12 novembre 2009

Da Socrate a Paolo, i due poli della ragione

Quale debito dell’Occidente cristiano verso il pensiero greco?
di Antonio Giuliano
Da ieri in Cattolica studiosi a confronto ricordando gli studi della storica Marta Sordi. Gli interventi di Valvo, Pizzolato, Morani e Ruini
All’origine di tutto c’è il Verbo, la Parola. O per dirla con Be­nedetto XVI c’è il 'Logos', la ragione creatrice richiamata anche nel prologo del Vangelo di Giovanni: «In principio era il 'Logos' e il 'Lo­gos' è Dio». Come faceva notare lo stesso Ratzinger a Ratisbona, in que­sta espressione si condensa l’avvici­namento tra messaggio biblico e pensiero greco. E i rapporti tra mon­do classico e cristianesimo sono sta­ti dibattuti ieri all’Università Cattoli­ca di Milano nel convegno 'Dal logos dei Greci e dei Romani al logos di Dio': tre giornate di studio promos­se dall’ateneo cattolico per ricorda­re Marta Sordi, professore emerito di Storia greca e romana scomparsa nello scorso aprile. Docente per ol­tre un trentennio alla Cattolica, la Sordi teneva molto all’organizzazio­ne di questo evento su un tema a lei molto caro come ha ricordato ieri an­che il rettore dell’Università Cattoli­ca,
Lorenzo Ornaghi , il quale ha sot­tolineato «il prestigioso lascito intel­lettuale » della professoressa. «Marta Sordi - gli ha fatto eco Luigi Franco Pizzolato , docente di Letteratura cri­stiana antica -ha indagato con stre­nuo rigore la logica degli avvenimenti cristiani. Non rinunciando a una in­terpretazione di essi, e quindi non ri­nunciando all’esercizio del 'logos', che è richiesto ad ogni intelligenza critica, di ogni disciplina».
Nel corso del convegno, che verrà concluso domani dallo storico e di­rettore dell’Osservatore romano Gian Maria Vian , gli studiosi approfondi­ranno il significato originario del ter­mine 'logos', il suo impiego nel pen­siero greco e l’interpretazione di au­tori cristiani come Filone, Giustino, Clemente, Origene, Gregorio di Nis­sa, Gregorio Nazianzeno, Agostino. Perché, come ha sottolineato Alfre­do Valvo , docente di Storia romana, è importante chiedersi «quali con­notati semantici portarono i primi autori cristiani a identificare il voca­bolo con la persona stessa di Gesù».
Moreno Morani , docente di Glotto­logia all’Università degli Studi di Ge­nova, ha chiarito lo sviluppo etimo­logico del greco 'logos': «Se nell’e­pica il termine voleva dire piuttosto 'racconto', nell’epoca successiva ad Omero si è affermato il significato di 'parola' o anche di 'enunciato ra­zionale' in contrapposizione a mi­tos 'racconto favoloso o non docu­mentato'. Ma per quanto riguarda le vicende del 'logos' nel lessico cri­stiano dobbiamo dire che esso ha tradotto la parola ebraica dabar che significa allo stesso tempo 'parola e fatto'. L’ambivalenza di dabar 'pa­rola' e 'fatto' giustifica il racconto dell’evangelista Luca, quando i pa­stori, sollecitati dagli angeli, decido­no di andare a Betlemme e di vede­re 'questo fatto che è accaduto'».
«Paradossalmente - ha fatto notare monsignor Sergio Lanza - anche il Faust di Goethe quando si imbatte nella prima frase del Prologo di Gio­vanni traduce con: 'In Principio era l’azione', era il fatto, era una poten­za. Per quanto Goethe non fosse tan­to credente si accorge che non basta dire: 'In principio c’era la Parola'. Ma all’inizio c’era una potenza, in senso trascendente, che crea il mon­do ». Il cardinale Camillo Ruini ha quindi argomentato: «La centralità della ra­gione umana e della ragione divina è una questione di rilevante attualità grazie agli insegnamenti di Bene­detto XVI. Una sua grande lezione sul Dio-Logos è stata per esempio quel­la di Ratisbona. Lì ha spiegato come l’evangelista Giovanni con il termine di 'logos' ci ha donato la parola con­clusiva sul concetto biblico di Dio. E il Papa ha chiarito come non sia sol­tanto un pensiero greco la convin­zione secondo cui l’agire contro ra­gione è in contraddizione con la na­tura di Dio. Ma lo stesso patrimonio greco, e poi quello romano, insieme con il cristianesimo hanno creato l’Europa». «Il Papa - ha continuato Ruini - ha messo la ragione al centro delle sue riflessioni in quanto, come lui dice, 'il cristianesimo si trova, pro­prio nel luogo della sua originaria dif­fusione, in Europa, in una crisi profonda, basata sulla crisi della sua pretesa alla verità'. Oggi siamo sot­toposti alla pressione di un forte scientismo che vorrebbe dichiarare Dio inesistente o razionalmente in­conoscibile e negare l’uomo nella sua irriducibile specificità. Un limite del pensiero cattolico è quello non es­sersi impegnato sulle implicazioni fi­losofiche delle conoscenze scientifi­che. La 'razionalità scientifica', per quanto importante e irrinunciabile, da sola non basta a soddisfare il no­stro desiderio di conoscere e di dare senso alla nostra esistenza. Dobbia­mo riconoscere che c’è una metafi­sica latente in ogni nostra cono­scenza. Allarghiamo quindi gli spazi della razionalità e poniamoci in a­scolto di quel Dio che ci interpella attraverso la creazione e che, so­prattutto, ci ha manifestato la sua mi­sericordia nel volto di Gesù Cristo». E Ruini ha concluso richiamando la risposta di Benedetto XVI a un gio­vane nell’aprile del 2006: «Dio o c’è o non c’è. Ci sono solo due opzioni. O si riconosce la priorità della ragio­ne, della Ragione creatrice che sta al­l’inizio di tutto ed è il principio di tut­to - la priorità della ragione è anche priorità della libertà - o si sostiene la priorità dell’irrazionale, per cui tutto quanto funziona sulla nostra ter­ra e nella nostra vita sarebbe solo oc­casionale, marginale, un prodotto ir­razionale - la ragione sarebbe un pro­dotto della irrazionalità. Non si può ultimamente 'provare' l’uno o l’al­tro progetto, ma la grande opzione del cristianesimo è l’opzione per la razionalità e per la priorità della ra­gione ».
«Avvenire» del 12 novembre 2009

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