Il bacio è prospettiva mistica, nello Zohar, il libro più importante della tradizione cabalistica, si racconta delle tre anime dell’uomo e si dice che Neshama, quella superiore, dopo la morte ritorna alla fonte, al mondo delle idee dove gode del «bacio dell'amato». Il bacio è galateo. Arte visiva. Moda. Ci sono i baci da Guinness e c'erano i baci poco schizzinosi dei vecchi leader comunisti. I baci alle immagini sacre e i baci delle mamme. Il baciamano e il bacio rubato dai paparazzi ai vip. Si bacia per far pace e per far guerra. Si bacia e si combacia. Ci sono i baci che allettano in pubblicità e altri che ostacolano i ritmi della vita (li hanno proibiti in una stazione inglese perché ritardavano i treni). C'è il baciamano, il baciapile, il baciabasso. Non bisogna dimenticare il baciapiedi, colui che lecca ogni appendice dei potenti, non perché ha in mente giochetti erotici, ma perché umiliandosi vuol trarre vantaggi di carriera. Avete pensato agli ospiti nel salotto di Vespa? Troverete di meglio nel Della Casa, nell'Accetto, in d'Holbach. Anche in questa branca particolare del bacio l'umanità si allena con profitto e con delizia da millenni.
Esisteva una massima nei corridoi dello spettacolo, dice l’autore del libro, «Non dimenticare mai il bacio finale, perché il pubblico sia contento». E’ una scena che fa battere il cuore e volare con la fantasia. E mette una gran voglia di imitare il film con il compagno accanto. Senza bacio non ci sarebbe cinema. E’ vero che all’inizio, per censura, i baci sullo schermo erano proibiti e poi regolamentati severamente. Prima di vedere i «French Kiss» – definizione che rivela tutto lo sprezzo dei puritani americani verso i lussuriosi francesi che mettevano in contatto le lingue – si sono dovuti aspettare lustri. Ma anche quando il bacio era solo uno sfioramento c’erano leggende. Rodolfo Valentino, Ramon Navarro. E poi Via col vento, Casablanca, Titanic, fino all’ultimo Muccino. L’unico genere dove il bacio c’è ma conta poco è il porno. Lì è superfluo come un libro di Heidegger.
Gli scienziati sostengono che il viluppo di lingue e di labbra nel bacio è come l'assaggio d'una pietanza. La saliva suggerisce al cervello se il partner è la persona giusta per fare figli e mandare avanti l'umanità. Parlano gli ormoni, non la poesia. Vero, ma Oscar Wilde ricordava che «Un bacio può rovinare la vita». Dato che il guaio accade spesso, pare sia più saggio leggere un libro che baciare per vedere l'effetto che fa.
«La Stampa » del 13 febbraio 2010

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